La co-fondatrice: "Maggiori aziende a guida femminile arricchirebbero il sistema con soluzioni nuove e innovative"
Aumentano le donne che guidano lo sviluppo tech ma l’uguaglianza di genere è ancora lontana. Secondo l’ultimo report Klecha & Co., investment bank paneuropea indipendente specializzata nei settori tech, nell’ultimo triennio la leadership femminile nel settore tech è progressivamente cresciuta (+20% complessivo) e si stima che entro il 2022 una donna su quattro ricoprirà ruoli manageriali nelle principali organizzazioni tecnologiche globali (+4% rispetto al 2019). Si registra una lieve crescita delle donne che operano in ambito tech (+ 6,9%), mentre l'impiego di donne con ruoli ad alta specializzazione tecnologica è cresciuto del +11,7%. Ad oggi, nel 2022, sono nati 100 nuovi unicorni tecnologici, ma solo 10 hanno almeno una cofondatrice donna. Tra queste figurano aziende come Stax, società di pagamenti con sede in Florida, Globalization Partners, una piattaforma di Hr con sede a Boston, e Insider, consumer service con sede a Singapore.
“Il contributo delle donne al settore tech -dichiara ad Adnkronos/Labitalia Fabiola Pellegrini, co-fondatrice e Partner Klecha & Co.- può creare un circolo virtuoso anche nelle nostre economie. Maggiori aziende a guida femminile arricchirebbero il sistema con soluzioni nuove e innovative: anche se ci sono ancora poche donne ai vertici del tech, il ghiaccio è stato rotto. Parlando di numeri, nell’ultimo triennio la leadership femminile nel settore tech è progressivamente cresciuta (+20% complessivo)".
"Casi di successo mostrano la via alle future imprenditrici e manager e la finanza ha avviato un processo di inclusione strutturata dei criteri di Diversity nelle procedure di investimento. Sono già 80 in Europa i fondi che includono questi criteri e sono convinta che l’impatto Esg di tali aspetti amplierà sempre più il panorama finanziario interessato a supportare imprenditrici capaci e di successo. L’importante oggi è far sì che il sistema accolga donne capaci e coraggiose e che si possa presto contare su un ecosistema ricco e diversificato di imprese con una leadership femminile”, aggiunge.
Ma in cosa consistono i divari di genere nel settore tech? “I divari di genere sono diffusi in molti settori -risponde Pellegrini- e il tech non fa eccezione, anzi. Le materie Stem, ovvero le discipline scientifico-tecnologiche, sono sempre state associate al mondo maschile, ma in tale ambito sono stati fatti molti passi avanti. Il settore tecnologico resta più maschile, ma anche più aperto all’innovazione: infatti, è quello più predisposto ad aprirsi al cambio dei paradigmi e all’innovazione in generale e quindi senza dubbio quello più propenso ad accogliere nuove aziende anche con una leadership diversa e, perché no, anche femminile quando la risposta a un bisogno di mercato è chiara e concreta. L’obiettivo è avere tante aziende fondate e partecipate da donne, portando un diverso punto di vista e contribuendo quindi alla creazione di un ecosistema sempre più ricco e diversificato”.
Parlando di Venture Capital, nel 2021 l'Europa ha visto la crescita di fondi dedicati, esclusivamente o prevalentemente, alle imprese create da donne, tra cui quelli di Pink Salt Ventures nel Regno Unito, Auxxo in Germania e la venture capital polacca Kinga Stanislawska, che sta peraltro promuovendo presso la Commissione europea uno stanziamento di 3 miliardi di euro per le imprese di venture capital guidate da donne e alcune Venture Capital guidate da donne, come Rethink Impact, si stanno focalizzando sul supporto ad aziende tech a forte valenza sociale. In generale, secondo la Wharton Social Impact Initiative, oggi sono circa 80 i fondi - con capitali complessivi da oltre 1 miliardo di dollari - che investono principalmente o esclusivamente in imprese fondate o guidate da donne.
“Se parliamo di percorso europeo, -spiega ancora Pellegrini- è tutto molto chiaro: si vuole spingere sul role modelling, e quindi sulla promozione della leadership femminile nei settori in cui le donne hanno dimostrato di poter dare un importante contributo, finanza compresa. Proprio la finanza è sempre più pronta a supportare le iniziative al femminile, come dimostra anche la nascita di nuovi fondi di investimento a loro dedicati. Da un lato perché, indipendentemente dal genere dei loro founder, nel nostro paese la strada per la creazione degli unicorni può essere talvolta più lenta, ma crediamo molto nelle capacità delle aziende italiane. Dall’altro perché, soprattutto quando si tratta di imprenditrici donne, in Italia le cose si muovono più lentamente".
"A livello politico, per esempio, il finanziamento del Mise a supporto dell’imprenditorialità femminile è pari a soli 200 milioni di euro, che sicuramente non sono sufficienti. Passando al Venture Capital, come in molti altri settori, la gender equality resta lontana, ma il 2021 ha già visto una forte crescita di fondi dedicati esclusivamente o prevalentemente alle imprese create da donne”, sottolinea.
In termini di M&A, dice Pellegrini, “la tecnologia è il principale motore del cambiamento e dell’innovazione ed è ormai entrata con forza anche nelle asset allocation degli investitori più tradizionali. È un trend che non si fermerà. Nei prossimi mesi, la crescita si concentrerà sui verticali più strategici e aciclici al contesto macroeconomico, tra cui la cybersecurity, i trust services, l’artificial intelligence solo per citarne alcuni”.
Pellegrini è fiduciosa sull’espansione di Kelcha & Co: “Fin dalla concezione dell’azienda, -osserva- abbiamo messo al servizio dei nostri clienti l’elevata specializzazione di quello che è oggi il più grande team europeo operativo in ambito software, servizi It, hardware e IoT. Partiti da Milano, oggi contiamo sedi a Parigi, Londra e New York. In generale Klecha & Co. nasce con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo del settore tech, in cui l’Italia conta moltissime eccellenze, ma anche per promuovere la costruzione di un ecosistema tech a livello europeo. Mai come oggi finanza, imprese e Paesi europei, devono unire le forze in settori sensibili, come per esempio quello della cybersecurity, e avere una nuova visione strategica che ci consenta di difendere le nostre tecnologie e, quindi, la nostra sovranità”.