"Con Sergio Mattarella abbiamo condiviso tanti anni di vita politica insieme ai tempi della Democrazia cristiana, fin dai primi anni Ottanta. Ricordo particolarmente il congresso Dc di Agrigento del 1983 quando io e Mattarella, che ancora non era neppure deputato, trovammo la forza di buttare fuori dal partito Vito Ciancimino. Questa è storia...". A raccontare l'aneddoto all'Adnkronos è l'ex ministro democristiano Calogero Mannino.
"Vuole che le parli della nostra comune esperienza politica? Beh, si tratta di scrivere tutta la storia degli anni Ottanta, anzi degli anni dopo il 1971 quando il fratello Piersanti operò una scelta che lo portò sulla posizione di Aldo Moro e si collegò a Rosario Nicoletti (esponente di spicco della Dc morto suicida ndr) e a me. Con Nicoletti e Mattarella abbiamo costituito quella grande esperienza politica che ha portato Piersanti alla guida della Presidenza della Regione - racconta Calogero Mannino - L'assassinio di Piersanti è stato, tanto per Nicoletti che per me, un fatto sconvolgente che non si è mai superato, non tanto sul piano delle emotività quanto sul piano della razionalità".
"Fummo tutti sconvolti dall'uccisione di Piersanti Mattarella - ricorda ancora Mannino - E io offrii a Sergio un rapporto di continuità. E ricordo che questo rapporto si consolidò più tra Sergio e me che tra Sergio e Nicoletti, agevolati anche dagli emergenti Luigi Cocilovo e Sergio D'Antoni. Fondamentale è stato il congresso del 1983 ad Agrigento, come raccontavo, quando Mattarella non aveva cariche politiche - sarebbe diventato deputati successivamente - era in una posizione non titolata della politica. Ebbene, io e Mattarella trovammo la forza di mettere Vito Ciancimino fuori dalla Dc. Un anno dopo Ciriaco De Mita sciolse gli organi del partito in Sicilia e ha nominato Sergio Mattarella commissario Dc alla Provincia e me alla Regione e abbiamo dovuto collaborare".
"Poi arrivò la 'tempesta giudiziaria' che mi ha travolto e Sergio ha continuato la sua vita politica e l'ha fatto bene, come dimostra il fatto che oggi, pur non essendo in Parlamento è diventato il candidato forte prima che del Pd, di Matteo Renzi - racconta ancora Mannino - Secondo me Sergio non corre il rischio di perdere, e mi auguro di non sbagliarmi, qui conta anche la sua storia e la sua qualità umana e politica".
E alla domanda se c'è il rischio che Mattarella possa subire la stessa sorte di Romano Prodi, scelto dal Pd due anni fa, risponde: "La linea politica di Mattarella è prodiana ma lui non è Prodi. E' una vittoria democristiana. La linea di Mattarella di fatto è prodiana, senza le angustie e le asperità, qui gioca il suo dato umano, è una persona serena e seria".
Per Calogero Mannino Mattarella sarebbe un "buon Presidente della Repubblica. A mio giudizio è il candidato che ha più chances, lo dissi già mesi fa, in tempi non sospetti in un'intervista". E sulla posizione di Forza Italia, Mannino dice: sono meravigliato dell'atteggiamento del gruppo di Fi, anche per loro potrebbe essere il candidato migliore". "Bisogna riconoscere che Mattarella farebbe il Presidente della Repubblica in termini di garanzia. Insomma non sarà un presidente politico, alla Napolitano, per intenderci, non è nel suo stile. Mattarella offre a tutti il minimo comune denominatore ed esclude il massimo comune divisore. In altre parole, non è uno che divide. Garantisce la possibilità del dialogo, certamente quello istituzionale".