Putin ha chiesto al Consiglio della Federazione l'autorizzazione per l'uso delle forze militari all'estero
Sì all'uso dei militari al di fuori della Russia. Nel pieno della crisi con l'Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto al Consiglio della Federazione l'autorizzazione per l'uso delle forze militari all'estero. La Camera alta del Parlamento, che poco prima aveva approvato all'unanimità la ratifica del Trattato di amicizia con le Repubbliche di Donetsk e Luhansk, era stata nuovamente convocata a sorpresa, e ha dato risposta positiva alla richiesta del Cremlino.
L'ok è arrivato in una nuova giornata ad alta tensione, iniziata con la posizione assunta da Kiev all'Onu dopo la decisione con cui la Russia ha riconosciuto le repubbliche separatiste del Donbass. "Chiediamo alla Russia di cancellare la decisione sul riconoscimento e di tornare al tavolo negoziale”, ha affermato l’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite, Sergiy Kyslytsya, durante la riunione di emergenza dell’esecutivo Onu. “Condanniamo l’ordine di dispiegamento di truppe addizionali nei territori dell’Ucraina. Chiediamo un ritiro immediato, completo e verificabile delle truppe di occupazione”.
La decisione di Mosca ricalca quanto già fatto dalla Russia in Georgia nel 2008 con il riconoscimento di Ossezia del sud e Abkhazia, ha poi sottolineato Kyslytsya. "Oggi il Cremlino ha copiato e incollato parola per parola il decreto della Georgia del 2008", ha aggiunto, alzando un foglio stampato. "Nessuna creatività", ha aggiunto. "La fotocopiatrice del Cremlino funziona molto bene".
Le decisioni prese da Mosca in merito alle Repubbliche dell’est dell’Ucraina sono state attuate per prevenire uno ‘spargimento di sangue’ e ‘proteggere e preservare’ i residenti di quelle regioni. A dichiararlo è stato l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vasili Nebenzia, citato dalla Tass. Nebenzia ha giustificato il riconoscimento russo di Donetsk e Luhansk sostenendo che l'Ucraina stava "parlando con i propri cittadini nell'est del paese con un linguaggio fatto di cannoni, spari, minacce e bombardamenti". "Più e più volte, abbiamo chiesto a Kiev di ascoltare le aspirazioni delle persone che vivono nel Donbass e dei residenti di lingua russa del paese, di rispettare il loro desiderio completamente legittimo di usare la loro lingua madre e di insegnare quella lingua ai loro figli", ha dichiarato ancora il diplomatico, citato dalla Cnn.
In ogni caso "siamo ancora aperti alla diplomazia, a una soluzione diplomatica, ma non intendiamo più permettere un nuovo massacro sanguinoso", ha sottolineato Nebenzia. "Ora - ha dichiarato intervenendo al Palazzo di Vetro - è importante concentrarsi su come evitare la guerra e costringere l'Ucraina a fermare i bombardamenti e le provocazioni contro Donetsk e Luhansk". Nonostante ciò, ha chiarito, la Russia "rimane aperta alla diplomazia". "Kiev non solo è tornata molto rapidamente alla retorica militante e ha continuato a bombardare i civili, ma ha anche fatto di tutto per sabotare e infine distruggere gli accordi di Minsk", ha affermato.
Allo stesso tempo però la Russia ha minacciato l'Ucraina di ulteriori conseguenze in caso di "piani militari" a seguito del riconoscimento di Donetsk e Luhansk da parte del Cremlino. Intervenendo al Palazzo di Vetro a New York, l'ambasciatore russo Nebenzia ha detto che Kiev aveva in programma di bombardare e provocare Luhansk e Donetsk.
A seguito del riconoscimento delle due regioni da parte di Mosca, ciò potrebbe avere "conseguenze estremamente pericolose", ha affermato in una riunione di emergenza dell’esecutivo Onu. Nebenzia ha accusato la dirigenza ucraina per la escalation delle tensioni. Il "rifiuto netto" di Kiev di parlare direttamente con i leader separatisti nel Donbass – ha affermato - dimostra che l'Ucraina non intende adempiere alla sua parte degli accordi di Minsk. Per evitare la guerra, ha concluso, l'Ucraina deve essere costretta a porre fine alle sue "provocazioni".
Onu
"Il rischio di un grande conflitto è reale e deve essere evitato a tutti i costi". Ad affermarlo il sottosegretario agli affari politici dell'Onu, Rosemary DiCarlo, alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza, ricordando che la decisione della Russia di riconoscere l'indipendenza di alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk "in violazione dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina" rischia di avere ripercussioni regionali e globali.
Nel frattempo il presidente russo Vladimir Putin avrebbe ordinato alle forze russe di svolgere un ruolo di peacekeeping in quelle regioni, riferiscono media russi, mentre diversi media ucraini parlano di colonne militari russe già entrate nel Donbass.
"Deploriamo anche l'ordine odierno di dispiegare truppe russe nell'Ucraina orientale, secondo quanto riferito in una 'missione di pace'", ha aggiunto DiCarlo.