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Addio a Uri Orlev, il sopravvissuto che narrò la Shoah ai ragazzi

Lo scrittore di fama internazionale è morto all'età di 91 anni

Addio a Uri Orlev, il sopravvissuto che narrò la Shoah ai ragazzi
27 luglio 2022 | 08.52
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Lo scrittore israeliano Uri Orlev, autore di fama internazionale di romanzi e storie per ragazzi dove la Shoah è un tema ricorrente, è morto martedì 26 luglio all'età di 91 anni a Gerusalemme.

"Lo Stato di Israele ha perso uno dei più grandi scrittori per bambini e ragazzi, Uri Orlev, che ha scritto più di 40 libri durante la sua vita - ha detto il primo ministro Yair Lapid - I nostri figli sono cresciuti con questi libri. I ricordi di Uri sulla Shoah e su Israele hanno insegnato loro la nostra storia. Uri è morto, ma i suoi libri e la sua eredità rimarranno qui con noi per sempre".

Dagli orrori della seconda guerra mondiale, di cui è stato testimone come sopravvissuto alla deportazione nei lager nazisti, Orlev ha tratto la materia della sua narrativa: per i ragazzi ha raccontato l'Olocausto in libri avventurosi, dove i piccoli protagonisti imparano ad aver paura ma anche a distinguere il bene dal male e soprattutto a resistere. I suoi libri per bambini sono tradotti in trentotto lingue. Fra i prestigiosi riconoscimenti ricevuti dallo scrittore il premio Andersen nel 1996, lo Zeev Prize alla carriera nel 2002 e il Premio Cento nel 2003. In italiano sono stati pubblicati numerosi suoi volumi: da Salani "Corri ragazzo, corri", "L'isola in via degli Uccelli", "La ricerca della terra felice", "Siamina. L'incredibile amicizia tra un gatto e un cane vagabondi", "La bestia d'ombra", "Gioco di sabbia", "La corona del drago", "Lydia, regina della terra promessa", "Com'è difficile essere in leone"; da Feltrinelli "L'aggiustasogni", "Il nonno che aggiustava i sogni", "Storie incredibili per bambini pronti all'avventura": da Rizzoli "I soldatini di piombo". Giuntina ha pubblicato "Poesie scritte a tredici anni a Bergen-Belsen (1944)".

Nato a Varsavia il 24 febbraio 1931 da una famiglia ebrea come Jerzy Henryk (Jurek) Orlowski, dopo aver perso la madre, uccisa dai nazisti, fu deportato insieme al fratello e alla zia nel campo di Bergen-Belsen, dove morì anche Anna Frank, autrice del famoso Diario. Rimase nel lager, scampando alla fame e alle epidemie di tifo, fino all'arrivo dei liberatori americani il 15 aprile 1945. Trasferitisi in un kibbutz in Israele, dove rimase fino al 1962, ritrovò il padre, sopravvissuto alla prigionia, ma soltanto nel 1954.

Ai giovanissimi Uri Orlev è capace di narrare la guerra e l'Olocausto con l'appassionante ritmo dell'avventura e persino, talvolta, con il velo dell’umorismo. Così in "I soldatini di piombo" (1956) i protagonisti Yurek e Kazik sono due fratellini ebrei cui la furia nazista strappa parenti e amici. In un mondo che si disfa sotto i colpi dell'odio e della violenza, l'unico elemento stabile sembra essere il loro gioco preferito, quello dei soldatini di piombo, metafora di un'innocenza che vorrebbe resistere all'avanzata dell'orrore.

In "La bestia d'ombra" (1976) lo scrittore affronta le paure dei bambini, i quali spesso prima di dormire controllano che sotto il letto non sia nascosto alcun mostro, frutto della loro fantasia. Del sentirsi più o meno in gamba parla invece "Com'è difficile essere un leone" (1979) in cui il protagonista, che è stato trasformato in grande felino da un ex mago dalle sembianze di cane, non riesce a sentirsi a proprio agio né in Africa, né esibito in un baraccone, né sotto i riflettori della televisione americana.

"L'isola in via degli Uccelli" (1981) - forse il maggior successo di Orlev - è ambientato nel ghetto di Varsavia che l'autore conobbe assai bene. Qui il suo alter ego Alex ha undici anni; il padre viene prelevato dalle SS e la madre scompare, lasciandolo solo in un edificio in parte distrutto da una bomba. In alto, fra i tetti, Alex si sente naufrago e il suo rifugio non è poi tanto diverso dall’isola di Robinson Crusoe. Venerdì è un topolino bianco, che partecipa con lui alla lotta contro il freddo e gli stenti, mentre giù per strada i coetanei non ebrei possono uscire e andare a scuola in libertà.

Anche in "Corri ragazzo, corri" (2001), ispirato alla vera storia di Yoram Friedman un ragazzo scampato alla persecuzione, lo scenario è quello del nazismo in Polonia. A otto anni il protagonista perde la madre, e le ultime parole del padre ucciso sono: "Ti ordino di sopravvivere". Perciò egli fugge dal ghetto di Varsavia e si unisce a una banda di ragazzi. Quindi trova riparo presso contadini; chi generoso, chi infido. Perde un braccio perché un medico si rifiuta di curarlo in quanto ebreo. In nome della determinazione a salvarsi, Yoram giunge quasi a cancellare il passato, persino la propria identità di ebreo.

(di Paolo Martini)

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