Il 'mostro dagli occhi verdi' è forse una delle emozioni più comuni in una relazione. E quando si indaga sulle specie monogame di primati, le cose cambiano solo un po'. Un team di ricercatori del California National Primate Research Center ha infatti mappato l'area della gelosia e della monogamia nel cervello, per ora in quello delle scimmie Titi. Ottenendo dati che offrono preziose informazioni anche sull'emozione umana e sulle sue conseguenze.
Le scimmie Titi fanno parte del 3-5% di animali caratterizzate da legami monogami e permanenti. Un po' come nel caso degli esseri umani, queste scimmiette formano un legame speciale con il partner, mostrano comportamenti guardinghi e si stressano se vengono separati dal compagno di vita. "Hanno atteggiamenti ed emozioni che riconosciamo come vicine a come ci sentiamo noi", afferma Karen Bales, scienziata che ha condotto lo studio insieme a Nicole Maninger.
"L'idea alla base di tutto questo è che dobbiamo capire come funziona normalmente la neurobiologia del legame sociale, prima di capire cosa succede in situazioni in cui questo è compromesso. Ad esempio, nei disordini come l'autismo o la schizofrenia".
Bales e i suoi colleghi hanno simulato una "condizione di gelosia" nei maschi, separandoli dalle compagne. Le femmine sono state messe poi vicino a un maschio sconosciuto davanti agli occhi del partner, mentre i ricercatori ne filmavano il comportamento per 30 minuti. Al maschio 'abbandonato' è stata poi mostrata una coppia di sconosciuti. Quando una scimmia Titi è gelosa, solitamente inarca la schiena, spingendo la coda avanti e indietro, e appare agitata. I maschi gelosi sono noti anche per aver impedito alle compagne di interagire con altri maschi. Anche le femmine manifestano la propria gelosia, ma in modo meno evidente e questo le rendeva meno adatte per lo studio, spiega Bales.
Ebbene, gli animali coinvolti nella ricerca presentavano segni endocrini di stress sociale. In particolare, un aumento dei livelli di testosterone e cortisolo. Non solo: le scansioni del cervello delle scimmie costrette a fissare l'amata con un rivale hanno mostrato una maggiore attività nella corteccia cingolata, una zona del cervello associata all'esclusione sociale negli esseri umani. I ricercatori hanno anche notato un'attività aumentata nel septum laterale, area associata al comportamento aggressivo.
Insomma, un 'effetto Otello' vero e proprio. Ma per i ricercatori la gelosia mostrata dalle scimmiette non è un fatto del tutto negativo. "Cercare di tenere il tuo partner lontano da un rivale dal punto di vista evoluzionistico è un sistema per preservale la relazione", conclude Bales.