All’inizio del 2022 è stata la causa del maggior numero di giornate lavorative perse
La pandemia ha inciso pesantemente sul mondo del lavoro sia in termini di sospensione delle attività e il conseguente ricorso alla cig, sia in termini di giornate non lavorate per malattia. Secondo il XXI Rapporto annuale Inps, dall'inizio della pandemia (gennaio 2019), nel settore privato, si è toccato il picco nel mese di gennaio 2022 con quasi 30 milioni di giornate di malattia, un valore che corrisponde a ben oltre un milione di assenti full month equivalent. Nel dato sono comprese le assenze dei soggetti fragili e in quarantena.
"L’impatto della pandemia nella riduzione dell’input di lavoro, anche senza ridurre i posti di lavoro, non si registra quindi solamente con i dati sul ricorso alle sospensioni ma anche con quelli relativi all’impatto delle assenze per malattia (o per quarantena): all’inizio del 2022 questa è stata la causa del maggior numero di giornate lavorative perse", si legge nel Rapporto Inps.
Inoltre, aggiunge l'Istituto, va considerato che "l’impatto degli eventi di malattia è per definizione meno prevedibile e quindi, per le aziende, organizzativamente più difficile da gestire che non il ricorso alle sospensioni".
E se i cassintegrati Inps (sono esclusi dal conteggio gli artigiani cui provvede il Fsba, Fondo solidarietà bilaterale artigianato) hanno superato i 5 milioni ad aprile 2020, in seguito sono diminuiti rapidamente.
Il numero di malati, invece, dopo una prima impennata a marzo 2020, è divenuto di eccezionale rilevanza a gennaio 2022 quando si sono superati i 3 milioni di assenti per malattia (o quarantena).
L’intensità - e le conseguenti oscillazioni - nel numero di malati risulta accentuata nell’ambito del lavoro dipendente privato; anche per il settore pubblico si registra comunque il picco di assenze a gennaio 2022, con circa 750.000 dipendenti malati.