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Lo studio

Zika potrebbe colpire anche cellule del cervello degli adulti

(Xinhua)
(Xinhua)
18 agosto 2016 | 20.28
LETTURA: 4 minuti

I rischi del virus Zika potrebbero non essere limitati alle anomalie cerebrali provocate nei feti in sviluppo nel grembo materno, fenomeno su cui si stanno accumulando sempre più evidenze. Una nuova ricerca condotta in Usa sui topi suggerisce ora che anche alcune cellule del cervello adulto potrebbero essere vulnerabili all'infezione, in particolare popolazioni cellulari che servono a rimpiazzare i neuroni persi o danneggiati durante l'età adulta e ritenute cruciali per l'apprendimento e la memoria.

La ricerca, pubblicata su 'Cell Stem Cell', è firmata da scienziati di Rockefeller University e La Jolla Institute for Allergy and Immunology. Si tratta del "primo studio che guarda all'effetto dell'infezione da Zika sul cervello adulto", spiega Joseph Gleeson della Rockefeller University. E "sulla base dei nostri risultati, essere colpiti dal virus in età adulta potrebbe non essere così innocuo come si pensa". Ma sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se il danno osservato dagli esperti ha implicazioni biologiche a lungo termine o il potenziale per influenzare il comportamento.

"Zika - precisa comunque Sujan Shresta del La Jolla Institute for Allergy and Immunology - può chiaramente entrare nel cervello degli adulti e creare scompiglio. Ma è una malattia complessa. Catastrofica per lo sviluppo cerebrale precoce, mentre la maggior parte degli adulti infettati raramente mostrano sintomi rilevabili. Il suo effetto sul cervello adulto potrebbe essere più sottile, e ora sappiamo cosa cercare".

Le ricerche condotte finora suggeriscono che il virus Zika colpisce le cellule progenitrici neurali fetali. Il cervello maturo conserva nicchie di queste cellule - staminali del cervello capaci di ricostituire i neuroni per tutta la sua vita - e il sospetto degli esperti era che il virus potesse colpirle anche nell'adulto. In un modello di topo progettato per mimare l'infezione di Zika nell'uomo, sono stati utilizzati dei biomarcatori fluorescenti che si sono illuminati rivelando questo effetto.

"E' stato molto chiaro che nell'adulto l'azione del virus non interessava l'intero cervello in modo uniforme, come è stato visto nel feto, ma solo due popolazioni cellulari in qualche modo molto suscettibili all'infezione" dice Gleeson.

I ricercatori hanno scoperto che l'infezione era correlata con evidenze di morte cellulare e ridotta generazione di nuovi neuroni nelle regioni colpite. L'integrazione di nuovi neuroni nei circuiti dell'apprendimento e della memoria, fanno notare, è essenziale per la neuroplasticità e deficit in questo processo sono associate con il declino cognitivo e patologie come la depressione e il morbo di Alzheimer.

Gli autori dello studio riconoscono che un adulto sano possa essere in grado di opporre una risposta immunitaria efficace che impedisca al virus di attaccare. Tuttavia, suggeriscono, alcune persone, per esempio con sistemi immunitari indeboliti, potrebbero essere più vulnerabili. "In alcuni casi il virus potrebbe teoricamente avere un impatto sulla memoria a lungo termine o sul rischio di depressione, ma - conclude Gleeson - non esistono strumenti per testare gli effetti a lungo termine di Zika sulle popolazioni di cellule staminali adulte". Molte domande restano aperte, come l'entità degli effetti dell'infezione da Zika sul cervello adulto o la loro durata e l'eventuale capacità delle cellule colpite di recuperare.

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