A mettere in guardia dal rischio di una nuova escalation è l'Isw. Blinken: "La guerra è un fallimento strategico per Putin"
Dopo l'Ucraina, i paesi baltici. Il presidente russo Vladimir Putin sta ponendo le condizioni per una futura destabilizzazione di Lituania, Estonia e Lettonia con l'obiettivo di indebolire la Nato. A delineare i rischi legati all'escalation è l'Institute for the Study of War (Isw), che nei giorni scorsi aveva già prospettato una nuova offensiva russa in Ucraina nelle prossime settimane, a quasi 2 anni dall'inizio della guerra.
I paesi baltici sono tra i principali partner dell'Ucraina, come è stato ribadito dai recenti viaggi del presidente Volodymyr Zelensky. La scorsa settimana, il leader di Kiev ha fatto tappa a Vilnius, Riga e Tallinn, ottenendo ulteriori aiuti da paesi che già impegnano una quota rilevante del proprio Pil per garantire sostegno militare all'Ucraina. La Lituania ha appena garantito ulteriori 220 milioni di dollari per il prossimo triennio. Il presidente estone Alar Karis si è impegnato a stanziare 1,2 miliardi di euro per Kiev fino al 2027.
''L'escalation contro i Paesi baltici'', nella strategia di Putin, è iniziata con ''un aumento significativo degli sforzi in corso da tempo da parte del Cremlino per indebolire l'Alleanza Atlantica'', scrive l'Isw nel suo ultimo rapporto. ''La Russia sta continuando a dimostrare di non essere interessata a negoziare in buona fede per l'Ucraina'', prosegue l'analisi.
Secondo l'Isw ''la Russia si sta preparando a lanciare una nuova offensiva nelle prossime settimane una volta che il terreno nell'Ucraina meridionale e orientale congelerà''. In particolare la Russia starebbe preparando unità d'assalto aviotrasportate per lo sbarco nelle retrovie ucraine.
"Gli eventi attuali nei Paesi baltici, inclusa l'espulsione di russi dalla Lettonia, incidono sulla sicurezza del nostro Paese", ha detto dal canto suo Putin in un incontro con i rappresentanti dei comuni russi.
Le autorità lettoni hanno inviato più volte lettere minacciando di espellere 985 russi che non avevano soddisfatto i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno nel paese, ha riferito il canale televisivo LTV con citando il capo dell'Ufficio per la cittadinanza e gli affari migratori della Lettonia Maira Roze.
Antony Blinken non vede da parte russa una disponibilità alla trattativa, sottolineando "noi siamo sempre pronti, perché più di nessun altro la vuole il popolo ucraino, ma ci deve essere la disponibilità dalla parte della Russia di negoziare in buona fede, sulla base dei principi sfidati dalla sua aggressione, integrità territoriale, sovranità, indipendenza". Così il segretario di Stato Usa, intervenendo a Davos, e sottolineando che "se i russi sono pronti a negoziare su queste basi, troveranno la disponibilità dell'Ucraina, degli Usa e di molti altri Paesi".
Il segretario di Stato ha ricordato che "nessuno voleva" questa guerra e come gli Stati Uniti abbiano cercato di evitarla negoziando con Mosca per "vedere se ci fossero delle genuine preoccupazioni di sicurezza". "Ma la questione non era questa, ma la visione di ristabilire la grande Russia", ha aggiunto, ricordando che Vladimir Putin "ha fallito" in questo obiettivo perché l'Ucraina "non solo si è difesa dall'aggressione, ha ripreso il territorio, respinto i russi dal Mar Nero".
E che, nonostante "l'ultima parte dell'anno scorso è stata difficile" e la guerra continua ad essere "uno scontro feroce in cui la Russia mette enormi risorse", la guerra è stata "un profondo fallimento strategico per Putin e la Russia" che ora "è più debole militarmente, economicamente, diplomaticamente, con l'Europa che ha tagliato la sua dipendenza energetica, gli ucraini sono più uniti che mai, la Nato è più forte e più ampia".