Meloni incontra le opposizioni. M5S contrario a elezione diretta capo dello Stato e premier. Calenda: "Favorevoli al sindaco d'Italia"
Oggi è il giorno delle 'consultazioni' di Giorgia Meloni con le opposizioni sulle riforme costituzionali, a cominciare dal presidenzialismo. Dopo aver partecipato alla cerimonia al Colle per il 'Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo', la premier ha incontrato le delegazioni alla Camera. Il confronto è iniziato verso le 12.40 con i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle: capo delegazione il presidente Giuseppe Conte. Concluso l'incontro con i Cinque Stelle si è svolto il confronto con il Gruppo per le Autonomie e la Componente Minoranze Linguistiche. A seguire quello con gli esponenti del Terzo Polo, Carlo Calenda, Matteo Richetti, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi, con +Europa e poi con Avs.
DELEGAZIONE DEL GOVERNO - Folta la delegazione del governo. Oltre alla premier Meloni, hanno partecipato agli incontri i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Maria Elisabetta Alberti Casellati e Luca Ciriani e i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Al confronto era presente anche il costituzionalista Francesco Saverio Marini.
No del M5S all'elezione diretta di presidente della Repubblica o presidente del Consiglio. Presidenzialismo e premierato sono due soluzioni entrambe non percorribili per i pentastellati. "Siamo favorevoli al sindaco d'Italia", la posizione espressa da Carlo Calenda.
MELONI - "Grazie per aver accettato questo invito. Il governo, come voi sapete, ha da sempre nel proprio programma l’idea che per mandato dovrà lavorare a una riforma istituzionale, sulla quale però credo sia importante a monte cercare un dialogo più ampio possibile con le forze parlamentari". Così la premier Meloni, a quanto si apprende, durante l'incontro con la delegazione M5S.
"Credo che ci si renda tutti conto del fatto che il nostro sistema è caratterizzato da una fortissima instabilità, che paradossalmente nell’ultima fase, cioè con la fine della prima Repubblica è peggiorata", le parole di Meloni, a quanto si apprende. "Abbiamo sempre avuto governi che duravano uno o due anni, la differenza tra la prima Repubblica e quello che è accaduto successivamente è che nella prima Repubblica la maggioranza restava sempre la stessa, nella seconda Repubblica al repentino cambio di governo coincideva spesso un repentino cambio di maggioranza". "L'instabilità - avrebbe sottolineato la premier, a quanto viene riferito - è alla base di molti problemi che ha la nostra Nazione, perché indebolisce inevitabilmente i governi, li ostacola, e ci indebolisce a livello internazionale".
"Il presidente Conte si rende conto, come me, del fatto che quando ci sono incontri internazionali gli interlocutori si pongono il problema di capire per quanto tempo tu sarai il loro interlocutore, cioè per quanto tempo sia utile ed efficace stringere rapporti e immaginare percorsi comuni. Anche perché ciò che accade da noi non accade in molte altre democrazie occidentali ed europee. Nel periodo di venti anni in cui noi abbiamo avuto svariati governi, la Francia col sistema semipresidenziale ha avuto quattro capi di governo, cioè quattro presidenti della Repubblica, e la Germania tre cancellieri".
L'instabilità "fa sì che ci sia anche una maggiore difficoltà a immaginare strategie di lungo periodo. Più un governo ha un orizzonte breve, più tenderà a spendere in spesa corrente e a non fare investimenti di lungo periodo. Tutti sappiamo che gli investimenti hanno un moltiplicatore e la spesa corrente un altro", le parole della premier. "Prima dell’avvento della pandemia che ha fatto saltare molti parametri, in vent’anni l’Italia è cresciuta molto meno di Francia e Germania. Quindi o crediamo che tutti i politici italiani sono meno bravi di quelli francesi o tedeschi, e io non lo credo, o c’è qualcosa che non funziona alla base del sistema".
"Credo che il tema sia esattamente questo: l’instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo, che è fondamentale per una strategia, soprattutto nel mondo globalizzato, ed è fondamentale per concentrare risorse sugli investimenti utili a quella strategia, cosa che una politica che ha poco tempo non può fare".
