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Frana Ischia, l'ex 5S De Falco: "Cacciato per no a condono, governo Conte I corresponsabile disastro"

L'ex senatore all'Adnkronos: "Movimento difese norma come testuggine e provò a bloccare mio emendamento"

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28 novembre 2022 | 11.25
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"Il mio no al condono mi costò l'espulsione dal Movimento 5 Stelle". A parlare, intervistato dall'Adnkronos, è l'ex senatore pentastellato Gregorio De Falco. Dopo i tragici fatti di Ischia, l'ex esponente del M5S ricorda la contestata norma del decreto Genova del 2018 che riguardava l'isola, ovvero l'articolo 25 sulla "definizione delle procedure di condono". Il provvedimento oggi viene rinfacciato da Italia Viva all'ex premier Giuseppe Conte, il quale nega però si sia trattato di un condono. "Conte sa benissimo che è un vero e proprio condono ex novo che richiama il condono del 1985. In diritto esiste un principio, 'tempus regit actum', il professor Conte non può non saperlo. Il condono del 2018 doveva essere disciplinato dalle norme del 2018. Se fosse vero quello che dice Conte, sarebbe bastato un atto amministrativo e un modellino unificato", attacca De Falco, che proprio oggi è tornato in servizio a Napoli presso la Capitaneria di Porto. "Parlo a titolo personale", ci tiene a precisare.

L'ex senatore grillino, all'epoca, si scagliò contro quella norma 'blindata' dal M5S, azionista di maggioranza del governo Conte. Un'opposizione che poi gli sarebbe costata la cacciata dal Movimento. "Mi fu contestato il no al decreto Salvini, ma certamente - rimarca De Falco - il decreto Genova fu la goccia che fece traboccare il vaso a metà novembre 2018. Contestai i 12 articoli che riguardavano il condono a Ischia. Mi fu risposto che non si potevano presentare emendamenti e che il condono si sarebbe fatto. Il senatore Santangelo, allora sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, disse che era stato deciso così".

De Falco in Commissione provò a bloccare la norma sul condono: "Avevo predisposto un emendamento che prevedeva di tagliare le ultime parole dell'articolo 25 laddove si faceva riferimento alla legge 47 del 1985, il cosiddetto condono Craxi". In Commissione "fu messo ai voti l'emendamento presentato dalla senatrice forzista Urania Papatheu, identico al mio. Il governo - racconta il Capitano di fregata - fu battuto e quell'emendamento passò. Immediatamente si autosospesero 4 senatori campani di Forza Italia, tra cui De Siano e Cesaro. Il giorno seguente in Aula Fi, dopo un travaglio interno, tornò a 'militare' a favore dei condoni e quindi votò contro il 'proprio' emendamento a firma Papatheu. Insieme a Fi votarono la Lega e Movimento 5 Stelle".

"Tutto il M5S difese quella norma, eccetto me e le senatrici Nugnes e Fattori. Tutto il Movimento si muoveva come una testuggine, secondo un'espressione evocata all'epoca da Luigi Di Maio...", prosegue De Falco togliendosi più di un sassolino dalle scarpe: "Il voto su Ischia contribuì alla mia espulsione. A certificarlo fu il Movimento stesso nelle motivazioni che accompagnarono il mio provvedimento disciplinare. Su quel condono Conte all'epoca nulla ebbe da eccepire, così come Salvini. Oggi entrambi balbettano. Adesso il leader M5S sconta la sua eccessiva attitudine al cambiamento". L'ex senatore del M5S punta il dito contro l'esecutivo allora in carica: "Il disastro di Ischia grava sulle spalle di tanti soggetti e il governo Conte I è sicuramente corresponsabile. Le case abusive non hanno generato la frana ma le case costruite laddove non devono stare hanno certamente incrementato la tragedia e probabilmente concorso a rendere ancor più fragile quel territorio".

(di Antonio Atte)

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