L'allarme della società italiana di psichiatria: la patologia 'vale' il 4% Pil e 10 anni di vita
"La depressione e le altre patologie psichiatriche saranno le più diffuse nel mondo già prima del 2030, secondo la previsione dell’Oms. Numeri che valgono in Italia il 4% del prodotto interno lordo tra spese dirette e indirette. Senza contare la diminuzione dell'aspettativa di vita di 10 anni". L’allarme arriva dalla Società italiana di Psichiatria (Sip), che oggi a Roma, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale che si celebra domani, festeggia i suoi 150 anni con un convegno.
Nell'affrontare la salute mentale occorre superare "il dualismo tra forza del sistema Italia e carenza di risorse", evidenzia la Sip. Tutto questo richiede più attenzione anche negli investimenti. "L'Italia ha un plus incredibile - spiega Bernardo Carpiniello, presidente del Consiglio delle Società europee di Psichiatria - E' l'unico Paese al mondo che ha abolito i manicomi e gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ha un sistema assistenziale senza pari in Europa: 2,8 servizi territoriali per 100mila abitanti (media europea di 0,8), uno dei più bassi tassi di posti letto ospedalieri (circa 10 ogni 100mila abitanti), 7 volte inferiore alla media dei Paesi Ocse, la minor durata dei ricoveri (circa 10 giorni) e, soprattutto, il più basso tasso di ricoveri obbligatori (meno del 14% sul totale)".
"Eppure - avverte la presidente Sip, Emi Bondi - siamo di fronte a un depauperamento continuo dei servizi pubblici e degli investimenti in salute mentale. L'obiettivo del 10% della spesa del Fondo sanitario dedicata alla salute mentale, indicato dall'Europa, è lontanissimo, ma lo è anche lo standard minimo del 5% di spesa: dal 3,8% del 2018 al 2,75% del 2020. Una carenza che rischia di compromettere gravemente tutto il sistema".
"Anche per questo - aggiunge Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all'Università di Udine - occorre migliorare la consapevolezza della cittadinanza in merito alle malattie mentali, perché il sistema nervoso centrale sia finalmente percepito come una parte del nostro organismo alla pari di altri organi fondamentali quali, tra gli altri, il fegato o il cuore. E' inaccettabile che un paziente ad esempio con disturbo bipolare, pur vedendo riconosciuta la sua patologia, debba essere discriminato come individuo rispetto a un paziente con diabete o scompenso cardiaco".