"L’instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo" e "questa è la ragione per la quale dobbiamo mettere le mani alle riforme istituzionali, lo dico anche rispetto a quanti dicono che questa non è una priorità: credo che invece questa sia la più potente riforma economica che possiamo realizzare".
"L’altro elemento che tutti paghiamo è la disaffezione dei cittadini alla politica, al rapporto con le istituzioni, e penso non si possa negare che tale disaffezione sia anche figlia di una sensazione che a volte i cittadini hanno avuto, di un voto che veniva espresso e che però non veniva sempre adeguatamente considerato", ha detto la premier, a quanto si apprende, durante l'incontro con la delegazione M5S guidata da Giuseppe Conte.
"Quando tu eleggi un partito, presumibilmente una coalizione, e un programma collegato, e ti ritrovi, ovviamente a norma della Costituzione, maggioranze sempre diverse da quelle che sono state votate, con programmi che a quel punto saltano, il vincolo tra rappresentante e rappresentato rischia di non essere più percepito, di venire meno, e credo che questo sia uno degli elementi che hanno allontanato i cittadini dalla partecipazione al voto".
M5S - No a colpi di maggioranza. Questa la raccomandazione di Giuseppe Conte alla premier Giorgia Meloni per il confronto sulle riforme. Al termine dell'incontro ha dato alcune indicazioni di merito e di metodo. Su questo secondo punto ha indicato l'ipotesi di una Bicamerale. "Raccomandiamo questo percorso", ha detto il leader M5S.
"Valuteremo anche la proposta che avete fatto sulla legge ad hoc relativa alla procedura delle riforme. Credo si possa dialogare su tutto purché non ci siano intenti dilatori". Così a quanto si apprende Giorgia Meloni sull'ipotesi di una bicamerale.
Quanto al merito, Conte ha sottolineato che da parte dei 5 Stelle c'è la consapevolezza che "ci sono criticità" e che "l'instabilità degli esecutivi" è un problema. E su questo i pentastellati sono pronti a un confronto con la maggioranza. Ma sgombrando il tavolo da presidenzialismo e premierato. La prima soluzione va a minare la figura istituzionale che meglio ha funzionato fin qui, la seconda indebolisce il capo dello Stato e anche il Parlamento. Questi i paletti dei 5 Stelle. Che fanno dire a Conte che al momento "non è venuta fuori una condivisione della soluzione".
Ha argomentato il presidente M5S: "Abbiamo condiviso una diagnosi su alcune criticità del nostro sistema, noi riconosciamo queste criticità a partire dal problema dell'instabilità degli esecutivi, siamo assolutamente consapevoli che questo è un problema che dovremmo risolvere, come quello di garantire al Parlamento un percorso più funzionale. Il tema - ha evidenziato - è che non è venuta fuori una condivisione della soluzione".
La 'controproposta', rispetto all'ipotesi di presidenzialismo e premierato, è il rafforzamento dei poteri del premier. "Da parte nostra - ha detto Conte - siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier, ma in un quadro che si conservi equilibrato e che non mortifichi la funzione parlamentare''. Disponibilità al dialogo e invito a governo e maggioranza a fare altrettanto. "Abbiamo invitato la presidente Meloni a mantenere un'interlocuzione perché a colpi di maggioranza un'ambizione di ridefinire in modo così rivoluzionario il quadro e l'assetto istituzionale del nostro Paese non è assolutamente raccomandabile''.
Conte ha parlato anche di autonomia, sulla quale i 5 Stelle sono fortemente critici rispetto al progetto del ministro Calderoli: "Abbiamo detto al governo che ci sembra una assoluta contraddizione perseguire un progetto di autonomia regionale differenziata spinta, che svuota le funzioni di governo a favore delle Regioni, e poi rafforzare i poteri e le prerogative del governo centrale".
