Sulle campagne vaccinali c’è bisogno che gli operatori sanitari facciano rete e soprattutto parlino un unico linguaggio. Dal 54.esimo congresso nazionale della Società italiana di igiene - che si sta svolgendo a Lecce - si fa il punto su quello che gli igienisti definiscono il "calendario della vita", gli appuntamenti che ciascuno, e i soggetti fragili in particolare, dovrebbero prendere con le vaccinazioni anche dopo l’infanzia.
“Nel post pandemia - spiega Andrea Siddu, dirigente medico presso l’ufficio prevenzione del Ministero della salute - è calato il livello delle vaccinazioni raccomandate. È indispensabile individuare un sistema più efficiente di monitoraggio dell’anagrafe vaccinale, anche nelle singole regioni (e per questo - aggiunge - speriamo nei fondi del Pnrr) e rafforzare i Dipartimenti di prevenzione”.
Il dramma Covid come strumento da cui apprendere l’utilità delle prenotazioni on line, degli hub vaccinali soprattutto per gli adolescenti, delle campagne di informazione nelle scuole, dunque. Ma ci sono anche le criticità del post pandemia. "Hanno retto le vaccinazioni sui bambini - dice Maria Teresa Sinopoli, igienista della Asl Roma 4-. Hanno retto perché sono obbligatorie e perché siamo riusciti negli anni a creare la base culturale che ne dà per scontata l’importanza. Ma sul resto c’è stato un calo".
Poi il dibattito sulle co-somministrazioni, tra paure e efficacia. E la Sinopoli spiega l’importanza di trasmettere sicurezza ai genitori grazie ad una maggiore consapevolezza da parte degli operatori. Claudio Costantino, ricercatore al Policlinico di Palermo definisce una vera e propria sfida la necessità di recuperare il gap sui vaccini “raccomandati” creatosi nel corso della pandemia Covid: “Noi in Sicilia - dice - stiamo cercando di mettere in piedi un’anagrafe vaccinale che credo sia la strada giusta per tutti”.
L’attuale Piano nazionale di prevenzione vaccinale è stato esteso fino al termine di questo 2021, mentre si sta lavorando per il Piano 2022-2025. Ma restano le resistenze, sulla co-somministrazione in particolare, proprio degli operatori sanitari: il passaggio dunque deve essere prima culturale, perché “senza rete con gli specialisti, che hanno quell’indispensabile rapporto di fiducia con i pazienti, le sale d’attesa delle vaccinazioni sarebbero vuote”, sottolinea Laura Sticchi, immunologa e igienista al San Martino di Genova che poi spiega la necessità della vaccinazione contro il meningococco per numerose categorie a rischio, quali ad esempio soggetti con immunodeficienza acquisita o congenita: “La vaccinazione contro il meningococco è raccomandata in alcune categorie perché sono ad elevato rischio di malattia meningococcica invasiva”.
E tra le patologie da cui proteggere i soggetti fragili non va dimenticato l’Herpes Zoster contro cui diverse regioni, tra cui la Liguria, si stanno attivando per rendere disponibile il nuovo vaccino ricombinante adiuvato: “Il nuovo vaccino che sta arrivando ci permetterà di cambiare l’approccio vaccinale nei confronti proprio di popolazioni ultra fragili che per le loro condizioni non si possono permettere di ricevere un vaccino vivo attenuato per questioni di sicurezza”, conclude Sticchi.