Infezioni respiratorie, dolori muscolari o alle ossa, problemi di sonno o dell'umore: per chi soffre di questi disturbi - che rappresentano il 50% dei motivi per i quali ci si rivolge al medico di famiglia - il decorso clinico appare simile se il medico utilizza prodotti omeopatici (da soli o insieme ai farmaci convenzionali), rispetto a quando non lo fa, con una riduzione del consumo di medicinali potenzialmente a rischio di effetti indesiderati. E' quanto emerso in Francia dal programma di ricerca 'Epi3', un ampio studio farmacoepidemiologico che ha coinvolto 825 ambulatori di medicina generale e 8.559 pazienti, per valutare i risultati dei trattamenti omeopatici o allopatici prescritti nel Paese d'oltralpe.
Epi3 è stato condotto tra il 2006 e il 2012 su proposta dei Laboratoires Boiron, con il coordinamento della società Laser diretta da Lucien Abenhaïm, ex direttore generale del Dipartimento della Salute francese, e la supervisione di un comitato scientifico presieduto dal farmacologo Bernard Bégaud. Il programma, sottolineano i promotori, "è stato oggetto nell'arco di 6 anni di 11 pubblicazioni scientifiche peer review indicizzate".
Per un anno i pazienti sono stati seguiti per valutare l'evoluzione clinica, il rischio che non venissero curati con i trattamenti appropriati, la tipologia di medicinali assunti e gli effetti collaterali. In generale, riassumono i promotori, "l'evoluzione clinica dei pazienti in cura da medici esperti in omeopatia è generalmente uguale a quella degli altri pazienti, con un'assunzione ridotta di farmaci che possono provocare effetti indesiderati". In particolare, "nel gruppo con infezioni delle vie respiratorie il miglioramento è del tutto simile, ma i pazienti trattati da medici omeopati e medici con pratica mista hanno assunto meno antibiotici (-57%). In presenza di dolori muscoloscheletrici, a parità di risultati terapeutici, i pazienti trattati da medici omeopati e medici con pratica mista hanno ridotto il consumo di antinfiammatori (-46%) e di analgesici (-67%). Per i pazienti con disturbi del sonno, ansia e depressione, a fronte di un miglioramento clinico corrispondente, nei gruppi omeopatia e misto cala il consumo di benzodiazepine (-71%)".
"Il ricorso all'omeopatia dà risultati superiori, uguali o inferiori rispetto ai trattamenti tradizionali? Lo studio Epi3 ci permette di rispondere a questa domanda", commenta Bégaud, professore di Farmacologia all'università degli Studi di Bordeaux. "Le popolazioni studiate sono assolutamente paragonabili sul piano sociologico, così come su quello della gravità delle patologie", precisa il supervisore.
"Cosa se ne deduce? Una soddisfazione identica da entrambe le parti, ma un crollo del consumo di antibiotici e benzodiazepine", afferma l'esperto secondo il quale "l'interesse dell'omeopatia per la salute pubblica è dimostrato".