Almeno 222 morti, oltre 850 feriti e circa 500 edifici distrutti o gravemente danneggiati. Questo il bilancio provvisorio dello tsunami che ha colpito l'Indonesia tra Giava e Sumatra. "La raccolta dei dati è ancora in corso ed è probabile che aumenti il numero delle vittime e dei danni", ha dichiarato Sutopo Purwo Nugroho, portavoce dell'agenzia nazionale per i disastri in Indonesia. Lo tsunami è stato innescato dall'eruzione del vulcano Krakatau Child, che ha fatto crollare 430 case e nove hotel, provocando gravi danni a 10 navi e danni meno gravi a decine di altre imbarcazioni, ha riferito a Xinhua il portavoce dell'agenzia Nugroho. Nel distretto di Pandeglang, enormi ondate hanno scosso zone residenziali e numerose residenze turistiche situate lungo le zone costiere, come il Pantai Tanjung Lesung, Sumur, Penimbang, Teluk Lada dan Carita. "Quando si è verificata la tragedia, molte persone si trovavano in vacanza nelle zone costiere di Pandeglang", ha spiegato.
In una dichiarazione, il presidente indonesiano Joko Widodo ha inviato le sue condoglianze alle persone colpite. I video pubblicati sui social media mostrano lo tsunami mentre si abbatte su un concerto di una band indonesiana. Oystein Lund Andersen, un testimone norvegese che era in gita in famiglia sulla costa della spiaggia di Anyer, ha scritto su Facebook di aver visto l'onda in arrivo.
Il governo indonesiano ha ammesso che lo "tsunami vulcanico" si è abbattuto sulle coste ad ovest di Banten perché il Paese ha solo un sistema di allerta per questo tipo di eventi provocati da terremoti. Il portavoce dell'agenzia di protezione nazionale ha infatti spiegato che non vi è stato nessun allarme prima dell'arrivo dell'enorme onda nello stretto di Sunda perché l'Indonesia non ha ancora sviluppato un sistema di allarme per eventi provocati da frane sottomarine o eruzioni vulcaniche. Ed è proprio un fenomeno del genere che ha provocato il disastro di sabato notte, ha aggiunto il portavoce, spiegando che lo tsunami è stato attivato da una frana sottomarina provocata dall'eruzione del vulcano Anak Krakatau, circostanza che si è combinata con un'onda di marea più alta del solito a causa della luna piena.
"Da questa mattina arrivano nei nostri centri persone rimaste ferite nello tsunami e vengono portati i corpi delle vittime. Nel corso della giornata è aumentato il numero e ci aspettiamo che questo continui nei prossimi giorni" la testimonianza di Daniel von Rege, "country director" di Medici Senza Frontiere in Indonesia, dal distretto di Pandeglang, uno dei più colpiti dallo tsunami, dove MSF gestisce due centri della salute, a Labuan e Carita. "Stiamo lavorando con le strutture sanitarie locali e del ministero per rispondere alle esigenze più immediate: i casi più gravi sono trasferiti in ospedali più grandi e le autorità locali stanno prendendosi cura dei corpi delle vittime", ha aggiunto von Rege spiegando poi che MSF sta fornendo un suo sostegno anche sul fronte "del controllo di infezioni e degli standard igienici". E che con la sua presenza nelle zone così duramente colpite continuerà a "sostenere le autorità sanitarie locali fino a quando sarà necessario".
ActionAid, che ha un programma in corso a Serang, uno dei distretti più colpiti dallo tsunami, in queste ore è in contatto con l’associazione partner che è sul campo per valutare i primi bisogni dopo il disastro, si legge in un comunicato. "L'Indonesia è ancora sconvolta dallo tsunami e dal terremoto che ha colpito Sulawesi tre mesi fa. È scioccante - dichiara Fransisca Fitri, Country Director di ActionAid Indonesia - concludere l'anno alle prese con le conseguenze dell'ennesima emergenza causata da uno tsunami. È stato un anno terribile per i disastri naturali. Il numero delle vittime e dei feriti denunciati sono in aumento e sappiamo che, anche se le famiglie sono riuscite a fuggire o sopravvivere alle maree, le loro case e i loro mezzi di sussistenza sono stati spazzati via".
L'ESPERTO - Anche se è ancora presto per avere dettagli sulle cause precise, lo tsunami in Indonesia "non è stato provocato da un terremoto ma da una eruzione vulcanica che ha provocato una frana sul vulcano Krakatau", 'figlio' del vulcano che nel 1800 causò la morte di oltre 30mila persone. A spiegarlo all'Adnkronos è Francesco Chiocci, professore ordinario di Geologia Marina al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Roma 'La Sapienza'. Una frana sottomarina, spiega, "simile e a quella che causò un maremoto a Stromboli il 3 dicembre del 2002, con onde alte 10metri. Un evento che non provocò vittime - precisa - solo per la stagione ma che provocò ingenti danni alle infrastrutture. E' presto per conoscere esattamente la dinamica, ma il meccanismo è lo stesso". Secondo l'esperto che svolge ricerca in collaborazione con il Cnr "non è impossibile, a breve tempo, che si possa ripetere un evento simile. La frana - spiega - una volta caduta si stabilizza, ma la 'cicatrice' che lascia resta instabile. E' quindi possibile un nuovo evento simile".
Nel 2002, spiega ancora, "la protezione civile con il dipartimento di Geologia hanno dato il via ad un monitoraggio costante, con rilievi annuali, nella zona di Stromboli, proprio per capire e studiare l'evoluzione del fenomeno". "Da allora - aggiunge - ci sono stati altri eventi ma la frana del 2002 ha coinvolto 7/8 milioni di metri cubi di materiale mentre negli ultimi tempi si sono verificati 'sommovimenti' di circa un milione. Anche se - precisa - lo Stromboli è un caso particolare, essendo un vulcano in attività costante, con produzione continua di scorie. Per questo è soggetto a monitoraggio continuo. Il problema - lamenta - è che a causa dei tagli al budget si sia rimasti privi di navi oceanografiche. Un problema strutturale per il mondo della ricerca".