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Russia, attivisti identificano 2.067 soldati morti: "Vengono da regioni più povere"

Il caso della Buriazia che ha il numero più alto di vittime per numero di abitanti

Russia, attivisti identificano 2.067 soldati morti:
05 maggio 2022 | 12.44
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Sono stati identificati 2.067 militari russi morti in Ucraina. Grazie al lavoro di un gruppo esteso di attivisti che ricostruisce, sulla base di fonti aperte, soprattutto i necrologi pubblicati sui giornali o sui social in lingua russa, nomi, cognomi, a volte il patronimico delle vittime, la data in cui è stata annunciata la loro morte o del funerale. Informazioni fra l'altro che il ministero della Difesa non ha reso disponibili neanche per i 1.351 militari di cui ha ammesso la morte, l'anonima cifra diffusa il 25 marzo scorso.

Alle famiglie, spesso non viene comunicata neanche la data in cui i loro congiunti sono morti (lo si sa solo per 700 delle vittime accertate per via non ufficiale). Quasi mai la località o le modalità in cui sono stati uccisi, spiega all'Adnkronos Mariya Vyushkova, ricercatrice in una università americana, di cui preferisce non fare il nome, buriata di origine. Vyushkova fa parte di un movimento di volontari russi nato per denunciare le frodi alle elezioni legislative del 2016 e presidenziali del 2018, seguendo le telecamere aperte ai seggi, che in seguito ha continuato a lavorare insieme per aggiornare un bilancio veritiero delle vittime del covid. Pochi giorni dopo l'inizio dell'"operazione militare speciale", gli attivisti hanno iniziato a documentare le vittime russe della guerra contro l'Ucraina.

"Sembra che le famiglie abbiano paura anche a precisare i dettagli della morte del loro congiunto, oppure gli è stato chiesto di non farlo. In casi molto rari (nei necrologi o negli annunci, ndr) ci sono tutte le informazioni, quando si tratta di alti ufficiali, la cui morte è molto più difficile da nascondere. Per i soldati semplici viene riportato solo il nome", spiega, denunciando "la chiara correlazione fra il numero di vittime e il reddito procapite medio della regione di origine" che emerge dall'analisi dei dati raccolti.

L'andamento del numero delle vittime russe individuate in questo modo segue, con uno slittamento di circa una settimana, l'andamento della guerra. Il numero dei morti ha iniziato a scendere all'inizio di aprile, in seguito al ritiro delle forze di Mosca dai dintorni di Kiev. Questa situazione più tranquilla è andata avanti per due settimane e mezzo. Ma il numero ha ricominciato a crescere, dopo l'intensificazione delle azioni nel Donbass.

"Ovviamente, i militari russi morti in Ucraina sono molto di più di quelli che siamo riusciti a identificare noi. Perché della maggior parte delle morti non si parla mai pubblicamente. Non ci sono elenchi, non ci sono nomi", neanche dei 1.351 soldati citati dal ministero della Difesa a Mosca a fine marzo. "E' ovvio che le cifre fornite dal governo russo non sono corrette", spiega Vyushkova, di professione chimica.

Il database aggiornato quotidianamente dai volontari consente analisi anche sulle località di provenienza delle vittime. "E la Buriazia, la mia regione d'origine, ha il numero più alto di vittime in rapporto alla popolazione: 121 morti accertati a oggi (ieri, ndr), vale a dire il 5,8% dei caduti, quando la popolazione della Buriazia è di 972mila persone, lo 0,67 per cento della popolazione della Federazione russa".

"Le vittime di etnia buriata (i buriati etnici sono solo il 29,5 per cento dei buriati, una regione che da secoli è a maggioranza russa) sono 54, vale a dire il 2,6 per cento delle vittime accertate in tutto il Paese (quando i buriati etnici sono lo 0,3 per cento dell'intera popolazione della Russia).

"La Buriazia è una regione remota (fra la Mongolia e il Lago Baikal) povera, poco popolata. Arruolarsi per molti è l'unico modo per avere un salario e riuscire a mantenere la propria famiglia", spiega inoltre la ricercatrice, precisando che a seguire, per numero di caduti per abitanti, c'è la regione di Tuva e che la zona di Mosca invece non ha praticamente vittime. I residenti di etnia buriata hanno condizioni economiche ancora peggiori del resto della popolazione della Buriazia", un dato che rafforza la correlazione fra il numero dei caduti e le condizioni economiche delle vittime della guerra in Russia.

