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Con molecola sperimentale sclerosi multipla stabile per oltre 3 anni

Con molecola sperimentale sclerosi multipla stabile per oltre 3 anni
28 ottobre 2022 | 17.33
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Nuovi dati positivi sul farmaco sperimentale evobrutinib contro la sclerosi multipla, evidenziano benefici a lungo termine nei pazienti con la forma recidivante, trattati per più di tre anni e mezzo. Sono stati presentati al congresso Ectrims, in corso ad Amsterdam, dall'azienda farmaceutica Merck i risultati dello studio clinico di fase 2 che mostra come i tassi annualizzati di recidiva sono rimasti bassi e il livello di disabilità stabile. Inoltre, non sono aumentati il numero delle lesioni e il volume.

Evobrutinib è un immunomodulatore altamente selettivo che si assume per via orale. Riesce ad arrivare nel sistema nervoso centrale e agisce sia sulle cause periferiche che centrali dell’infiammazione, inibendo l’azione della tirosinchinasi di Bruton (Btk) sia nei linfociti B che nelle cellule microgliali. Un farmaco 'a bersaglio', dunque, con un duplice approccio che può offrire un migliore controllo della progressione silente della malattia tra un attacco e l’altro, oltre a bloccare le recidive nelle persone che convivono con la sclerosi multipla recidivante.

“La progressione della malattia è una delle preoccupazioni principali nella comunità della sclerosi multipla. Conoscere meglio l'avanzare silente della malattia senza recidive - sottolinea Patrick Vermersch, Vice President, Research in Biology and Health, University of Lille - ci aiuterà a comprendere meglio la Sm, oltre ai suoi potenziali trattamenti, perché questa patologia ha un impatto deleterio non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello cognitivo e mentale". In questa analisi, la più lunga e approfondita mai condotta su questa classe di farmaci, "evobrutinib ha mantenuto stabile la malattia fino a tre anni e mezzo e ha dimostrato di poter agire direttamente sulla forte infiammazione che caratterizza la sclerosi multipla recidivante, che contribuisce alle cause silenziose della progressione della malattia".

Altri dati presentati da Merck mostrano, inoltre, la riduzione dei livelli ematici di Nfl (ossia dei neurofilamenti a catena leggera), un biomarker chiave, in grado di prevedere la perdita di volume cerebrale futura e la progressione della malattia. Questa riduzione, evidenziano gli esperti, dimostra che evobrutinib può ridurre il danno neuronale nei pazienti con sclerosi multipla recidivante.

Infine, secondo gli ultimi dati ottenuti da un’analisi su pazienti vaccinati (24) contro Covid-19, il 96% delle persone con sclerosi multipla recidivante trattate con evobrutinib ha ottenuto una risposta anticorpale dopo due dosi di vaccino anti-Covid a mRna, proprio come accade nei pazienti con Smr non trattati e nei soggetti sani.

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