Tre posti di lavoro su quattro dipendono direttamente dall’acqua. Questo significa che la carenza d’acqua e gli ostacoli all’accesso alla risorsa idrica e ai servizi igienico-sanitari potrebbero limitare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro nei decenni a venire. È quanto emerge dall’edizione 2016 del World Water Development Report (WWDR 2016), il Rapporto delle Nazioni Unite sullo Sviluppo delle Risorse Idriche Mondiali, dedicato al tema 'Acqua e Lavoro'.
Stando al rapporto, metà della forza lavoro di tutto il mondo è occupata in otto settori dipendenti da acqua e risorse naturali: agricoltura, settore forestale, pesca, energia, industria manifatturiera ad alta intensità di risorse, riciclaggio di rifiuti, edilizia e trasporti. Secondo le stime presentate nel documento, sono fortemente dipendenti dall’acqua più di 1,4 miliardi di posti di lavoro, pari al 42% del totale della forza lavoro mondiale. Si stima, inoltre, che 1,2 miliardi di posti di lavoro, pari al 36%, hanno un livello medio di dipendenza dall’acqua. In pratica, il 78% dei posti di lavoro in cui è occupata la forza lavoro globale dipende dall’acqua.
"Acqua e lavoro sono strettamente collegati a vari livelli, dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Questa edizione del World Water Development Report esamina per la prima volta lo stretto legame tra acqua e lavoro", afferma Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco. Pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (che si celebra ogni 22 marzo) e nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il Rapporto evidenzia il ruolo chiave che l’acqua svolgerà nella transizione verso una green economy, un’economia ecologica.
"Per conseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è necessario garantire che i posti di lavoro nel settore idrico siano dignitosi e che l’acqua che utilizziamo sia sicura", sostiene il direttore generale dell’Ilo e presidente di Un-Water, Guy Ryder.
L’acqua, dunque, come volano della crescita: dalla sua estrazione fino al momento della sua reimmissione nell’ambiente, è elemento chiave per la creazione di posti di lavoro. Secondo il Rapporto, "valutare la relazione tra acqua, crescita economica e posti di lavoro è particolarmente difficile" e a questo proposito si cita la carenza di dati, in particolare quando si tratta di stabilire in che misura determinate occupazioni dipendano dall’acqua. Tuttavia il documento dell'Onu rileva come diversi studi abbiano identificato correlazioni tra investimenti nel settore idrico e crescita economica. In Africa investimenti in progetti su piccola scala che garantiscono l’accesso ai servizi igienico-sanitari di base e acqua sicura potrebbero fruttare all’incirca 28,4 miliardi di dollari americani all’anno, pari a quasi il 5% del prodotto interno lordo del continente.
Questi investimenti sembrano anche produrre effetti positivi sull’occupazione. Negli Stati Uniti un investimento pari a 1 milione di dollari in infrastrutture tradizionali per la fornitura e il trattamento dell’acqua genera tra i 10 e i 26 posti di lavoro. Inoltre, secondo l’Ufficio per le Analisi Economiche del Ministero del Commercio americano, ciascun posto di lavoro creato a livello locale nel settore idrico e del trattamento delle acque reflue, comporta la creazione di 3,68 posti di lavoro indiretti nell’economia nazionale.
Un ulteriore studio svolto in America Latina, ha rilevato come un investimento pari a 1 miliardo di dollari nell’espansione della rete di approvvigionamento idrico e in servizi igienico-sanitari potrebbe comportare la creazione diretta di 100.000 posti di lavoro.
Nuovi posti di lavoro anche grazie alla transizione verso un’economia più verde in cui l’acqua svolga un ruolo centrale. Secondo stime dell’Irena, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, nel 2014 gli occupati nel settore delle energie rinnovabili erano 7,7 milioni.
Ancora. Nel documento si sottolinea come sulle risorse disponibili di acqua dolce pesi una pressione crescente, ulteriormente aggravata dagli effetti dei cambiamenti climatici. Dagli anni ’80 il tasso dei prelievi di acqua dolce è cresciuto ogni anno dell’1%. Tra il 2011 e il 2050 si prevede che la popolazione mondiale crescerà del 33%, passando da 7 a 9 miliardi di persone, mentre la domanda di beni alimentari crescerà nello stesso periodo del 70%.
Inoltre, secondo il quinto rapporto di valutazione dell’Ipcc, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, circa il 7% della popolazione mondiale dovrà far fronte a una riduzione di quasi il 20% della disponibilità di risorse idriche rinnovabili per ciascun grado di riscaldamento globale. In futuro, si sottolinea nel documento Onu, la possibile carenza d’acqua richiederà l’impiego di risorse idriche non convenzionali, come ad esempio la raccolta di acqua piovana e il riciclaggio di acque reflue e di deflusso urbano. L’impiego di queste fonti idriche alternative genererà nuovi posti di lavoro nell’ambito della ricerca e dello sviluppo tecnologico.
Creare condizioni che migliorino la produttività delle risorse idriche e agevolino la transizione verso un''economia verde'; formare lavoratori sempre più qualificati al fine di rispondere alla crescente domanda di lavoro nei settori idrici. Sono questi alcuni dei punti che il Rapporto sottopone all’attenzione dei governi per rispondere adeguatamente ai requisiti degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, con particolare riferimento all’Obiettivo 6, dedicato alla gestione sostenibile delle risorse idriche e l’accesso ai servizi igienico-sanitari.