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Fisco, Meloni: "Non si disturba chi produce ricchezza, no a Stato che vessa"

La premier a Trento cita la riforma del fisco che il governo sta portando avanti. E sull'Autonomia dice: "Ad alcuni non piace ma è sfida"

Giorgia Meloni - Afp
Giorgia Meloni - Afp
12 marzo 2024 | 13.15
LETTURA: 3 minuti

"Io penso che una nazione seria debba ricordarsi che la ricchezza non la produce lo Stato, ma è lo Stato che deve mettere le aziende e i lavoratori nelle migliori condizioni possibili per creare ricchezza". Così la premier Giorgia Meloni, oggi a Trento per la cerimonia di firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Provincia autonoma di Trento. E' in questa direzione, che la presidente del Consiglio cita la riforma del fisco che il governo sta portando avanti "con un nuovo approccio", perché "non si disturba chi produce ricchezza. Uno Stato che vessa, che è visto come un nemico, che non collabora quando ti vede in difficoltà, è uno Stato di cui è più difficile fidarsi".

Autonomia

Con i fondi di coesione "finanziamo proposte sulle quali chiediamo ci sia da parte del governo la possibilità di condividere, non perché si voglia limitare l'autonomia, ma perché rispondano a un'unica strategia" perché "non siamo monadi. Sono previsti poteri sostitutivi" ma anche il "definanziamento per le opere che non vengono ultimate". Si tratta di applicare il "principio di responsabilità, che non sempre viene valorizzato, anche l'autonomia differenziata risponde a questo principio, mette tutti nelle condizioni di avere le massime opportunità, ma poi" devi sfruttarle con senso di "responsabilità. Ad alcuni non piace ma è una grande sfida, una sfida che si fonda sulla responsabilità e sul merito", le parole della premier.

Pnrr

"Vogliamo diventare una Nazione modello e sul Pnrr l'Italia oggi è un Paese modello", dice ancora. La presidente del Consiglio si toglie qualche sassolino dalla scarpa. "Il Pnrr da molti veniva considerato per noi troppo gravoso - dice -, sostenendo che se noi, governo Meloni, lo avessimo rinegoziato avremmo rischiato di perdere risorse. Noi abbiamo sempre ritenuto che andasse rinegoziato, banalmente perché ci trovavamo in una in realtà diversa rispetto a quella in cui ci si trovava quando il Pnrr è stato scritto. Il Pnrr è uno strumento e gli strumenti vanno adeguati al mutare del contesto. Le cose sono andate diversamente da come alcuni temevano", dice Meloni snocciolando i risultati di Roma: "rinegoziarlo si poteva e si doveva fare".

Governo

"Vorremmo che la cifra di questo governo fossero concretezza e velocità", aggiunge, rivendicando: "Sono fiera di alcuni dati economici: l'Italia ha il record di occupazione, di crescita del lavoro femminile, di crescita dei contratti stabili. L'Italia è una delle due nazioni nei Paesi Ocse a poter avere una crescita del reddito reale delle famiglie. Il reddito nei Paesi Ocse è diminuito dello 0,2%, con due soli Paesi in controtendenza: in Gran Bretagna è aumentato dello 0,2% e in Italia dell'1,4%, sette volte di più rispetto alla media. E' una scelta politica: abbiamo concentrato le poche risorse sulla crescita dei redditi delle famiglie".

Trattori

"Il Pnrr quando lo abbiamo rinegoziato serviva a dare un segnale di fiducia, particolarmente alle imprese, per esempio quelle agricole, sulle quali abbiamo investito ulteriori 3 miliardi e non avevamo bisogno di vedere i trattori in strada per sapere che il mondo della agricoltura, un pezzo fondamentale della nostra economia, obiettivamente viveva un tempo particolarmente difficile, stretto tra costi di produzione che aumentano, pezzi che diminuiscono e scelte che vengono fatte delle volte in modo poco pragmatico", le parole di Meloni.

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