AUTONOMIE - "Condividiamo in pieno l'obiettivo di dare più stabilità al sistema politico, siamo convinti che si debba trovare una soluzione, se questo debba avvenire con il premierato e la sfiducia costruttiva andrà verificato, si può discutere", ha detto Juliane Unterberger, senatrice del gruppo per le Autonomie, al termine dell'incontro con la premier Meloni. "Noi siamo invece scettici sul presidenzialismo, il capo dello Stato non si deve toccare, abbiamo bisogno di una figura come quella di Mattarella", ha concluso.
TERZO POLO - La disponibilità al dialogo è confermata così come i dettagli di merito: indicazione del premier sul modello del sindaco d'Italia e superamento del bicameralismo. Le delegazione di Azione e Italia Viva, insieme come gruppi del Terzo Polo nonostante la recente rottura politica, ha ribadito nel faccia a faccia con Giorgia Meloni che i centristi ci sono per le riforme.
"Siamo disponibili a collaborare - ha detto Carlo Calenda - Condividiamo l'esigenza di avere maggiore stabilità di governo, una maggiore efficienza dell'apparato complessivo dello Stato, non solo il governo centrale". Ma con un inderogabile paletto: "Per noi c'è una linea rossa assoluta, la figura di garanzia, di unità nazionale, sulla Costituzione, del presidente della Repubblica non si tocca".
La 'ricetta' dei centristi per maggiore "stabilità ed efficienza" sono premierato e monocameralismo. "Siamo favorevoli all'indicazione del presidente del Consiglio, al sindaco d'Italia", ha detto il leader di Azione. E Maria Elena Boschi ha aggiunto: "Una riforma della forma di governo non può essere separata dal superamento del bicameralismo". Era uno dei temi cardine della riforma Renzi bocciata dal referendum del 2016 e proprio a quella stagione fa riferimento Boschi per pungere la premier Meloni. "Noi ora che siamo all'opposizione non faremo alla Meloni, che è al governo, quello che lei da leader di Fdi ha fatto nel 2016 a noi". "Non c'è una posizione pregiudiziale, ma di ascolto e di dialogo per il bene del Paese".
Sul metodo da Azione e Iv non c'è una preferenza per un percorso specifico: che sia quello dell'art.138 o una Bicamerale va bene, ha argomentato Boschi, "purché le riforme si facciano e non ci sia un tentativo dilatorio sulla tempistica". E quindi Calenda: "Mi pare che il governo sia disponibile in questa fase a raccogliere idee, la premier non ci ha detto in che modo intende procedere, se bicamerale o iniziativa governativa. Ho sentito Conte su una commissione specializzata, noi non ci impicchiamo al metodo e ne discuteremo". Calenda ha inoltre spiegato che sono previsti altri incontri tra "governo e opposizione. Noi non faremo alcun Aventino, sarebbe illogico e incoerente farlo". Ed ha invitato anche a un confronto tra le opposizioni: "E' importante che ci si confronti anche con le altre opposizioni, mi sembra logico e normale".
+EUROPA - Quando si parla di riforme, "c'è una questione di democrazia" perché "la legge elettorale è distorsiva". Quindi, per fare le riforme istituzionali "il percorso è quello di una commissione ad hoc formata con metodo proporzionale", ha detto Riccardo Magi, segretario di +Europa, dopo l'incontro con Meloni. Per Magi, "il sindaco d'Italia è una follia, se non una sciocchezza".
"Abbiamo detto alla Meloni quello che sa, ci sono 6 decreti pendenti tra Camera e Senato. Da fine dicembre ne sono stati convertiti 16. Questo ci dice che non mancano gli strumenti al governo, ha un'autostrada per dispiegare la propria azione. Il problema, in ottica di bilanciamento, è quello di ridare un senso al Parlamento", ha sottolineato il segretario di +Europa. Ed ha aggiunto: "Abbiamo chiesto un coordinamento agli altri leader delle opposizioni. Ci sembra che ci siano ipotesi di lavoro che sono simili, se non identiche, tra le varie forze di opposizione. Semmai è dall'altra parte che non c'è compattezza".