Il relatore riforma fiscale e presidente commissione Finanze della Camera dei Deputati ha aperto l’incontro nella sede di Comin & partners in piazza SS. Apostoli a Roma 'La riforma fiscale: benefici e prospettive' organizzato da Manageritalia.
“La riforma fiscale è pronta, ma non porterà a nulla senza i decreti attuativi. È una macchina potente che va alimentata e guidata e ora tocca al governo farla correre raccogliendo il consenso degli italiani”. A dirlo Luigi Marattin, relatore riforma fiscale e presidente commissione Finanze della Camera dei Deputati, ha aperto l’incontro nella sede di Comin & partners in piazza SS. Apostoli a Roma 'La riforma fiscale: benefici e prospettive' organizzato da Manageritalia.
“L’attuale legge fiscale - ha detto anche Marattin - risale al 1969 e nel frattempo si sono succedute una serie infinita di norme e interventi che hanno reso difficilmente comprensibile per gli operatori e i contribuenti la sua interpretazione. Oggi abbiamo portato avanti con molte difficoltà, spesso superando i veti di partito, una riforma strutturale che crediamo possa finalmente mettere ordine in un contesto altrimenti preda dei singoli interessi dei singoli governi che con vari colori si sono succeduti. Se la riforma, la prima davvero sistematica e strutturale che potrà durare anche per gli anni a venire, fosse affossata credo che il Paese perderebbe un’opportunità che non si ripeterà facilmente”.
Per il presidente di Manageritalia Mario Mantovani “un vero giudizio sulla riforma che parte, comunque, da ottime premesse si potrà dare solo quando vedremo i decreti attuativi che ancora mancano e che dovranno consolidare l’approccio strutturale che un settore come il fisco richiede. Navighiamo nel frattempo nell’incertezza e soprattutto a pagarne il conto è proprio il ceto medio rappresentato in gran parte dai manager come noi che pagano le tasse sicuramente e in maniera sproporzionata rispetto ad altre categorie difficilmente tracciabili”.
“Il welfare contrattuale - ha aggiunto Mantovani - potrebbe essere uno strumento equo che, al netto di una fiscalità che sia unanime. può fornire servizi ed aumentare il potere di acquisto dei redditi da dipendenti. Attendiamo quindi una riforma strutturale e seria che consenta al paese di ripartire”.
Per Nicola Quirino, docente di Finanza Pubblica Luiss e Accademia Guardia di Finanza “il ceto medio italiano a differenza degli altri Paesi europei è quello più tartassato. Ad aumentare non è stato il prelievo erariale ma i tributi locali, regionali e comunali, che hanno moltiplicato i prelievi rendendoli incerti e spesso ingiusti. Nel nostro paese ci sono 18 milioni di contribuenti con un reddito minore di 15mila euro che quindi pagano pochissimo, mentre il ceto medio in Italia è quello compreso tra i 50 e i 100mila euro di reddito lordo l’anno e paga l’aliquota maggiore al 43%. Negli altri paesi europei l’aliquota massima interviene su redditi più elevati ad esempio in Francia l’aliquota marginale massima del 45% si paga dai 160mila euro in su. Tutti vogliono meno tasse e più equità ma bisogna capire chi paga e come evitare di tassare solo una classe, su livelli di reddito inferiori agli altri Paesi”.
L’incontro è stato organizzato da Manageritalia e ha visto protagonista l’onorevole Luigi Marattin. Alla tavola rotonda hanno partecipato il presidente di Manageritalia Mario Mantovani, Giovanni Spalletta, direttore legislazione tributaria e federalismo fiscale del dipartimento Finanze, Mef, Nicola Quirino, docente Finanza Pubblica Luiss e Accademia Guardia di Finanza, Duccio Casciani avvocato partner studio Foglia & Partners e Daniele Lombardo, direttore relazioni istituzionali e comunicazione TeamSystem.