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Festa del Cinema di Roma, l'attrice di 'Leggere Lolita a Teheran' Golshifteh Farahani: "La cultura è sopravvivenza, nessun regime può togliercela"

Tratto dal romanzo di Azar Nafisi, il film di Eran Riklis arriva prossimamente nelle sale con Minerva Pictures

Il cast di 'Leggere Lolila a Teheran'
Il cast di 'Leggere Lolila a Teheran'
19 ottobre 2024 | 19.26
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Le pagine di 'Leggere Lolita a Teheran' di Azar Nafisi (edito da Adelphi) prendono vita nell'omonimo film di Eran Riklis con protagonista Golshifteh Farahani, in anteprima alla 19esima Festa del Cinema di Roma e prossimamente in sala con Minerva Pictures. "Sento profondamente le parole di questo romanzo, vorrei inghiottirle. Ti fa capire come la cultura sia vitale perché spinge le persone, soprattutto in Paesi come l'Iran, a correre i pericoli pur di continuare a leggere i libri. Noi sopravviviamo attraverso la cultura da sempre, nessun regime potrà mai togliercela", dichiara Golshifteh Farahani.

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi in un’impresa fra le più ardue: spiegare la letteratura dell’Occidente a ragazzi e ragazze esposti in maniera sempre crescente all’indottrinamento islamico. Quando le condizioni politiche e sociali non glielo consentono più, la professoressa Nafisi lascia l'insegnamento all’Università di Teheran e riunisce segretamente a casa sua sette delle sue studentesse più impegnate per leggere dei classici occidentali. Mentre i fondamentalisti prendono il controllo, queste giovani donne tolgono il velo, parlano delle loro speranze più intime, dei loro amori e delle loro delusioni, della loro femminilità e della loro ricerca di un posto in una società sempre più oppressiva. Con 'Leggendo Lolita a Teheran' celebrano il potere liberatorio della letteratura nell'Iran rivoluzionario e formano il loro futuro. "Cercano in tutti i modi di privarci della libertà, ecco perché la cultura per noi è qualcosa di così esistenziale". Ma anche "dire 'no' al velo è un modo per umiliare il regime", conclude l'attrice.

Per il regista è l'occasione di parlare del conflitto israelo-palestinese. E lo fa tornando al 1977, quattro anni dopo la guerra del Kippur, quando l'ex presidente egiziano Anwar al-Sadat ha dichiarato, in un discorso pronunciato a Gerusalemme, come 'ogni vita persa in guerra sia una vita di un essere umano degna di rispetto. Tutti hanno diritto di vivere una famiglia felice, sia che vivano in territorio arabo sia in quello israeliano'. "A queste parole ha risposto Menachem Wolfovitch Begin, ex primo ministro israeliano di destra, con un giuramento: 'non più guerre e non più versamenti di sangue. Facciamo non soltanto la pace, ma apriamo una strada di amicizia e collaborazione. Possiamo far sì che le vite delle nostre nazioni siano più migliori, più felici e più facili'. Questo è quello che manca oggi. Ci vuole una persona per cambiare radicalmente le cose", questo l'appello del regista Riklis. Il film, girato in Italia, è una produzione Minerva Pictures e Rosamont con Rai Cinema, in coproduzione con United King Films, Topia Communication Production e Eran Riklis Production, prodotto da Marica Stocchi, Gianluca Curti, Moshe Edery, Santo Versace, Michael Sharfshtein, Eran Riklis.

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