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Covid, Pregliasco: "Variante italiana? Cruciale studiarla anche per vaccino"

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28 dicembre 2020 | 18.25
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"E' interessante questo studio italiano che suggerisce che, chissà, la variante inglese" del coronavirus Sars-CoV-2 "magari non è neanche nata in Inghilterra, ma in Gb sono solo riusciti a individuarla per primi. Studiare le varianti è importante e questi studi di notevole valore per la capacità tecnica dei colleghi mostrano che bisogna andare in questa direzione velocemente per verificare anche l'efficacia del vaccino. In parallelo questi approfondimenti, queste indagini di secondo livello sono assolutamente necessarie". Il virologo dell'università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, commenta così all'Adnkronos Salute la scoperta a Brescia di una variante di Sars-CoV-2 che circola dai primi di agosto in Italia e risulta essere molto simile alla variante inglese.

La scoperta è stata annunciata da Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'università degli Studi di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili. "Sappiamo che i virus a Rna come il coronavirus Sars-CoV-2 si modificano - osserva Pregliasco - Anche il virus influenzale ha una simile costituzione. Rovescia l'incapacità di replicarsi uguale a se stesso facendo in modo di porre nell'ambiente varianti che consentano il prevalere di elementi vantaggiosi" per se stesso.

Da quando è apparso Sars-CoV-2 "sappiamo che di mutazioni ce ne sono state tante, più di 12mila fra piccole variazioni e altre più significative". Ed è "importante monitorare questo aspetto", evidenzia lo specialista, anche per il vaccino. Caruso si è definito ragionevolmente ottimista sul fatto che l'iniezione scudo dovrebbe essere in grado di contrastare anche la variante. "Questo è positivo ed è un aspetto che va approfondito, sarebbe la conferma che gli anticorpi, essendo rivolti verso più parti" della proteina Spike del virus, "danno una protezione anche se qualcuno non trova il suo bersaglio. Questi virus sono instabili di per sé, non ci stupisce - conclude Pregliasco - E' cruciale però continuare a condurre indagini di questo tipo".

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