Il direttore Sanità e Welfare Regionale: "Grazie a medici di famiglia esempio di capacità vaccinale"
"La Regione Umbria è fra le prime in Italia ad aver impostato un piano di intervento di prevenzione vaccinale. Dopo l’approvazione del Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025, il 2 agosto scorso in Conferenza Stato-Regioni, abbiamo messo in campo tutte le strategie che il programma stesso prevede, ovvero vaccinare per classi di rischio. Grazie ai medici di medicina generale l’Umbria rappresenta un grande esempio di capacità vaccinale". Così all’Adnkronos Salute Massimo D'Angelo, direttore Sanità e Welfare Regione Umbria, prima di aprire i lavori del progetto Fimmg Regione Umbria dal titolo 'Il ruolo del medico di medicina generale nel management della vaccinazione anti-herpes zoster: nuove prospettive per proteggere il paziente" in corso a Perugia. Vaccinare "è una priorità di Sanità pubblica che ha un doppio obiettivo – prosegue D’Angelo – proteggere il singolo e la comunità".
A confermare la capacità vaccinale, continua D'Angelo, "i dati: nel 2022, rispetto all’anno precedente, siamo stati tra i primi in Italia per copertura vaccinale (ad esempio per l’anti-influenzale e l’anti - Covid) sulla popolazione anziana. E questo ha avuto un notevole impatto in termini evidentemente di riduzione dei ricoveri in ospedale in una regione in cui il numero degli over 65 è molto elevato. Si tratta spesso di immunodepressi, malati cronici affetti da Bpco, diabete, patologie cardiovascolari, insufficienza renale, quindi soggetti a rischio". E sui progetti che la Regione Umbria intende mettere in atto alla luce di questo ultimo Pnpv, D’Angelo non ha dubbi: "Tra le priorità – rimarca - c’è sicuramente la necessità di favorire un'integrazione in termini di pianificazione strategica delle attività fra i medici di medicina generale che operano sul territorio, soprattutto in aree disagiate e nei borghi dove vivono molti anziani fragili, per garantire la vaccinazione in forma omogenea e ridurre le diseguaglianze, che comunque ci sono".
In questo modo "possiamo contrastare il rischio di patologia nella popolazione. Ma il sistema deve arrivare fino a casa, dobbiamo vaccinare anche a domicilio". Fondamentale il ruolo della medicina di genere. "Il medico di famiglia ha una funzione importante nell'esecuzione dell'intervento vaccinale per la sua capillarità sul territorio, conosce il singolo paziente". Attraverso i medici di medicina generale, "noi possiamo fare promozione e informazione oltre che l’intervento vaccinale uniforme sul territorio – conclude D’Angelo - ed evitare quelle diseguaglianze territoriali che poi diventano diseguaglianze anche di tipo sanitario. L'azione deve essere quanto più modulata in forma omogenea in tutta la regione. Questi sono i nostri obiettivi che possiamo raggiungere solo con la dovuta programmazione e pianificazione".