Può capitare che la mattina il letto dei nostri bimbi sia bagnato. Un disturbo, l’enuresi, e “non una malattia” ci tiene a precisare Pietro Ferrara, docente di Pediatria Università Cattolica e Campus Bio-Medico di Roma, tra i più frequenti dell’infanzia e dell’adolescenza: a 5 anni capita a circa il 15% dei bambini, a 7 anni il 10%, a 10 anni circa il 5% e tra gli adolescenti e gli adulti le percentuali si aggirano intorno all’ 1-2%. “Non ci si deve preoccupare in modo eccessivo – sottolinea l’esperto – perché nella quasi totalità dei casi questo problema si risolve”.
I meccanismi in grado di causare enuresi sono molteplici: “Può dipendere dalla mancanza del picco notturno dell’ormone che fa trattenere i liquidi, dall’incapacità di risvegliarsi quando c’è lo stimolo a urinare durante la notte per un sonno particolarmente profondo, da una vescica un po’ immatura oppure per una condizione genetica”, spiega Ferrara che aggiunge: “Quando non ci sono altri disturbi, diurni, di solito non si fanno esami particolari se non quello delle urine anche dopo i 5 anni. Se invece ci sono anche sintomi diurni, si deve consultare il pediatra per procedere a degli esami”. Anche se è importante intervenire sempre quando la richiesta di “voler guarire” viene espressa in maniera esplicita da parte del bambino e della sua famiglia.
Per poter controllare questo disturbo “è importante controllare l’introduzione dei liquidi dalle 18 in poi, facendoli bere di più durante il giorno, evitare le bevande gassate e la caffeina (presente ad esempio nella cioccolata), evitare i cibi ricchi di calcio (latte e latticini) la sera, ridurre l’introduzione del sale e mangiare molti cibi ricchi di Omega 3”, dice il pediatra. “Quando invece di giorno il bimbo deve correre a fare pipì all’ultimo momento, troviamo delle piccole perdite urinarie nelle mutandine e notiamo che nostro figlio va al bagno più di 7-8 volte al giorno è meglio contattare subito il pediatra”, sottolinea Ferrara.
Se il bambino non ha mai acquisito il controllo vescicale si parla di enuresi primaria, quando invece “il piccolo è stato asciutto durante la notte per almeno 6 mesi prima che il disturbo si sia presentato l’enuresi è secondaria ed è molto probabile che sia espressione di un disagio – afferma il pediatra – che può dipendere da una separazione dei genitori difficile, da problemi a scuola, dalla morte di un parente o anche di un animale di famiglia ma anche da un trasloco. In questo bisogna rivolgersi sempre al pediatra che vi consiglierà l’esperto a cui rivolgersi”.
COSA NON FARE…
Agitarsi: non perdere la calma. Ricordare che la situazione tende a correggersi anche spontaneamente e non è associata ad alcuna patologia.
Rimproverare il bambino e colpevolizzarlo: sgridare il bambino e farlo sentire in colpa non lo aiuterà a non bagnare più il letto.
Punire il bambino: le punizioni aggravano solo la situazione, facendo leva sui sensi di colpa, la vergogna e l’imbarazzo già provati il bambino. Non dimenticare che non è colpa sua e che la volontà del bambino non ha alcun potere sul suo disturbo.
Prendere in giro il bambino con fratelli, parenti o amici.
Parlare con leggerezza del problema con estranei, imbarazzando il bambino.
Non cogliere richieste di aiuto: se si ha il sospetto che il bambino possa essere vittima di episodi di violenza o bullismo, indagare, chiedere, ascoltare ciò che cerca di comunicare.
Impedirgli di dormire fuori casa: non limitare il bambino ma ricordare e ripetere con lui le regole che segue a casa per non bagnare il letto, incoraggiarlo, fornire un cambio extra di mutandine e pigiami e avvertire gli adulti che saranno con lui.
Svegliare il bambino: non solo non serve, ma appare come una punizione che può avere ricadute sulla qualità del sonno e anche dal punto di vista psicologico, rendendo solo il bambino più irritabile e stanco.