Omelia nella basilica romana dell'Aracoeli. Bergoglio e Mattarella accendono il Candelabro della Pace in Campidoglio
"E' un dono pregare insieme!". Con questa esclamazione, pronunciata all'inizio dell'omelia nella basilica romana dell'Aracoeli durante il momento di preghiera comune dei cristiani, Papa Francesco ha messo il suo sigillo sulla 'Preghiera per la Pace' organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio sul colle romano del Campidoglio, che si è sviluppata nel pomeriggio alla presenza dei rappresentanti di tutte le principali religioni, dai cristiani siano essi cattolici, ortodossi o protestanti, agli ebrei, dai musulmani ai buddisti, presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nell'invocazione, sul colle del Campidoglio, che ha preceduto la lettura dell'Appello per la Pace sottoscritto dai rappresentanti di tutte le fedi religiose, il Papa ha sottolineato che "volgendoci indietro, purtroppo, riscontriamo negli anni trascorsi dei fatti dolorosi, come conflitti, terrorismo o radicalismo, a volte in nome della religione". Ma al tempo stesso ha esortato a "riconoscere i passi fruttuosi nel dialogo tra le religioni: è un segno di speranza che ci incita a lavorare insieme, come fratelli. Così - ha ricordato - siamo giunti all’importante 'Documento sulla Fratellanza per la Pace mondiale e la convivenza comune', che ho firmato con il Grande Imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, lo scorso anno".
Infatti, ha tenuto a ribadire il Papa, "il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose. I credenti hanno compreso che la diversità di religione non giustifica indifferenza o l’inimicizia. Anzi, a partire dalla fede religiosa si può diventare artigiani di pace e non spettatori inerti del male della guerra e dell’odio. Le religioni sono al servizio della pace e della fraternità. Per questo, anche il presente incontro spinge i leader religiosi e tutti i credenti a pregare con insistenza per la pace, a non rassegnarsi mai alla guerra, ad agire con la forza mite della fede per porre fine ai conflitti. C’è bisogno di pace! Più pace!", ha esclamato Papa Francesco.
"Il mondo, la politica, la pubblica opinione, rischiano di assuefarsi al male della guerra, come naturale compagna della storia dei popoli. E oggi - ha osservato il Pontefice - i dolori della guerra sono aggravati anche dalla pandemia del coronavirus e dalla impossibilità in molti Paesi di accedere alle cure necessarie. Intanto, i conflitti continuano e con essi il dolore e la morte".
Ecco allora elevarsi alto e forte il monito del Papa: "Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che hanno colpito i popoli!".
Ma come uscire da conflitti bloccati e incancreniti? Come sciogliere i nodi aggrovigliati di tante lotte armate? Come prevenire i conflitti? Come pacificare i signori della guerra o quanti confidano nella forza delle armi? La risposta comune a tutte queste domande, lanciate da Papa Francesco durante la 'Preghiera per la Pace' è una sola: "Nessun popolo, nessun gruppo sociale potrà conseguire da solo la pace, il bene, la sicurezza e la felicità. Nessuno".
Ha osservato il Pontefice, con un richiamo all'attualità del coronavirus: "La lezione della recente pandemia, se vogliamo essere onesti, è la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme", ha ribadito richiamando la sua ultima enciclica, 'Fratelli Tutti'.
"La fraternità, che sgorga dalla coscienza di essere un’unica umanità, deve penetrare nella vita dei popoli, nelle comunità, tra i governanti, nei consessi internazionali. Così lieviterà la consapevolezza che ci si salva soltanto insieme, incontrandosi, negoziando, smettendo di combattersi, riconciliandosi, moderando il linguaggio della politica e della propaganda, sviluppando percorsi concreti per la pace".
Al termine della 'Preghiera per la Pace', con una cerimonia altamente suggestiva, sottolineata dalle note musicali, Papa Francesco e a seguire gli altri leader delle religioni mondiali nonché il presidente Mattarella, hanno acceso il grande Candelabro della Pace, posto sul colle romano del Campidoglio. Con loro, anche i ragazzi rappresentanti di tutti i Continenti, uniti da un'unica richiesta rivolta ai popoli del mondo e soprattutto a chi li governa: "Pace!".
