Sono stati oltre 30mila i visitatori al Food Festival che si è svolto nello scorso fine settimana ad Aarhus, seconda città della Danimarca che quest'anno detiene il doppio titolo di 'Capitale europea della cultura' e 'Regione europea della gastronomia'. Il più importante evento culinario dell'Europa del Nord, promosso da Food Organisation of Denmark (Food), dal 2012 ha visto raddoppiare le presenze.
"Abbiamo messo insieme il meglio della cucina nordica, in 45mila metri quadrati, suddivisi in 12 differenti aree, con 250 aziende partecipanti e 30 fra workshop e seminari, per far apprendere, conoscere e gustare al pubblico il meglio del food con i migliori chef", ha affermato Anna Lund, direttore di Food-Aarhus e Food Festival.
Circa 600, in particolare, sono stati i commensali del 'Catastrophic Meal' andato in scena sabato sera attorno a una tavola lunga 500 metri. Dopo il simposio che nel mese di febbraio ha visto riuniti chef e ricercatori per interrogarsi sul futuro del cibo nel pianeta, è stato creato un menu a base di quegli ingredienti che si ritiene possano sopravvivere di qui a 50 anni, nella migliore ma anche nella peggiore delle ipotesi, a rappresentare un'utopia o, al contrario, un rischio per l'umanità.
Protagonista del Food Festival è stato poi il Campionato danese di hotdog, uno dei momenti più divertenti e frequentati dell'evento, che ha visto sfidarsi a colpi di salse e wurstel, ma non solo, divisi in due categorie, venditori e macellai ma anche top chef, come quello del ristorante stellato Domestic di Aarhus, che per l'occasione ha offerto la sua personale interpretazione del popolare panino.
"L'obiettivo è stato di creare una sorta di contaminazione mettendo alcuni dei migliori chef del paese al fianco dei più ambiziosi venditori di hot dog in modo da trarre ispirazione l'uno dall'altro", ha spiegato Ole Troelso, organizzatore dell'iniziativa e food editor di 'Borsen'.
Ancora, al centro di questa edizione 2017 anche il Wild Food Festival, per stimolare il contatto dell’uomo con la natura, e l’Aarhus Harvest Celebration, per gustare intorno a una lunga tavola i frutti del raccolto. Poi 'Arla', per permettere ai bambini dagli 8 ai 14 anni di ripensare i loro pranzi al sacco. E 'People’s Feast', una cena con diversi menu provenienti da tutto il mondo.
Un appuntamento di riferimento per la gastronomia nordica, quindi, che sta vivendo un momento di rilancio con la riscoperta in chiave gourmet di prodotti tipici locali all'insegna di un vero e proprio 'Manifesto' stilato da chef 'pionieri' in un paese dove fino a pochi anni fa solo la cucina francese era considerata 'fine dining' e che ora annovera diverse 'stelle' Michelin, a partire dal celebre Noma di Copenhagen.
E dalla capitale la 'nordic revolution' ha invaso anche altre città danesi come appunto Aarhus, centro strategico nella penisola dello Jutland che vanta una università con oltre 55mila studenti, attrazioni artistiche e culturali e animate vie dello shopping. E che si affaccia su una pescosa baia dove la biodiversità viene gelosamente custodita.
Così, in 10 anni, la Danimarca è diventata meta anche per i foodies e il turismo enogastronomico è cresciuto del 30%. Sono nati corsi e scuole di cucina e sempre più giovani, anche in questo paese, scelgono di diventare chef. Una tendenza che ha dato un grande impulso anche all'agricoltura e all'allevamento, con la riscoperta di prodotti locali di qualità e di nicchia.
Proprio alle porte di Aarhus, per esempio, c'è chi come il 29enne Philip Damm, nella sua azienda Troldgaarden, fresca di certificazione organica, alleva maiali di una razza pregiata, pezzati bianchi e neri, che era in via di estinzione (ne esistono solo 500 esemplari in tutto il paese) per ricavarne non solo carne e affumicati tradizionali ma anche per sperimentare la produzione di prosciutti 'all'italiana'.
Sempre a pochi chilometri da Aarhus non mancano fattorie che hanno sposato la causa del biologico per tutte le produzioni, come Brandbygegaard, che si cimenta anche nella coltivazione della vite, molto difficile a queste latitudini, per ricavare addirittura 'bollicine' danesi o, quando la stagione non lo consente, creare uno spumante tutto locale a base di mela.
Un'area, quella di Aarhus, infatti, che, grazie ai suoi ingredienti freschi e prodotti tipici, nuovi ristoranti, bar e mercati, continua a raccogliere consenso internazionale per la sua cucina. E che, durante le celebrazioni del 2017, ha ospitato un fitto programma di eventi e attività, oltre 100, che hanno reso omaggio alla cucina gourmet e agli ingredienti locali, per riflettere su ‘Rethinking Good Food’, verso una cultura culinaria sostenibile.