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Tumori, Orecchia (Ieo): "Pochi progressi su cancro pancreas e cervello"

Il direttore scientifico Ieo: "Risultati ancora non soddisfacenti, li vedrei come priorità su cui concentrarsi"

Un reparto di ospedale
Un reparto di ospedale
01 febbraio 2024 | 23.01
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Quali sono le priorità più urgenti della lotta al cancro? "A mio modesto parere, abbiamo due gravi situazioni", due tipi di neoplasie "in cui i risultati sono insoddisfacenti: i tumori cerebrali e del pancreas". A indicare i fronti su cui sarebbe necessario concentrare gli sforzi è il direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, Roberto Orecchia, in vista della Giornata mondiale contro il cancro (domenica 4 febbraio).

In particolare, l'esperto cita per primo "il glioblastoma, in cui di fatto stiamo applicando lo schema 'Stupp', di chirurgia, radioterapia e" chemio con "temozolomide, che è stato pubblicato nel 2005, quindi quasi 20 anni fa. E non ci sono stati cambiamenti sostanziali in questi anni". Poi c'è il tumore del pancreas, che "mostra un'incidenza crescente ed è, tra l'altro, uno di quelli su cui le alterazioni molecolari" note "sono veramente in una percentuale molto ridotta, tra il 5% e il 10%" dei casi "e quindi di fatto si continua con trattamenti standard, non soddisfacenti. Il carcinoma del pancreas è salito nella graduatoria dell'incidenza e credo sia il settimo tumore" più diffuso. "Non c'è una spiegazione al momento, però è cresciuto molto e rischia di diventare un problema sociale".

Il tumore cerebrale e il tumore del pancreas "sono anche difficili da intercettare - osserva Orecchia - e non sono immaginabili per ora degli screening per la diagnosi precoce. Potrebbero dunque essere due dei problemi da ritenere prioritari in una scala di impegno, anche scientifico".

Oggi "c'è anche il tema dei tumori ereditari e della prospettiva" di proteggere "anche chi per qualche motivo ha alterazioni genetiche che possono predisporre in futuro al tumore. Sappiamo tutti delle familiarità e, dalle mutazioni Brca", i cosiddetti 'geni Jolie', "in poi, tutti ormai sono sensibilizzati su questo tema. C'è un problema, però. Non è poi così facile accedere ai test molecolari, perché ci sono delle restrizioni", afferma.

Riflettendo su come si sta evolvendo il mondo della diagnosi e del trattamento dei tumori, l'esperto evidenzia come oggi ci sia "un problema di accesso ai test molecolari. Non tutti i laboratori hanno strutture e strumenti adeguati a farli, soprattutto quelli molto sensibili di ultima generazione. E poiché dovremmo immaginare questo tipo di attività fatto su larghe fette di popolazione, se mettiamo anche i soggetti a rischio e ad alto rischio" di cancro "è chiaro che c'è un problema che riguarda l'organizzazione dei sistemi sanitari, il nostro, ma anche quello degli altri Paesi. Sappiamo benissimo che l'accesso alla miglior sanità possibile non è completamente democratizzato, ci sono differenze geografiche, anche interne agli stessi Paesi, e non è omogenea la distribuzione sul territorio nazionale. Ciò richiede uno sforzo organizzativo e anche un riconoscimento al livello del sistema sanitario con un'espansione ad esempio dei Lea, che consenta di introdurre anche nuove categorie di test e di poter coprire più ampie fasce di popolazione".

Oggi "ci sono ancora delle limitazioni, soprattutto c'è tutto il tema della persona sana che magari è ad alto rischio perché ha qualche iniziale mutazione. Chi ha una diagnosi accede in maniera direi completa" a test di questo tipo, "anche con la 'biopsia liquida'. Il problema casomai è il tema dell'ereditarietà, in cui è molto più difficile l'accesso, per via di restrizioni. Del resto - conclude il direttore scientifico dell'Ieo - parliamo potenzialmente di bacini d'utenza molto elevati, quindi si può anche comprendere. Ma è un problema che va affrontato".

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