di Frediano Finucci racconta le possibilità e le minacce della tecnologia satellitare, spiegando come quella scatenata da Mosca sia una guerra che va studiata anche guardandola dallo spazio
- Come dimostrano le ultime notizie (quelle sulla decisione comunicata "in segreto" ai tecnici di Starlink di bloccare il servizio satellitare per impedire ai droni sottomarini ucraini di attaccare le navi militari russe, temendo ripercussioni nucleari) Elon Musk è stato - anzi, è - un attore non secondario della guerra in Ucraina. Senza divisioni sul campo, ma semplicemente mettendo in campo alcuni pezzi della sua "quadruplice creatura composta da: lanciatori (Space X), satelliti (Starlink), auto elettriche (Tesla), e dal social (Twitter)". E quando andrà raccontata la storia dell'attacco lanciato contro Kiev, andrà raccontato non solo quanto successo sul campo di battaglia ma anche quanto avvenuto silenziosamente nello spazio.
La conferma arriva da 'Operazione Satellite' di Frediano Finucci, capo della redazione economia ed esteri del Tg de La7 e conduttore di Omnibus, un veloce saggio in uscita a fine mese per Paesi Edizioni in cui si descrivono le minacce rappresentate dalle tecnologie satellitari, tecnologie che un tempo erano riservate solo a militari e governi, ma oggi - Musk docet - disponibili anche a utenti 'civili', con risvolti economici, sociali e geopolitici finora impensabili.
In realtà sopra le nostre teste da molti anni si moltiplicano gli 'esperimenti' di attacchi compiuti via satellite, con esiti che solo raramente sono arrivati al grande pubblico ma che non per questo sono meno preoccupanti. Cinque anni fa, ad esempio, ricorda Finucci, i russi - utilizzando Jammer, strumenti che disturbano segnali e comunicazioni - durante un’esercitazione della NATO nei paesi scandinavi hanno creato "malfunzionamenti non solo nelle apparecchiature militari ma anche degli aeroplani commerciali in volo (cosa che non è decisamente piaciuta ai piloti). L’attacco - negato da Mosca - è partito dalla vicina penisola di Kola dove ha sede la flotta russa del Nord".
Non va meglio a Seul: "dal 2010 la Corea del Sud è bersaglio di frequenti attacchi jamming da parte del bellicoso vicino nordcoreano con oltre un migliaio di aerei di linea complessivamente interessati dai disturbi; nel 2016, un attacco jamming di Pyongyang costrinse 70 pescherecci sudcoreani a tornare in porto". Le minacce e le operazioni si sono intensificate peraltro dopo l’invasione dell’Ucraina, come dimostra il fatto che "durante la crisi di aprile 2023, quando la Cina ha tenuto tre giorni di esercitazioni militari per simulare l’invasione dell’isola, il sito GPSJam ha rilevato un blocco del segnale proprio intorno alla capitale, Taipei"
Ma i pericoli arrivano anche sotto altre forme: come gli spoofer, che portano attacchi informatici a infrastrutture satellitari o interferenze radio che corrompono i dati del Gps. O i piccoli satelliti, chiamati stalker, che 'ronzano' silenziosamente nelle orbite di quelli più grandi: una tecnologia particolarmente sviluppata da Mosca come dimostra il caso del satellite Olymp-K che "nell’ottobre del 2017 si è avvicinato talmente tanto al satellite militare franco-italiano Athena Fidus che l’allora ministra della difesa francese Florence Parly20 dichiarò: Tentare di ascoltare un vicino non solo è poco amichevole: è un atto di spionaggio".
Naturalmente sono strumenti di cui anche l'Occidente dispone anche se Mosca li ha messi in funzione in particolare nelle ore precedenti l'invasione dell'Ucraina con "un attacco tanto silenzioso quanto devastante contro un’infrastruttura satellitare utilizzata dal Governo e dall’esercito di Kiev". "Nelle prime 24 ore di guerra - ricorda il grionalista - mentre i missili russi cominciavano a fare danni e vittime, almeno 30.000 ricevitori satellitari andavano fuori uso in Germania, Grecia, Italia, Francia, Polonia e Ungheria. In questi Stati improvvisamente veniva a mancare la connessione Internet a banda larga di molte abitazioni e, a causa della mancanza di collegamento satellitare, alcune aziende incontravano grosse difficoltà a governare le loro infrastrutture. Il produttore di energia tedesco Enercon, ad esempio, ha ammesso30 di aver perso il controllo in quei giorni di 5.800 turbine eoliche sparse per l’Europa centrale per un totale di 11 gigawatt, una potenza - giusto per dare un’idea - sei volte superiore all’elettricità che riesce a produrre la più potente centrale atomica europea".
E Musk? Gia "il 7 marzo 2022, durante un evento pubblico, Gwynne Shotwell, presidente di Space X (la società di Elon Musk che lancia i razzi e proprietaria di Starlink) dichiarava che la sua azienda stava lavorando con il Governo ucraino per aprire il segnale Starlink sul territorio da più di un mese e mezzo ed era solo in attesa di un’autorizzazione formale". un mese e mezzo, quindi da prima dell'attacco di Mosca. E quando "nelle settimane successive all’invasione, Space X comincia a recapitare in Ucraina terminali e parabole per la ricezione e l’invio di segnali Internet" allora "è la prima volta nella Storia che un soggetto privato mette a disposizione di un belligerante una sofisticata tecnologia civile capace di contribuire in maniera decisiva alla resistenza ad un’invasione militare".
Ora le notizie raccontano anche di un altro 'intervento' di Musk, questa volta per fermare Kiev. Finucci osserva che "soltanto gli storici potranno dirci se quello che è successo in Ucraina a partire dal 2014 possa essere davvero classificata come la Prima Guerra Mondiale Satellitare". di sicuro - aggiunge - oggi il complesso messo in piedi dal miliardario sudafricano è "una filiera talmente perfetta che potrebbe diventare lui il futuro dominus" di un ipotetico Ordine Digitale che si affiancherebbe agli equilibri economici, politici e strategici.
Ma con tanti player e tanti satelliti nello spazio - conclude il giornalista - "negli ambienti militari americani serpeggia un timore evocato a bassa voce, con un’espressione che di per sé è molto evocativa: quando accadrà la Pearl Harbour dello Spazio?". (di Massimo Germinario)