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Coronavirus, Guerra (Oms): "Vaccino arriverà a inizio 2021"

Fotogramma /Ipa
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03 aprile 2020 | 09.35
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"La situazione è ancora complicata. Il messaggio è sempre lo stesso, tenere duro con le misure di distanziamento sociale finché non c'è un abbassamento ben più significativo della curva dei contagi. Non c'è altro modo. A nord piano piano i numeri iniziano a calare, ma è troppo presto per dirci fuori dall'emergenza. Anzi sarebbe grave pensarlo". Lo afferma il professor Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell'Oms, che, dalle pagine de Il Messaggero, fa il punto sull’epidemia di Covid - 19 in Italia. "Al sud – afferma - c'è stato più tempo per prepararsi, la situazione sta tenendo. La stragrande maggioranza degli italiani sta dimostrando grande senso di responsabilità. Abbiamo visto gli aperitivi, le feste, ne abbiamo viste di tutti i colori, però tutto sommato, guardando i numeri, mi pare che il centro e il sud si siano preparati bene". In merito all’inizio di una nuova fase di convivenza con il virus Guerra spiega: "Bisognerà contare quelli che effettivamente hanno avuto contatto col virus e sono in condizione di sieropositività, che in questo caso è una situazione favorevole, perché vuol dire che hanno sviluppato una condizione di immunità". “Al momento - ricorda - l'immunità post virus sembra reggere. Chi ha avuto un contatto, anche se asintomatico, ha sviluppato una risposta degli anticorpi può tranquillamente tornare ai lavoro. Ma bisogna fare test e la tecnologia che abbiamo in questo momento non è meravigliosa".

Sul vaccino, "la mia speranza è che arrivi nel primo trimestre dell'anno prossimo. Per darlo a tutti si percorrerà la strada della licenza su brevetto, come avviene per tutti i farmaci risolutivi. È stato cosi per i farmaci contro l'epatite C. Qui non si tratta di far guarire un gruppo di malati, ma di salvare tutta la popolazione mondiale". "Innanzitutto - sottolinea Guerra - è un virus nuovo con uno scenario sconosciuto. Difficile capire in assenza di manifestazioni cliniche, che comunque esiste un rischio di contagio, che va avanti e si manifesta dopo due settimane". "Magari - osserva Guerra - si ferma l'epidemia, ma chi lo dice alla popolazione che stai fermando tutto per prevenire i contagi? Non dico sia giusto, ma che purtroppo per le amministrazioni è difficile comunicare misure restrittive in assenza di casi. È anche un problema di mancanza di cultura scientifica".

Parlando di errori strategici Guerra chiarisce: "E' mancato un piano B. Essere pronti per una risposta in cui si mobilitano le risorse, tutti quanti gli attori del sistema sanno cosa devono fare. Le regioni si allineano, c'è una cabina di comando unica. Però mi pare che il Paese in una situazione così catastrofica non si sia fatto travolgere". "Ora - ricorda - bisogna puntare sulle risorse umane, andranno fatte assunzioni per garantire la tenuta del sistema, in parte lo si sta già facendo".

"Ci sono parecchi test in pre-qualifica a Ginevra, non è una cosa semplice, perché a fronte della dichiarazione di sensibilità e di specificità del produttore, poi bisogna verificarli. non si fa in un giorno”, spiega ancora. Sulla situazione negli altri Paesi Guerra spiega. "Non è che ci sia molto da discutere, le misure da prendere sono quelle che ha preso l'Italia, si cerca di raffinarle in una situazione internazionale dove purtroppo continua a esserci più competizione che solidarietà".

"Il problema - dice - è che di materiali e tecnologie non ce ne sono abbastanza per tutti. Abbiamo visto la piaga infinita degli acquisti internazionali delle mascherine. Con tanto di blocchi, di sequestri e così via". "Per i tamponi lo stesso, mancano - osserva - i reagenti, stiamo a combattere con dei numeri che purtroppo non riusciamo a gestire completamente". "Per quanto riguarda i test - sottolinea Guerra - anche lì tra poco si scatenerà una guerra mondiale per chi riesce ad accaparrarseli. È una situazione veramente bizzarra in cui l'Europa si sta frantumando".

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