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Rai, Conte dice no al sit-in del Pd

Il leader del Movimento: "No, caro Pd, il 7 febbraio noi non ci saremo"

Schlein e Conte
Schlein e Conte
29 gennaio 2024 | 17.43
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Giuseppe Conte e il M5S respingono l'invito a partecipare al sit-in che il Pd organizzerà il 7 febbraio per protestare contro una Rai 'al servizio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni'. "No, caro Pd, il 7 febbraio noi non ci saremo. Se davvero si vuole lavorare con noi per costruire una seria alternativa di governo, di cui l'Italia ha dannatamente bisogno, dobbiamo mettere da parte l'ipocrisia su quelle che sono battaglie sicuramente giuste, come quelle su Rai e libertà di informazione", dice Conte in un post su Facebook.

"Abbiamo partecipato ai sit-in per la tutela del giornalismo d'inchiesta, a fianco di Report - ricorda -. Saremo sempre a fianco di chi nel nostro Paese difende la libertà di stampa. Ma non ci sembra risolutivo né credibile un sit-in lanciato da un Pd indignato, che chiama a raccolta le altre forze politiche e finge di non sapere quello che tutti sanno da anni, e cioè che la governance Rai è assoggettata al controllo del Governo oltreché della maggioranza di turno grazie alla riforma imposta dal Pd renziano nel 2015. Ai partiti non serve un sit-in, basta impegnarsi seriamente nelle commissioni parlamentari per una riforma".

"Io stesso, a inizio legislatura - rivendica il leader pentastellato -, ho lanciato l'idea di lavorare, attraverso un ampio confronto in Stati generali, a una organica riforma della Rai, da attuare però nella prossima legislatura, indipendentemente da chi sarà il vincitore. Perché è, ad un tempo, furbo e illusorio imporre un cambiamento normativo al governo di turno, che delle norme attuali si sta avvantaggiando".

"In Commissione di vigilanza la Presidente Floridia sta lavorando proprio a questo progetto - scrive ancora Conte - , con Stati Generali da tenersi subito dopo le elezioni europee, al fine di promuovere un più ampio pluralismo e una maggiore qualità dell'informazione, rendendo la Rai sempre più digitalizzata e sostenibile, accrescendone la competitività rispetto alle ormai predominanti piattaforme digitali".

"Mettere da parte l'ipocrisia significa partecipare costruttivamente a questo progetto per pervenire a una riforma quanto più condivisa, che tenga la Rai al sicuro dall'influenza dei governi e delle maggioranze di turno. Combattiamo questa battaglia senza infingimenti. Lanciare allarmi democratici a giorni alterni e prendere di mira il singolo servizio giornalistico non può essere la soluzione. Perché serve solo ad alimentare la reazione di chi oggi può facilmente opporre che - per quanto siano poco commendevoli servizi adulatori dei politici oggi al potere - non sarà facile eguagliare il record dei servizi accortamente confezionati negli anni per soffiare il vento del consenso a favore del Pd".

"Siamo seri! - scrive ancora Conte - L'amichettismo di destra vale quanto l'amichettismo di sinistra. I cittadini non sono sciocchi. L'allarme democratico lanciato dal Pd per la nomina da parte di Fratelli d'Italia del nuovo direttore del Teatro di Roma è appena rientrato: la figura è stata sdoppiata e Pd e FdI avranno, ciascuno, il proprio direttore di riferimento. Questo non vuol dire che io non sia preoccupato: il duo Meloni-Fazzolari non sta dimostrando verso il mondo dell'informazione un'adeguata cultura democratica. Agiscono maldestramente, in maniera ruvida e arrogante, per esercitare influenza politica su quante più testate giornalistiche possibili e, quando non ci riescono, utilizzano armi non convenzionali persino contro noti siti di informazione".

"Chi davvero vuole cambiare le cose - va avanti l'ex premier - metta da parte l'ipocrisia e lavori ai tavoli istituzionali, dapprima agli Stati Generali e poi nelle commissioni parlamentari. Dimostri lì la voglia di cambiare. Questo vale per la Rai e per gli altri temi che si trascinano da anni e non vanno avanti perché ci mancano i numeri: legge sul conflitto di interessi, regolamentazione delle lobby, riforma della legge elettorale in senso proporzionale con reintroduzione delle preferenze, e così via. Proviamo a cambiare le cose, per davvero. Solo così si batte Giorgia Meloni", conclude Conte.

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