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Conte in visita alla Sinagoga di Roma

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18 gennaio 2019 | 13.15
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Ribadisco l'impegno dell'Italia per la tutela della libertà religiosa e la lotta alla discriminazione. Il governo farà la sua parte”. Così il premier Giuseppe Conte, in visita al Tempio Maggiore di Roma per un incontro con la comunità ebraica. Il premier ha indossato la tradizionale kippah, il copricapo obbligatoriamente usato dagli uomini nei luoghi di culto ebraico. Prima di fare il suo ingresso nella Sinagoga, Conte ha reso omaggio alla giovane vittima di due anni e ai 40 feriti dell’attentato dell’82, in un momento di raccoglimento davanti alla targa affissa all’ingresso del Tempio Maggiore dove è stata deposta una corona di fiori. “Ancora oggi, mentre assistiamo a volte colpevolmente indifferenti all'antisemitismo, dobbiamo trarre insegnamento dal passato”, ha aggiunto Conte ricordando i “molti episodi di cronaca degli ultimi mesi, come i cori razzisti negli stadi o le testimonianze di privati cittadini” che denunciano episodi discriminatori.

Parlando alla comunità ebraica di Roma, il premier ha detto che “al cospetto dell'immane tragedia dell'Olocausto, non è il silenzio la risposta all'abisso del male”. “La memoria dei sopravvissuti ai campi di sterminio ha bisogno di parole per essere trasmesso alle generazioni” e giungere “fino a noi come monito. Come è possibile che nella culla dei diritti si sperimentasse un ottundimento delle coscienze di tale portata?”. “Ogni forma di antisemitismo è una forma di suicidio dell'uomo europeo che rifiuta se stesso”, ha affermato ancora, perché “nega una componente fondamentale della sua identità”. Il presidente del Consiglio ha ricordato ripetutamente lo “straordinario contributo di civiltà" offerto dalla comunità ebraica: “Credo che un modo forse ancor più autentico per onorare la memoria e non ricadere negli errori del passato sia quello di ricordare il patrimonio culturale ebraico”, anche in termini di “educazione europea”.

Nel corso dell’incontro con il presidente del Consiglio, Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, ha manifestato “preoccupazione per la tenuta sociale del Paese”. Dureghello ha denunciato “l’animosità del dibattito pubblico” e la “violenza nei linguaggi”, rimarcando come “in questo clima generale”, non manchino “episodi di antisemitismo che continuano a trovare spazio e terreno fertile negli ambienti più disparati”: “Dagli spalti degli Stadi, nelle aule universitarie fino ai social network, dove ormai il fenomeno ha assunto numeri e misure incontrollabili e l’uso di linguaggi vessatori se non intimidatori di matrice razzista e antisemita sono ormai una costante”. Per Dureghello, occorrono dunque “atti concreti e scelte significative per meglio definire gli ambiti di legalità e non lasciare spazio ad alcuna ambiguità o minimizzazione”.

Dureghello ha parlato anche dell'immigrazione, rilevando che “per quanto complicato gestire il fenomeno, la salvezza delle vite umane viene prima di tutto”. La presidente della comunità ebraica di Roma è tornata sulla vicenda della Sea Watch, ringraziando il presidente del Consiglio “per il suo personale sforzo di trovare una soluzione dignitosa nei confronti di quelle persone” per settimane in balia del mare.

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