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Coprifuoco alle 22, Gelmini: "Non durerà fino al 31 luglio"

E sulla scuola rassicura le regioni: "Nel dl minimo 70% in presenza, ma chi è in difficoltà potrà derogare"

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22 aprile 2021 | 16.43
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Coprifuoco alle 22? "Il fatto che nel testo del decreto varato ieri non sia stato riprogrammato il coprifuoco, non significa che durerà fino al 31 luglio. Questa è una lettura distorta del provvedimento che abbiamo preso". Lo ha detto Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, durante la registrazione di 'Iceberg', in onda stasera su Telelombardia.

"Sappiamo che - se non faremo errori e se i comportamenti saranno responsabili - i dati dei contagi, dell’occupazione delle terapie intensive, dei decessi, continueranno a migliorare. E in aggiunta a questo abbiamo cominciato a correre con la campagna vaccinale e nei prossimi giorni accelereremo ancora. Quindi io sono assolutamente certa che presto il coprifuoco sarà solo un brutto ricordo. È lo stesso decreto a dirlo, precisando che il Consiglio dei ministri potrà intervenire nelle prossime settimane, con tagliandi periodici al dl, modificando sia le regole per le riaperture che gli orari del coprifuoco".

Gelmini rassicura quindi le regioni sulla scuola in presenza: "Le scuole, con questo governo, sono state le prime a riaprire. Non dimentichiamo che oltre sei milioni di alunni sono in classe. Restava il problema dei licei, delle scuole superiori: sono quelle più problematiche per una questione logistica, per il problema dei trasporti".

"Le regioni ci hanno chiesto di poter procedere con gradualità ed è ragionevole farlo. Tutti vogliamo il ritorno al 100%, e ci arriveremo. Il governo ha stabilito un range entro il quale deve essere assicurata la didattica in presenza. E questo range andrà fra il 70 e il 100%. Le regioni avevano chiesto di partire dal 60% ed in questo senso avevamo raggiunto un accordo. Il Presidente del Consiglio Draghi ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore, ha posto un obiettivo minimo più alto, per cercare di far tutti meglio, ogni giorno. Nel decreto ci sarà scritto il 70%: ma non metteremo a rischio nessuno. Se non sarà possibile assicurare queste quote regioni ed enti locali potranno derogare. Stiamo lavorando per trovare la quadra", sottolinea.

"Tutti vogliamo tornare alla nostra vita normale ed è volontà ed interesse del governo farlo prima possibile. Ma c’è una cosa che dobbiamo assolutamente evitare perché non ci sarebbe perdonato: il rischio di riaprire per poi richiudere. È per questo che si procede con riaperture graduali e in sicurezza", ha spiegato ancora il ministro Gelmini durante la registrazione di 'Iceberg'.

"Esattamente un anno fa i nostri ragazzi erano tutti a casa con la prospettiva di non rientrare in classe fino a settembre, i negozi erano chiusi, e così anche bar e ristoranti: e avevamo fra i 2 e i 3mila contagi al giorno - ha aggiunto -. Ieri di nuovi contagi ce ne sono stati quasi 14mila, ma con il 26 aprile la gran parte delle attività saranno riaperte. E i nostri ragazzi sono in larga parte già tornati a scuola. Non mi pare poco. Tutto e subito non è sempre la scelta più appropriata quando sono in gioco le vite umane. Ma questo resta il decreto delle riaperture e del ritorno alla vita".

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