"Lo smart working può essere la testa di ponte per passare da una valutazione della persone basata sulla quantità delle ore lavorate a una valutazione basata sulla qualità. L'unica perplessità che nutro nei confronti dello smart working è che può venire meno il senso di squadra, e l'impresa funziona bene quando le componenti sono in relazione. E quindi credo che deve esserci un equilibrio anche nei settori in cui viene sviluppata al massimo tra il lavoro in presenza e lo smart working. Non si deve essere integralisti". Lo ha detto il vice presidente di Confindustria Maurizio Stirpe, intervenendo alla smart conference 'La Vita Agile', organizzata da MeglioQuesto e Lavoro&Welfare, in corso a Roma presso il Virtual Studio – Teatro Garbatella e in streaming sul sito de Il Sole 24 Ore.
Il rapporto di adesione allo smart working deve essere volontario. Non ci sono dubbi. E lo smart deve riguardare uomini e donne nello stessa misura, se ci sono le condizioni e se appunto c'è l'adesione volontaria. LA cornice secondo me è l'accordo raggiunto a dicembre 2021 tra sindacati e organizzazioni d'impresa, che rende superfluo un intervento legislativo".
Un intervento legislativo sullo smart working "lo sconsiglio vivamente, non ce n'è bisogno, e lo sconsiglio vivamente perchè significherebbe andare ad introdurre delle categorie ideologiche all'interno del protocollo che abbiamo sottoscritto a fine 2021 e che abbiamo tenuto in modo accorto al di fuori di esso".
E per Stirpe "se c'è fiducia tra datore e lavoratore il diritto alla disconnessione è un falso problema. Se datore e lavoratore decidono di andare verso lo smart working si deve capire che c'è un cambio culturale, ma anche un nuovo rapporto personale e professionale", conclude.