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Raid Israele su ambasciata Iran a Damasco, Teheran accusa gli Usa: la replica

I morti salgono a 11. Il presidente iraniano Raisi: "Crimine vigliacco, non resterà senza risposta". Stati Uniti: "Non siamo coinvolti

Raid a Damasco  - (Afp)
Raid a Damasco - (Afp)
02 aprile 2024 | 09.57
LETTURA: 3 minuti

"Questo crimine vigliacco non resterà senza risposta". Lo ha dichiarato in una nota il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, commentando il raid israeliano che ha preso di mira il compound diplomatico dell'Iran a Damasco in Siria e causato la morte di un importante generale dei Guardiani della Rivoluzione.

Intanto è salito a 11 undici il numero delle vittime dell'attacco , ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani, mentre la Guardia rivoluzionaria iraniana, citata da Tasnim, ha confermati che tra i morti ci sono sette membri della Forza Quds dei Pasdaran, i generali Muhamad Reza Zahedi e Muhamad Hadi Haj Rahimi, e cinque consiglieri militari.

A Israele "con la forza di Dio faremo rimpiangere questo crimine ed altri simili", ha affermato la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. "Il regime malvagio sarà punito per mano dei nostri uomini coraggiosi", ha minacciato Khamenei.

Iran accusa gli Usa

L'Iran ha inoltre inviato un messaggio "importante" agli Stati Uniti, ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, precisando che il messaggio è stato inoltrato attraverso la Svizzera, Paese che cura gli interessi degli Usa nella Repubblica islamica dalla crisi degli ostaggi del 1979. L'Irna non ha aggiunto dettagli sul messaggio, ma ha riferito che secondo l'Iran, gli Usa hanno "responsabilità" per il raid.

La replica degli Usa

Gli Stati Uniti dal canto loro hanno informato l'Iran di "non essere coinvolti" e di non essere stati messi al corrente da Israele del raid in cui è rimasto ucciso Mohammad Reza Zahedi, riporta Axios, citando un funzionario statunitense.

Secondo il portale di notizie, un portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale ha assicurato che gli Stati Uniti "non sono stati coinvolti nell'attacco e non ne erano stati messi a conoscenza". Un alto funzionario americano ha precisato che gli Usa "hanno comunicato questo direttamente all'Iran".

Gallant: "Israele colpirà dappertutto, ogni giorno contro il nemico"

Israele intende "agire dappertutto, ogni giorno, per prevenire che i nostri nemici si rafforzino", sostiene il ministro della Difesa Yoav Gallant. "Siamo in una guerra multi fronte", ha poi aggiunto, parlando a un incontro della commissione Esteri e Difesa della Knesset e assicurando che Israele sta lavorando "per chiarire a tutti quelli che agiscono contro di noi in tutto il Medio Oriente che il prezzo dell'azione contro Israele sarà pesante".

Hezbollah promette 'punizione e vendetta'

Il 'partito di Dio' libanese Hezbollah ha promesso "punizione e castigo" per il raid israeliano. "Questo crimine dimostra che il nemico israeliano continua ad essere stolto nel credere che, liquidando i dirigenti, possa fermare l'ondata ruggente della resistenza popolare. Certamente, questo crimine non passerà senza che il nemico riceva punizione e vendetta", ha assicurato il gruppo sciita, secondo quanto riporta la rete televisiva libanese Al Manar, vicina a Hezbollah. 

Secondo il gruppo libanese, questo raid darà "maggiore determinazione a resistere e affrontare" un nemico "arrogante e assetato di sangue".

La condanna di Arabia Saudita e Cina

"La Cina condanna l'attacco", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. Sottolineando che la Cina si oppone a "qualsiasi azione che porta a un'escalation delle tensioni", il portavoce ha affermato durante un punto stampa che "non può essere violata la sicurezza delle istituzioni diplomatiche e devono essere rispettate la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della Siria".

Anche l'Arabia Saudita ha condannato l'attacco al consolato iraniano a Damasco. Il ministero degli Esteri di Riad, pur non citando lo Stato ebraico, ha espresso in una nota il "rifiuto categorico" per gli attacchi che "prendono di mira le strutture diplomatiche con qualsiasi giustificazione e pretesto". Secondo il regno del Golfo, che da poco si è riconciliato con l'Iran, ciò costituisce "una violazione delle leggi diplomatiche internazionali e delle regole sull'immunità diplomatica".

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