Il timore è che il danno di immagine possa toccare tutte le istituzioni europee
Durante la discussione tra i leader dei Paesi Ue e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola nel Consiglio Europeo è emersa la "preoccupazione" dei capi di Stato e di governo per le ripercussioni che l'indagine per sospetta corruzione ad opera di Paesi terzi potrebbe avere sull'immagine dell'Unione Europea. Lo riferiscono fonti Ue a Bruxelles.
La preoccupazione è motivata anche dal fatto che le opinioni pubbliche non distinguono tra le varie istituzioni europee, quindi, il danno di immagine rischia di 'ammaccare' tutte le istituzioni, non solo il Parlamento. "Tutti sono preoccupati", spiega la fonte, aggiungendo tuttavia che i capi di Stato e di governo hanno espresso "sostegno" per le iniziative annunciate da Roberta Metsola nel campo dei controlli di chi ha accesso alle strutture del Parlamento, delle ong accreditate, oltre alla commissione d'inchiesta chiesta oggi dall'Aula. Durante la discussione sono state anche affrontate tematiche "sensibili", dato che l'indagine della magistratura belga è partita grazie alla Sureté de l'Etat, l'intelligence del Regno.
L'INCHIESTA - Sarebbe stato individuato "un gruppo indeterminato e molto ampio di persone" dedito alla consumazione di "fatti di corruzione" operante "all'interno di strutture europee con o senza legami con l'Unione europea". E' questa si legge nel decreto di perquisizione eseguito, su mandato della procura di Milano, nell'ambito dell'inchiesta belga ribattezzata Qatargate che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'ex europarlamentare Antonio Panzeri e del suo ex collaboratore Francesco Giorgi. Nel provvedimento si parla, in modo generico di "fatti di corruzione" che si traducono in "ingenti somme di denaro" in cambio della propria attività e si fa, inoltre, espresso riferimento ai soldi sequestrati all'ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili. Un sequestro di denaro rispetto al quale "si ravvisano elementi idonei" a cercarne altri in Italia, partendo dal presupposto che i presunti profitti illeciti possano essere stati trasferiti su conti correnti.
Nei documenti inviati dalla magistratura belga si parla di un "quadro internazionale dell'organizzazione" in cui Panzeri potrebbe ricoprire un ruolo di primo piano. E proprio sull'ex parlamentare e sui suoi conti bancari si concentrano gli sforzi degli inquirenti milanesi - gli accertamenti sono affidati al dipartimento Affari internazionali guidato dall'aggiunto Fabio De Pasquale - che sono meri esecutori delle richieste della procura di Bruxelles che, anche in queste ultime ore, sta arricchendo le istanze ai colleghi meneghini.
Dai collaboratori a lui vicini, così come delle persone legate alla fondazione Fight Impunity, potrebbero arrivare indicazioni sulla rete di rapporti di Panzeri che attualmente resta in carcere, mentre bisognerà attendere lunedì e martedì per capire se la moglie e la figlia dell'ex europarlamentare (arrestate su mandato di arresto europeo) saranno trasferite in Belgio. Decisione che sarà presa dalla corte d'Appello di Brescia, ma che potrebbe slittare poiché la difesa non ha ancora ricevuto il provvedimento cautelare.
Le indagini bancarie - che starebbero dando i primi risultati - stanno cercando di far luce anche su Giorgi, compagno dell'ex vicepresidente del Parlamento Europeo, la greca Kaili. In una cassetta di sicurezza riconducibile a Giorgi, la chiave era nell'abitazione di Abbiategrasso perquisita domenica sera, sono stati trovati 20mila euro. Se a Milano non esiste un fascicolo autonomo sull'inchiesta Qatargate, le attività di indagine sono destinate a continuare anche nei prossimi giorni, non solo con lo studio dei documenti bancari ma anche ascoltando persone vicine agli arrestati.
LA LEGISLATURA UE - L'attuale legislatura Ue arriverebbe a termine anche se, come hanno ipotizzato media greci e tedeschi, l'inchiesta sulla presunta corruzione ad opera di Qatar e Marocco dovesse coinvolgere una sessantina di eurodeputati, perché verrebbero tutti "rimpiazzati" dai primi dei non eletti. Lo dice, rispondendo all'Adnkronos a margine del Consiglio Europeo in corso a Bruxelles, il copresidente del gruppo dei Verdi/Ale nell'Aula di Strasburgo Philippe Lamberts. "Bisogna portare a termine testi legislativi importanti - dice Lamberts - non so se saranno sessanta gli eurodeputati coinvolti, in ogni caso avrebbero tutti dei sostituti e sarebbero rimpiazzati. L'istituzione è funzionale e resterà funzionale. Sennò avrebbero vinto i corrotti".
"Un altro conto è recuperare credibilità, questa è un'altra questione", aggiunge. Per Lamberts, che "legge i giornali" e non ha informazioni di prima mano sull'inchiesta, è possibile che gli sforzi del Marocco per influenzare i processi decisionali Ue siano stati più cospicui di quelli del Qatar (Le Soir, il quotidiano belga che ha le migliori informazioni sull'indagine, non l'ha mai chiamato così): in ogni caso, ricorda, "sui dossier in colegislazione il Parlamento ha gli stessi poteri del Consiglio. Il fatto che ci sia molta attività di lobbying a Bruxelles è perché c'è una quantità enorme di potere".