
Il progetto è potenzialmente pronto, ma non potrà essere realizzato se non interverranno il governo o l'Europa
Un progetto avveniristico, interamente ideato e sperimentato in Italia da un pool di aziende di caratura internazionale, che coniuga tecnologia, ingegneristica e sostenibilità, in grado di superare i limiti della mobilità elettrica. Che potrebbe spingere l'Italia al vertice del processo di transizione verde voluto dall'Ue con lo stop dei motori a combustione dal 2035, rilanciando anche la ripresa dell'occupazione. E che soprattutto potrebbe segnare una svolta nella sfida al cambiamento climatico. Un sogno? No, un progetto potenzialmente pronto 'chiavi in mano', se non fosse che non rientra nei capitoli indicati nel Pnrr e, dunque, al momento non può essere realizzato. A meno che non intervenga il governo o l'Europa.
Il suo nome è 'L'Arena del Futuro' ed è un circuito sperimentale impiantato sull'autostrada A35 Brebemi, in Lombardia. Al momento non è ancora aperto al pubblico, bisogna ultimare il processo autorizzativo, ma una volta a regime, darebbe un 'boost' alla qualità e all'efficienza della mobilità elettrica, riducendo i tempi di sosta per la ricarica e aumentando la sicurezza stradale attraverso il ricorso a tecnologie 5G e all'intelligenza artificiale.
In sostanza si tratta di un sistema basato su tecnologia di ricarica ad induzione per auto elettriche, o Dwpt (Dynamic wireless power transfer), in grado di ricaricare le auto elettriche mentre viaggiano, con un sistema di spire posizionate sotto l’asfalto che trasferiscono direttamente l’energia necessaria: "E' un sistema, tecnologicamente parlando, molto complesso e articolato -spiega all'Adnkronos il presidente di A35 Brebemi, Francesco Bettoni- si tratta del primo al mondo e verrà presentato ufficialmente lunedì prossimo al sottosegretario alla Programmazione economica, Alessandro Morelli". Un sistema "davvero a zero emissioni", che include elementi studiati da un gruppo di aziende di eccellenza che hanno interagito tra loro per la realizzazione di asfalto, centraline, cavi, veicoli elettrici e connettività 5G.
Tra le realtà che hanno preso parte al progetto pilota, coordinato da A35 Brebemi e Aleatica, società del calibro di Abb, Electreon, Iveco, Iveco Bus, Mapei, Pizzarotti, Prysmian, Stellantis, Tim e Fiamm Energy Technology, oltre a Politecnico di Milano, università Roma Tre e università di Parma, "che hanno creduto fortemente in questo progetto e lavorato intensamente per raggiungere l'obiettivo". Inclusi nel team anche i vigili del fuoco e e il ministero dell’Interno-polizia stradale. Il sistema Dwpt, sottolinea ancora Bettoni, è "il più immediato, quello più economicamente vantaggioso e quello che realmente potrebbe risolvere i problemi di decarbonizzazione di strade e autostrade, porti e aeroporti e hub logistici".
E poi è molto semplice da utilizzare: "Basterà un'app o un receiver del tutto simile ai dispositivi che consentono il passaggio ai caselli autostradali e le auto di tipo 'full electric' potranno ricaricarsi di energia semplicemente viaggiando su una apposita corsia dedicata, azzerando anche l'ansia da ricarica". Ora però, bisogna fare il passo successivo: "Sarebbe opportuno che l'Ue cambiasse atteggiamento e prevedesse dei finanziamenti anche per questo tipo di progetti"; del resto, "per realizzare solo 8 chilometri di corsia tra Brescia e Milano, considerate le corsie in andata e in rientro, servirebbero circa 25 milioni di euro; per farne 20, ne servirebbero circa 120 milioni. E considerando che attualmente la mobilità elettrica copre soltanto il 2 per cento del parco circolante, l'opera è obiettivamente insostenibile".
E allora "bisogna far sì che questo percorso venga incentivato". Anche perché "noi siamo esclusi dal Pnrr e dobbiamo trovare il modo perché Bruxelles e il governo prevedano dei finanziamenti. Occorre assolutamente individuare una soluzione perché questo sistema è l'unico, oggi, in grado di risolvere il problema dell'inquinamento e oltretutto potrà creare centinaia di migliaia posti di lavoro. Il nostro Paese, in questo modo, potrebbe crescere e svilupparsi, fronteggiando al tempo stesso i temi di crisi legati alla transizione ecologica. Ma dobbiamo avere la forza di farci sentire, non c'è più tempo per i piagnistei, dobbiamo darci da fare. Del resto l'Unione europea ormai ha preso la sua decisione e se noi non saremo in grado di approfittare di questa opportunità, faremo un errore drammatico anche sul piano etico e morale".