Un'indagine indipendente, quella che vuole condurre l'ong Avsi sull'uccisione dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci. Perché ''ci sono elementi che non tornano conoscendo il posto'' e perché ''sento che glielo devo''. Ad annunciarlo all'Adnkronos è Nicolò Carcano, responsabile dei progetti dell'ong Avsi in Congo, da tre anni nel Paese, residente a Goma. ''La situazione è molto complessa'', spiega, ma ''sto cercando di muovere il nostro responsabile della sicurezza per condurre un'indagine nostra'', per cercare di ''fare luce su quanto accaduto''. Anche se ''davanti a un evento così drammatico temo che resteranno sempre dei lati oscuri''. E ''l'est del Congo è una zona con un equilibrio instabile, con una sicurezza volatile che può cambiare da un giorno all'altro'', prosegue.
Ma era una strada ''non particolarmente pericolosa'', che ''non è considerata un asse rosso, cioè da percorrere esclusivamente con la scorta'' quella lungo la quale hanno perso la vita Attanasio e Iacovacci. ''Io stesso ho percorso quella strada senza problemi, ho autorizzato spostamenti, i miei colleghi dello staff locale l'hanno fatta una volta alla settimana per due anni, avevamo un progetto'', spiega il responsabile Avsi, che in Congo conta uno staff di sette cittadini italiani e duecento congolesi. Attanasio, quindi, ''poteva muoversi senza scorta, ha seguito le regole in vigore. Ma lui era un ambasciatore, era un vip. E, senza accusare nessuno, credo che ci debba essere un trattamento diverso per un ambasciatore'', conclude Carcano.
''La dinamica dei rapimenti per estorsione è una dinamica normale, una prassi tradizionale in Congo dove i riscatti sono una delle fonti di finanziamento dei gruppi armati'', prosegue. ''Viene fermato un convoglio di due macchine, sparano all'autista per far capire che non stanno scherzando, che non si può negoziare, ti rapiscono e ti portano nella giungla. Solo dopo inizia la negoziazione'', spiega. Quello che lascia dei dubbi, prosegue, è il fatto che ''i ranger che sono a guardia del parco e l'esercito congolese abbiano intercettato il gruppo armato e i suoi ostaggi. E che nel conflitto a fuoco siamo morti solo l'ambasciatore e il carabiniere italiani. Questo è un po' strano''.
Carcano ricorda poi Attanasio come ''uno dei pochissimi ambasciatori che riusciva a unire la grande professionalità e il ruolo istituzionale con un'umanità che io non ho mai riscontrato in nessun altro Paese e in nessun altro ambasciatore''. ''Ci ha sempre aiutato, abbiamo parlato tante volte'', racconta Carcano, descrivendo Attanasio come ''un ragazzo, aveva un anno meno di me''.
''Era una persona buona, che ha perso la vita senza alcun senso. Ho avuto la fortuna di conoscerlo a Goma durante una missione ufficiale febbraio del 2020'', spiega Carcano, che ricorda anche come ''dopo lo scoppio del Covid, quanto tutti gli aeroporti erano chiusi, per chi come me aveva genitori molto anziani da assistere in Italia, ha fatto sì che potessi prendere un volo speciale e tornare ad assistere la mia famiglia. Altro motivo per cui sono molto scosso. Pensavo di aver visto tutto, invece mi sbagliavo''.