Il 75% degli italiani ha un atteggiamento proattivo e impegnato verso gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale che investono la vita quotidiana. Stessa tendenza, anche se con una percentuale più bassa (58%), è evidente nei giudizi delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti in ambito professionale. È quanto emerge dalla prima indagine nazionale “La cultura della sostenibilità in Italia”, realizzata da Esg Culture Lab, Osservatorio sul valore del capitale umano nella trasformazione sostenibile, creato da Eikon Strategic Consulting Italia, in collaborazione con il Gruppo Adnkronos.
La ricerca è stata presentata oggi a Roma presso il palazzo dell’Informazione con una tavola rotonda che ha coinvolto le 7 aziende partner del progetto: Banca Ifis, Enel, Gruppo Fs, Ibsa Farmaceutici, Inwit, Philip Morris Italia e Poste Italiane. L’indagine ha riguardato un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1.600 persone, tra i 18 e i 65 anni.
Nella valutazione sul coinvolgimento della propria azienda o organizzazione si conferma una percezione positiva (62%), anche se emerge una polarizzazione tra il 31% che giudica la propria azienda “focalizzata” sugli obiettivi e un 20% che la descrive “indifferente”. Il dato sull’indifferenza fa il paio con il giudizio sul coinvolgimento delle Istituzioni, che il campione intervistato considera meno virtuose. Positivo il 53% delle valutazioni. In generale i giudizi migliorano sia per le aziende che per le Istituzioni quando si parla di ambiente.
Nell’area sociale e di governance, positiva, per le aziende, la valutazione della qualità della formazione continua e dell’innovazione tecnologica. Critici i giudizi sulle pari opportunità di carriera, soprattutto da parte del campione femminile. Per le istituzioni emergono le valutazioni critiche dei più giovani in relazione all’attenzione verso l’occupazione. In tutta la ricerca è forte la polarizzazione dei giudizi tra under 30 e over 50: emerge una sfiducia delle fasce più giovani che si aspettano da aziende e Istituzioni un maggiore coinvolgimento. L’indagine ha indagato anche l’orientamento verso il futuro. I dati confermano una percezione positiva: più di un terzo (39%) del campione ha fiducia nel futuro, pochi sono coloro che si sentono passivi e fatalisti, solo il 9% pensa che gli errori del passato potrebbero ripetersi. Il 25% crede invece che sia possibile imparare dall’esperienza, anche se solo l’8% pensa che “il futuro è adesso”. Tuttavia, solo il 16% del campione immagina il futuro come un progetto collettivo.
Eikon Strategic Consulting Italia, spiega Paola Aragno, senior partner Eikon Strategic Consulting Italia e docente Metriche della Comunicazione Lumsa, "monitora da molti anni la reputazione di aziende e istituzioni nei media tradizionali e online. Abbiamo visto crescere in modo significativo i riferimenti alla sostenibilità, quasi sempre però associata agli aspetti ambientali. Da qui è nata l’idea di lanciare un Esg Culture Lab, con l’obiettivo di riportare al centro della discussione il capitale umano. È essenziale coinvolgere le persone in un modello di sviluppo che ha un impatto significativo sugli stili di vita, di consumo e di produzione di ognuno di noi. In questo scenario aziende e Istituzioni hanno davanti una sfida importante: contribuire a creare una cultura della sostenibilità condivisa e inclusiva che investa anche i nostri comportamenti quotidiani”. L’indagine, aggiunge Cristina Cenci, antropologa, senior partner di Eikon Strategic Consulting Italia, "fa emergere atteggiamenti e giudizi positivi che raccontano un Sistema Paese sulla rotta giusta verso la sostenibilità. È un bel risultato, dobbiamo però anche inquadrarlo nel contesto che stiamo attraversando. Siamo in un post pandemia che ha gravi criticità, ma nello stesso tempo vede una voglia di rinascita dopo la grande paura. È una finestra di ottimismo che rischia però di durare poco, se non trova poi conferme nella realtà. Abbiamo avuto la fortuna di fotografare questo momento, ma non sappiamo cosa succederà nei prossimi mesi. Se, come crede più di un terzo dei partecipanti alla ricerca, il futuro non accade, ma si costruisce, siamo tutti chiamati ad impegnarci, ma aziende ed Istituzioni hanno la responsabilità di non dissipare questo patrimonio di fiducia”.