Se la pelle è già abbronzata o scura la crema solare non serve? A fare chiarezza su un dubbio tipicamente estivo è il sito anti-fake news 'dottoremaeveroche' della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), che dedica un approfondimento a questo tema. "È esperienza comune che il rischio di scottarsi diminuisca a mano a mano che la pelle si abbronza. Gli effetti dannosi del sole si manifestano infatti in maniera visibile con maggiore evidenza nei primi giorni di vacanza, quando ci si comincia a esporre. In seguito sembrano sparire, come se la pelle si abituasse e il colorito che va assumendo fornisse una buona protezione nei confronti dei raggi ultravioletti", ma non è proprio così, avvertono i medici anti-fake news.
"L'abbronzatura serve solo come schermo aggiuntivo alla naturale tendenza dell’essere umano a ripararsi all’ombra: in media, infatti, permette di respingere soltanto la metà circa dei raggi che colpiscono la cute, anche se questa quota può variare in relazione a caratteristiche genetiche", dicono gli esperti. Inoltre "il rischio di scottarsi, e la rapidità con cui ciò può accadere, dipendono dalle caratteristiche individuali e dal grado di abbronzatura preesistente. Il punto è che le scottature non sono l’unico danno che il sole può fare alla nostra pelle", ammoniscono i medici.
"All'idea che l’abbronzatura basti a proteggere dal sole contribuisce anche la percezione che nella attuale cultura occidentale la associa a un aspetto 'salutare'. In altri tipi di civiltà, come quelle contadine, dove dipende dal duro lavoro nei campi - in contrasto col pallore di chi svolge attività intellettuali e più spesso appartiene a classi sociali privilegiate - non ha questo significato. Nella nostra società, invece, un aspetto colorito si lega per lo più alle vacanze o allo sport". Ecco perché "molti non vedono l’ora di smettere di applicare filtri solari per il timore di non arrivare a settembre abbastanza abbronzati".
Ma perché la tintarella non ci scherma davvero? "L’abbronzatura rappresenta il modo naturale con cui la pelle si difende dal sole, creando con la melanina un filtro che protegge i suoi strati più profondi. Rappresenta davvero quindi una barriera naturale o indotta dall’esposizione. Questo meccanismo tuttavia non si è selezionato nell’evoluzione in relazione ai fattori culturali a cui si è appena accennato sopra, che solo da un secolo hanno introdotto il concetto di 'tintarella', per cui si cerca volontariamente di prendere il sole". I dermatologi hanno identificato 6 categorie, i cosiddetti fototipi, che dipendono dalla somma di diversi fattori legati al colore di occhi, capelli e incarnato. Da questi elementi si ricava la probabilità di abbronzarsi e, al contrario, la facilità di scottarsi. In linea di massima si possono quindi distinguere:
- Fototipo 1
Tende ad avere occhi chiari, capelli rossi o biondo chiaro, pelle lattea, spesso efelidi: si scotta con grande facilità e viceversa è difficile che si abbronzi.
- Fototipo 2
Tende ad avere occhi chiari, capelli per lo più biondi o castano chiari, pelle molto chiara: si scotta facilmente e si abbronza poco.
- Fototipo 3
Tende ad avere occhi castani e capelli castani, con pelle chiara: si può scottare, ma poi si abbronza.
- Fototipo 4
Ha occhi scuri, capelli scuri e pelle olivastra: si scotta di rado e si abbronza facilmente.
- Fototipo 5
Ha occhi e capelli scuri o neri e pelle scura anche senza esporsi al sole: di regola non si scotta.
- Fototipo 6
Ha occhi, capelli e pelle nera anche senza esporsi al sole: di regola non si scotta.
Ma quali sono i danni che il solo può fare alla pelle? "Le scottature sono solo il segno più evidente. Oltre alle loro immediate, spesso dolorose, conseguenze, aumentano il rischio del più aggressivo tumore della pelle, il melanoma, soprattutto quando si ripetono nell’infanzia e nell’adolescenza. Ciò non significa tuttavia che anche i fototipi più scuri, che non si scottano mai, siano completamente al sicuro da questa eventualità: negli afroamericani, per esempio, per quanto meno frequente, il melanoma è diagnosticato in fase avanzata più spesso che nei bianchi, in parte per una minore consapevolezza del rischio, in parte per una maggiore difficoltà a individuare la macchia sulla pelle già nera", spiegano i medici anti-fake.
Inoltre, ci sono altri tumori della pelle, chiamati carcinomi di tipo squamoso e basocellulare, che sono molto comuni, meno aggressivi del melanoma, ma comunque di natura maligna. Questi non dipendono da scottature, ma da una prolungata esposizione al sole. Inoltre non tutti i raggi solari hanno lo stesso effetto sulla pelle. Le scottature sono provocate per lo più dai raggi Uvb, che sono violenti ma si fermano in superficie e sono frenati dalla melanina presente nella pelle. I raggi Uva, invece, non provocano scottature, ma penetrano in profondità, dove compromettono le fibre di collagene, determinando invecchiamento cutaneo, e favoriscono la comparsa di mutazioni del Dna, potenzialmente cancerogene.
La pigmentazione scura della pelle predeterminata geneticamente o acquisita stando al sole non impedisce ai raggi Uva di raggiungere gli strati sottostanti e provocare danni. La loro capacità di penetrazione si manifesta anche attraverso la capacità di passare attraverso i vetri: ne abbiamo un’idea "guardando i tassisti o i camionisti che sembrano molto più vecchi dal lato verso il finestrino che non da quello rivolto verso l’interno del veicolo. Si ritiene, infine, che entrambi i tipi di radiazioni, in dosi eccessive e prolungate, possano avere un effetto negativo sul sistema immunitario". Dal punto di vista pratico, quindi, "è meglio scegliere un prodotto che filtri sia i raggi Uva sia i raggi Uvb", assicurano i medici. Il grado di protezione deve essere adeguato al grado di irradiazione (stagione, latitudine, altitudine, meteo) e al fototipo, "ma non vi si deve rinunciare nemmeno quando si è già abbronzati".