Frattura tra l'ala di Conte e l'area che fa capo a Di Maio
Chiusa la partita del Colle con la rielezione di Sergio Mattarella, nel M5S tira aria da resa dei conti. E si parla, con sempre più insistenza, di frattura (se non addirittura di prossima scissione) tra l'ala 'contiana' del Movimento 5 Stelle e l'area che invece fa capo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale venerdì sera, con una nota, ha pubblicamente sconfessato il metodo che aveva portato all'individuazione della direttrice del Dis Elisabetta Belloni come possibile candidata alla Presidenza della Repubblica. Una distanza evidente quella tra il titolare della Farnesina e il leader pentastellato Giuseppe Conte, plasticamente rimarcata dall'assenza di Di Maio all'assemblea congiunta nella quale, all'ora di pranzo, il presidente del Movimento ha annunciato ai grandi elettori grillini il voto a sostegno di Mattarella.
"Conte ha fallito la trattativa con Salvini", l'accusa che arriva dai fedelissimi di Di Maio. In un retroscena de 'Il Foglio' si parla di una conversazione tra il ministro di Pomigliano d'Arco e l'esponente Pd Beatrice Lorenzin, nella quale Di Maio avrebbe esultato per il fallito 'blitz' di Conte e Salvini sul nome di Belloni, sventato grazie all'aiuto del ministro dem Lorenzo Guerini: ricostruzioni smentite sia da Lorenzin che dal portavoce dello stesso ministro degli Esteri. Ma la tensione resta altissima.
In serata arrivano parole nette da Di Maio: "Credo che anche nel M5S serva aprire una riflessione politica interna". Il capo della Farnesina avverte: "Ho sentito dire in questi giorni che Draghi deve restare a Chigi, il più alto profilo per gestire la crisi che stiamo vivendo. Sono pienamente d'accordo, e per farlo dobbiamo metterci subito al lavoro da domani, perché il paese ha sacrosante priorità e spero che nessuno da domani si metta ad alimentare giochini, tensioni o divisioni".
La giornata del resto è stata caratterizzata da mille fibrillazioni. Deputati ascrivibili all'area 'dimaiana', conversando con l'Adnkronos in Transatlantico, raccontano addirittura che alcuni esponenti 'contiani' del M5S avrebbero chiesto la cacciata di Di Maio dal Movimento nei conciliaboli di queste ore. Voci che non trovano conferme dirette ma che comunque restituiscono il clima di grande tensione che si respira all'interno del corpaccione parlamentare stellato.
A chi, in conferenza stampa, gli chiede se la frattura con Di Maio sia ricomponibile, Conte risponde che "ci sarà occasione per i necessari chiarimenti interni": "La nostra è una comunità che discute e in cui ogni esponente politico deve prima di tutto rispondere non al leader di turno ma all'intera comunità degli iscritti", sottolinea l'ex presidente del Consiglio.
Intanto i 'dimaiani' festeggiano la rielezione del Presidente: "Abbiamo indicato Mattarella già in tre votazioni, oggi è una giornata importante", dicono alcuni. Durante lo spoglio che incorona per la seconda volta il Capo dello Stato, davanti alla tv in Transatlantico si riunisce un gruppo di parlamentari, quasi tutti grillini. Al centro del gruppone c'è proprio Di Maio, festeggiato dai fedelissimi nel momento in cui il presidente della Camera Roberto Fico annuncia il raggiungimento del quorum. Pacche sulle spalle, strette di mano: è tutto un "bravo Luigi", nel capannello dei 'dimaiani'. Tra questi, la viceministra al Mef Laura Castelli, Sergio Battelli, Vincenzo Spadafora, Gianluca Vacca, Iolanda Di Stasio, Anna Macina. Più tardi anche Conte arriverà nel 'corridoio dei passi perduti' per ricevere l'abbraccio dei suoi.
Ma non c'è solo la resa dei conti interna. Al termine della lunga maratona quirinalizia molti nel M5S fanno i conti anche con lo stato di salute dei rapporti con gli alleati del Pd, sempre più tesi. "Se mi fido ancora di Conte? Sì", risponde telegraficamente ai cronisti il segretario dem Enrico Letta. In conferenza stampa Conte smentisce l'asse gialloverde nelle trattative per il Colle ("fesserie"): in serata i leader di M5S e Pd si incrociano in Transatlantico, salutandosi affettuosamente. Ma in casa 5 Stelle viene accolta con grande irritazione la reazione del Pd all'esito della trattativa quirinalizia: spiegano fonti parlamentari pentastellate di primo piano all'Adnkronos che nel Movimento "si sorride alle esultazioni del Pd e alla loro incoronazione di Letta come 'the winner'". "Hanno fatto l'impossibile per portare Draghi alla Presidenza della Repubblica e hanno perso. E ora fingono di essere loro i kingmaker del Mattarella bis. Siamo al ridicolo", attaccano le stesse fonti.
(di Antonio Atte)