Il forno con la Lega è chiuso e si guarda al Pd come ultima spiaggia per tentare quel "governo di cambiamento" che potrebbe portare Luigi Di Maio a Palazzo Chigi. Il suo nome, per i vertici del Movimento, resta una delle poche certezze: "Non abbiamo sacrificato la testa di Luigi per la Lega - dice una fonte autorevole all'Adnkronos - figurarsi se mai lo faremmo per il Pd". Sullo sfondo lo spauracchio del 'governissimo', che condannerebbe il M5S all'opposizione e a una più che probabile implosione interna.
Nel giorno in cui il Colle affida il mandato esplorativo a Roberto Fico, il movimento volta pagina e archivia la Lega, anche se fonti autorevoli assicurano che uno spiraglio con il Carroccio resta aperto e che i contatti sotto banco e a fatica vanno avanti. Ma dai piani alti dei 5 stelle arriva un'altra versione. Mentre la base è in rivolta al grido di 'mai col Pd', Di Maio e i suoi osservano come, giunti a questo punto, non si possa tornare indietro e deludere il Quirinale: i dem rappresentano l'ultima strada che resta da battere, mentre monta l'ira verso Matteo Salvini, 'reo' di non aver dato il benservito a Berlusconi e aver fatto esporre inutilmente il Movimento, portandolo ad aprire -senza risultati- all'appoggio esterno di Forza Italia.
I contatti con i Pd, assicurano i vertici grillini, in queste settimane sono andati avanti e sono molto meno tesi di quel che sembrerebbe. La fiducia nel Colle è piena come quella in Roberto Fico: "Non tradirebbe mai Luigi", si dicono convinti i vertici grillini. Ma la delusione per il mancato accordo con il Carroccio è palpabile - "Ci credevamo fino a stamattina", raccontano - e anche i timori che serpeggiano nel Movimento per il nuovo capitolo che si sta aprendo: dopo aver cannibalizzato il bacino elettorale del Pd, si rischia di bruciare tutto tentando di andare al governo proprio con i dem.