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Def: Cida, per crescita misure forti, basta coi soliti ‘pannicelli caldi’

Giorgio Ambrogioni, presidente della  Cida
Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida
06 aprile 2017 | 16.31
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Per sostenere la crescita economica nel nostro Paese occorrono "misure forti e non i soliti 'pannicelli caldi'". A chiederlo è la Cida, la confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. A precisare la richiesta dei manager italiani è il presidente, Giorgio Ambrogioni, che avverte: “Il peso delle tasse deprime i redditi e schiaccia l’attività economica: nel varare il Def il governo deve ribaltare questo scenario e inserire misure per la crescita”.

“La Corte dei Conti -prosegue il presidente della Cida, di cui fanno parte Federmanager, Manageritalia, Fp-Cida, Cimo, Sindirettivo, Fenda, Fnsa, Federazione 3° Settore Cida, Fidia, Saur, Sindirettivo Consob Cida- ha fotografato una situazione economica purtroppo ben nota alla categoria dei manager: una pressione fiscale insostenibile che drena risorse invece di allocarle e incoraggia l’evasione invece di contrastarla. I manager, motore pulsante dell’impresa, non possono tacere di fronte all’ennesima ‘manovrina’ che deve reperire poco più di 3 mld di euro con ritocchi alle accise, un minimo di tagli alla spesa (a scapito del welfare) e qualche forma di condono fiscale più o meno mascherato".

"Le misure strutturali, si dirà, sono rimandate in autunno quando mancheranno all’appello almeno 20 mld di euro da reperire per evitare quelle misure di compensazione, imposteci da Bruxelles, che, se attuate, potrebbero dare il colpo di grazia alla nostra stentata crescita economica. Il messaggio che quadri, dirigenti e manager, che lavorano ogni giorno nelle fabbriche, negli uffici, nei servizi, vogliono dare al Governo è che la cura dei ‘pannicelli caldi’ ha fatto il suo tempo”.

“Quel segnale di coraggio e di svolta - precisa Ambrogioni - che la nostra categoria ha chiesto da tempo è rimasto inattuato. I timori politici e partitici stanno avendo la meglio sui conclamati progetti di rilancio produttivo e di risanamento economico e finanziario del Paese che i vari governi avevano a più riprese annunciato. Basti pensare a quanto sta accadendo alle privatizzazioni: nate con l’obiettivo di aumentare efficienza e produttività di industria e servizi, stanno diventando una svendita di pezzi pregiati del Paese per mettere una toppa ai conti pubblici”.

“Comunque, ancora una volta i manager sono pronti a fare la loro parte e a mettersi in gioco come parte vitale della classe dirigente del Paese. Abbiamo fornito documenti e proposte di politica economica che, quasi sempre, sono rimasti nei cassetti dei ministeri. Abbiamo dialogato con tutte le forze politiche per fornire contributi di idee e soluzioni di problemi. A breve, di fronte alla pochezza delle manovrine che ci verranno propinate dal governo, la Cida renderà pubblico un ‘manifesto programmatico’ che nasce dal basso, dalle categorie produttive, da chi ha a cuore le sorti del Paese e in più di un’occasione si è sostituito ad un’azione pubblica scarsa o del tutto assente", avverte.

"Ci riferiamo -specifica Ambrogioni- alla sanità, alla buona scuola e al sostegno all’alternanza con il lavoro, al welfare aziendale, alla rinuncia alla pletora di agevolazioni fiscali per l’industria che ormai rappresentano una concessione del ‘principe’ invece che un sostegno alla produzione. Di tutto questo ci faremo carico e chiederemo alla classe politica di pronunciarsi, di prendere una posizione chiara di fronte al nostro ‘manifesto’. E di assumersi la responsabilità, di fronte al Paese, di scegliere la via della crescita o quella del declino”, conclude.

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