Non ci sono dati sul numero di soldati originari della Buriazia sul totale delle forze russe, il ministero della Difesa non fornisce queste informazioni, ma "è chiaro che i buriati si arruolano più degli altri a causa della situazione economica della regione in cui vivono", aggiunge Vyushkova, fra i fondatori dell'organizzazione Free Buryatia Foundation, nata per promuovere i valori della democrazia nella sua regione d'origine. "Nessuno degli ufficiali di alto grado, da capitano in su, morto in Ucraina, proveniva dalla Buriazia".

Molti dei soldati di etnia buriata di cui è stata confermata la morte "non avevano chiaramente intenzione di fare i militari, ma sono stati costretti a farlo perché non trovavano lavoro", aggiunge l'analista, che ha lasciato la Buriazia dopo il liceo per fare l'università a Novosibirsk e che si è trasferita negli Stati Uniti dopo il dottorato: "fra loro, emerge dai dati raccolti, c'era un chimico, come me, un programmatore, avvocati, un insegnante d'arte di 40 anni con tre figli, che aveva la carica di sergente".

Dal database emerge anche che l'età media delle vittime è 28 anni. Più dell'80 per cento hanno età compresa fra i 18 e i 35 anni, e il 40 per cento hanno meno di 25 anni. In Buriazia, il numero di uomini morti a meno di 30 anni è aumentato di due volte e mezzo (questi ultimi dati sono stati pubblicati dal sito di notizie indipendente Vazhnie istorii).

Di conseguenza, la frustrazione per la guerra di Putin sembra crescere in modo particolare in Buriazia. "Ci sono moltissime persone che non sono contente della situazione, anche se nessuno è ancora pronto a rischiare per protestare", spiega Vyushkova, fra i fondatori della Free Buryatia Foundation, una nuova organizzazione contro la guerra, nata anche per sostenere le minoranze etniche in Russia e contrastare la discriminazione di cui sono oggetto, per portare le minoranze a "essere parte di una nuova Russia democratica". Free Buryatia Foundation è il primo movimento di opposizione su base etnica in Russia, fra i pochi gruppi di opposizione nati lontano da Mosca.

"Noi parliamo anche di altri, ma speriamo che si creino altri gruppi come il nostro, che ogni minoranza dia vita a un suo gruppo. Non siamo a conoscenza dei dettagli della situazione di altri, per esempio, degli yakuti. Ma è molto importante organizzarci", precisa, sottolineando che la Fondazione difende tutti i buriati, perché "anche i russi che vivono in buriazia (il 70,05 per cento, ndr) patiscono più dei russi che vivono altrove".

(segue)

Sono stati documentati diversi casi di dissenso individuale in Buriazia, dove vivono 972mila persone: il direttore artistico del Teatro russo a Ulan Ude, la capitale della regione, è stato licenziato il 22 marzo scorso dopo che si era espresso contro la guerra.

Un maestro di tiro con l'arco (uno sport molto popolare in Buriazia), Valery Yakovlev, ha rimosso la lettera "Z", diventata in Russia il simbolo della guerra, dalla porta della scuola in cui tiene i suoi corsi. E' stato interrogato e ha ricevuto una sanzione dell'equivalente di 100 dollari per "aver screditato le forze militari russe". Ha spiegato di aver rimosso la Z perché non voleva che i bambini fossero "programmati" con i simboli pro guerra. "Se si fa il lavaggio del cervello ai bambini da piccoli, cosa diventeranno?"

A Ulan-Ude, che si trova a 4.400 chilometri da Mosca, la madre di un soldato catturato in Ucraina, Sergei Ochirov, ha inscenato una protesta da sola accanto al monumento di Lenin, con un cartello con la scritta "No alla guerra". Il figlio Sergei, un autista militare di 25 anni, è stato ferito il 28 febbraio e fatto prigioniero, come risulta da un video girato dai soldati ucraini. Sergei, che è riuscito a telefonare alla madre per dirle che era ferito, era stato inviato in Bielorussia all'inizio di febbraio per esercitazioni. Non aveva allora informato la famiglia della sua partecipazione all'intervento contro l'Ucraina.

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