di Veronica Marino
L'allarme cybersecurity lanciato all'Adnkronos dagli specialisti del settore arriva in Parlamento. Dal Copasir a parlamentari di Lega, Fdi e Pd in tanti rimarcano la necessità da parte delle istituzioni di porre massima attenzione ai rischi connessi alla vulnerabilità delle infrastrutture informatiche italiane, con tutti i pericoli conseguenti per imprese e cittadini e a fronte dei dubbi di spionaggio industriale e non solo emersi nell'ambito del 5G, del recente avvertimento da parte del Garante della Privacy in materia di fatturazione elettronica e di app-spia. "Si tratta di rischi da non sottovalutare. Abbiamo già attivato una specifica indagine conoscitiva su questo", ha commentato il vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Adolfo Urso.
"Le questioni relative alla cybersecurity - ha evidenziato Urso - sono gli argomenti di prioritario interesse del nostro comitato (sin dalla sua costituzione perché rappresentano appunto le nuove frontiere della sicurezza nazionale su ogni aspetto della nostra vita come cittadini, come imprese e della Nazione come tale. Peraltro abbiamo attivato una specifica indagine conoscitiva con l'audizione di tutte le parti istituzionali, politiche ed economiche non solo per analizzare la situazione e quindi i possibili rischi in corso - ha spiegato Urso - ma anche per individuare le soluzioni, anche legislative ove necessario. Soluzioni volte a perimetrare meglio la sicurezza nazionale, come peraltro viene sollecitato anche da ampia parte delle istituzioni europee con atti di indirizzo ben chiari".
"Come Lega - ha annunciato il segretario della commissione di Vigilanza Rai ed esponente della Lega Massimiliano Capitanio - stiamo lavorando a un progetto di legge su cybersecurity e antipirateria. E vogliamo contribuire su questo fronte anche ad una sorta di certificazione europea che garantisca a livello comunitario la sicurezza sia a livello hardware sia a livello software delle infrastrutture digitali europee. Il nostro allarme sulla sicurezza italiana non è mai stata una battaglia rivolta a Huawei - ha chiarito Capitanio - ma è stato un moto del Parlamento di segnalare al governo la necessità di affrontare con determinazione la questione della sicurezza informatica e digitale del Paese. Come maggioranza, infatti, ci siamo mossi per rendere più attuale la normativa sulla golden power".
"Preoccupante e gravissimo quanto denunciato dagli esperti di cybersecurity e tlc" per il deputato del Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, "soprattutto se si pensa all'importanza della rete in questo momento nel mondo. Presenterò delle interrogazioni dettagliate in materia - ha annunciato - per sapere se il governo stia già approfondendo le questioni emerse, se vi siano provvedimenti e con quale tempistica l'esecutivo voglia metterli in atto per mettere in sicurezza da subito il Paese. Le due cose che mi angosciano da parlamentare e soprattuto da cittadino sono il rischio relativo ai cloud e, ora che gli italiani si sono avviati sulla fatturazione elettronica, la possibilità amplissima di violazione di dati sensibili".
Infine Federico Mollicone, deputato di Fratelli d'Italia, capogruppo in commissione Cultura e Scienza e componente intergruppo Innovazione oltre che della Commissione di Vigilanza Rai, da tempo molto attento alla tematica. "Il 5G, rete di quinta generazione destinata a rivoluzionare tutto il comparto tecnologico - ha argomentato - rappresenta un campo estremamente sensibile per la dimensione della sicurezza, considerata l’estrema vulnerabilità alle intercettazioni e allo spionaggio di tutte le informazioni sensibili. Il ruolo quasi monopolistico di Huawei, colosso di Stato cinese, come fornitore all’Europa di questi servizi, può incidere sul loro utilizzo per le infrastrutture strategiche mettendone in pericolo la sicurezza attraverso la raccolta di informazioni e dati sensibili", ha sottolineato, annunciando che il suo partito ha chiesto al Copasir di riferire in "un’informativa urgente al Parlamento sui rischi per il sistema Paese legati al 5G".
"Così come evidenziato dai nostri servizi di sicurezza - ha aggiunto Mollicone - le potenze straniere adottano attività predatorie nei confronti dei principali ambiti economici e finanziari, con infiltrazioni nelle reti infrastrutturali cruciali per il mantenimento del Sistema paese. La legge cinese sull’intelligence del 2017 richiede a tutte le aziende del Dragone di fornire al vasto apparato di sicurezza di Pechino l’accesso a qualsiasi dato che scorre lungo le loro reti. Nonostante le smentite, aziende come Zte e Huawei dovrebbero condividere le loro informazioni con i servizi di Pechino, tanto che i dipendenti del governo americani hanno il divieto di avere dispositivi di proprietà delle due aziende e il segretario di Stato americano ha più volte avvertito gli omologhi europei della pericolosità".
"Le aziende cinesi manifestano un approccio end-to-end al 5G, proponendosi cioè di fornire sia componenti hardware sia software: ciò renderebbe le migliaia di dispositivi interconnessi vulnerabili a intercettazioni e spionaggio, ad esempio attraverso l’inserimento di backdoor nelle supply chain - ha dettagliato Mollicone - In Italia, Huawei è presente con proprie attrezzature in Ferrovie dello Stato, Leonardo, Poste Italiane, Tim, Fastweb, fino alla sanità, come l’Irccs Giovanni Paolo II. Huawei considera, infatti, il nostro un Paese strategico per i propri investimenti, anche a causa della forte debolezza normativa sul 5G, e della possibilità di incidere sulla sua regolamentazione".