L'illegittimità della rielezione di Putin, contestata in questi termini da Vladimir Kara-Murza, si basa su argomentazioni sulla violazione della legge degli emendamenti della Costituzione introdotti nel 2020 per consentire una sua nuova candidatura al Cremlino
I russi che hanno sfidato le autorità e le telecamere per prendere parte ai funerali di Aleksei Navalny, o per portare un fiore sulla sua tomba nei giorni successivi, non hanno preso parte a una protesta politica. Anche se gli slogan cantati, più che scanditi, potevano sembrare gli stessi. 'Russia senza Putin', 'Gli ucraini sono brave persone', 'Aleksei Aleksei', 'Navalny', 'Putin ha ucciso Navalny'. A Mosca è piuttosto andato in scena un rito profondamente ancorato nella cultura russa, quello del disvelamento del falso zar, dello zar come "usurpatore", lo stesso termine usato, ma con argomentazioni giuridiche, dall'oppositore Vladimir Kara-Murza, per denunciare l'illegittimità di Putin Presidente dopo il 7 maggio, giorno in cui scade il suo quarto mandato al Cremlino.
L'oppositore condannato a 25 anni di carcere, detenuto in una colonia penale a regime speciale della regione di Omsk, ha scritto, in un commento pubblicato nei giorni scorsi sul Washington Post, che a rendere non legittima la rielezione di Putin, non vi è solo la repressione dell'opposizione e la mancanza di una stampa libera: gli emendamenti della Costituzione "approvati in tutta fretta" nel 2020, fra cui quello che consente a Putin di ricandidarsi oggi, "violano la legge russa in diversi modi".
L'immagine della salma di Navalny esposta lo scorso primo marzo come vuole la tradizione ortodossa nella chiesa dell'Icona della madre di Dio di Mosca ha, specularmente, con linguaggio diverso, proposto lo stesso argomento.
La leggenda è radicata nella storia e nel mito della natura divina dello zar. Ha origine nella complicata successione a Ivan il terribile. Lo zar ha pieni poteri che discendono direttamente da Dio. E proprio perché non c'è nulla di terreno a cui il potere è ancorato, non uno scettro, non un voto, può paradossalmente essere ribaltato laddove se ne ravvede la natura fasulla, laddove dimostra di non essere 'zar piccolo padre' (tsar batiushka') che ha a cuore le sorti del suo popolo. Ecco allora che può lo zar può essere contestato dalla sua gente, unica modalità lasciata ai russi per dare legittimità a una ribellione.
Quando avviene? Quando viene smascherata la sua ingiustizia, il suo essere carnefice, muchitel in russo. Come è stato Putin per Navalny, con il martirio durato mesi, dal suo avvelenamento in Siberia nell'agosto del 2020, al lento declino fisico in carcere, sopruso dopo sopruso, fino alla morte. Vladimir Putin si è presentato come il carnefice del suo avversario.
L'agonia di Navalny, il suo funerale, la solennità della messa che, per quanto sbrigativa per ordine delle autorità, ha mantenuto la sacralità ortodossa, le lunghe code di persone che si sono formate sia di fronte alla chiesa che di fronte al cimitero, la mole di fiori che hanno coperto la tomba. Tutto indica un disvelamento. Che non avrà effetti sul voto dall'esito scontato. Sulle politiche di Putin al Cremlino per il suo quinto mandato. Ma che rimane nella memoria, iscritto nei valori tradizionali su cui è incardinata la propaganda putiniana.