L'APPELLO DEI LEADER RELIGIOSI - Il più grande fallimento e tradimento per tutti i leader politici che governano le nazioni è la guerra e sugli sforzi per cancellarla dalla faccia della Terra devono essere giudicati dai loro popoli e saranno giudicati da Dio. Sono parole forti, quelle lette sul colle romano del Campidoglio che compongono l'Appello di Pace.
"Spiritualmente uniti ai credenti di tutto il mondo e alle donne e agli uomini di buona volontà, abbiamo pregato gli uni accanto agli altri per implorare su questa nostra Terra il dono della pace - sono le prime parole dell'Appello - Abbiamo ricordato le ferite dell’umanità, abbiamo nel cuore la preghiera silenziosa di tanti sofferenti, troppo spesso senza nome e senza voce. Per questo ci impegniamo a vivere e a proporre solennemente ai responsabili degli Stati e ai cittadini del mondo questo Appello di Pace".
Oggi, si sottolinea nell'Appello di Pace del Papa e dei leader religiosi, "in questo tempo di disorientamento, percossi dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, che minaccia la pace aumentando le diseguaglianze e le paure, diciamo con forza: nessuno può salvarsi da solo, nessun popolo, nessuno! Le guerre e la pace, le pandemie e la cura della salute, la fame e l’accesso al cibo, il riscaldamento globale e la sostenibilità dello sviluppo, gli spostamenti di popolazioni, l’eliminazione del rischio nucleare e la riduzione delle disuguaglianze non riguardano solo le singole Nazioni. Lo capiamo meglio oggi, in un mondo pieno di connessioni, ma che spesso smarrisce il senso della fraternità".
Per i sottoscrittori dell'Appello, "è tempo di sognare di nuovo con audacia che la pace è possibile, che la pace è necessaria, che un mondo senza guerre non è un’utopia. Per questo vogliamo dire ancora una volta: “Mai più la guerra!”. Purtroppo, la guerra è tornata a sembrare a molti una via possibile per la soluzione delle controversie internazionali. Non è così. Prima che sia troppo tardi, vogliamo ricordare a tutti che la guerra lascia sempre il mondo peggiore di come l’ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità", si sottolinea.
L'Appello di Pace si rivolge direttamente "ai governanti, perché rifiutino il linguaggio della divisione, supportata spesso da sentimenti di paura e di sfiducia; non s’intraprendano vie senza ritorno. Guardiamo insieme alle vittime. Ci sono tanti, troppi conflitti ancora aperti. Ai responsabili degli Stati diciamo: lavoriamo insieme ad una nuova architettura della pace; uniamo le forze per la vita, la salute, l’educazione, la pace".
Per Papa Francesco e gli altri sottoscrittori dell'Appello firmato in Campidoglio, "è arrivato il momento di utilizzare le risorse impiegate per produrre armi sempre più distruttive, fautrici di morte; per scegliere la vita, curare l’umanità e la nostra casa comune. Non perdiamo tempo!", è l'esortazione, accompagnata da un 'suggerimento'.
"Cominciamo da obiettivi raggiungibili: uniamo già oggi gli sforzi per contenere la diffusione del coronavirus, finché non avremo un vaccino che sia idoneo e accessibile a tutti. Questa pandemia ci sta ricordando che siamo sorelle e fratelli di sangue. A tutti i credenti, alle donne e agli uomini di buona volontà, diciamo: facciamoci con creatività artigiani della pace, costruiamo amicizia sociale, facciamo nostra la cultura del dialogo".
L'Appello di Pace firmato dal Papa e dagli altri leader religiosi si conclude con un incoraggiamento: "Il dialogo leale, perseverante e coraggioso è l’antidoto alla sfiducia, alle divisioni e alla violenza. Il dialogo scioglie in radice le ragioni delle guerre, che distruggono il progetto di fratellanza inscritto nella vocazione della famiglia umana. Nessuno può sentirsi chiamato fuori. Siamo tutti corresponsabili", è il monito finale.