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Onu, Cardi: "Scatto reni su multilateralismo, Meloni dia messaggio forte"

L'appello dell'ex ambasciatore alle Nazioni Unite alla vigilia dell'Assemblea generale: "L'Italia metta a disposizione le sue capacità di dialogo e contribuisca a sbloccare meccanismi inutilizzati"

L'ambasciatore Sebastiano Cardi
L'ambasciatore Sebastiano Cardi
21 settembre 2024 | 16.11
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Forte di una solida vocazione multilaterale, l'Italia "dovrebbe mettere a disposizione le sue capacità negoziali e di dialogo sempre riconosciute" per sostenere un metodo che appare in netto arretramento in una situazione internazionale sempre più complessa. "Serve uno scatto di reni e mi aspetto dalla premier Giorgia Meloni un appello forte in questa direzione", dice all'Adnkronos Sebastiano Cardi, ex ambasciatore all'Onu, alla vigilia dell'avvio della 79ma sessione dell'Assemblea generale, a margine della quale Antonio Guterres ha convocato il "Summit per il futuro" con l'obiettivo di "ritrovare la strada verso il multilateralismo".

"L’Italia ha una lunga tradizione di paese multilateralista e dispone di capacità istituzionali, diplomatiche e intellettuali che, se mobilitate, potrebbero portare a qualche proposta utile - sostiene Cardi - In quanto presidente di turno del G7 mi aspetterei che la premier portasse un messaggio importante di leadership, con l'Italia, immersa nel Mediterraneo, membro dell'Ue e dalla forte vocazione transatlantica, pronta a prendere iniziative e ad assumersi responsabilità".

L'ex rappresentante italiano al Palazzo di Vetro invoca "uno scatto di reni" e sollecita "un appello molto forte da parte dell'Italia, che ha le carte in regola non solo per auspicarlo, ma anche per metterlo in pratica", contribuendo a "sbloccare meccanismi negoziali finora inutilizzati o per immaginarne di nuovi ad esempio in Medio Oriente, dove esistono margini per rilanciare dinamiche di dialogo,lungo la strada tracciata dagli accordi di Abramo". "Può sembrare un’idea velleitaria data la situazione, ma anche per questo è il momento giusto per approfondirla", insiste Cardi.

Lunedì, a New York, il segretario generale ha invitato i Paesi membri al 'Summit per il futuro' in un momento in cui appare "clamorosa ma speriamo non irreversibile la crisi del metodo multilaterale", una crisi già evidente a partire dal 2017-2018, quando erano "forti le avvisaglie della contrapposizione tra Stati Uniti e Russia e tra Occidente e Russia", ricostruisce Cardi, che è stato anche direttore generale degli Affari politici della Farnesina e che nelle settimane scorse ha lanciato, insieme a suoi ex colleghi, International strategic network (Isn), società di consulenza internazionale.

La convocazione di Guterres, dopo l'attacco russo all'Ucraina e il 7 ottobre e "mentre tutto quello che c'è intorno sembra prefigurare una pericolosissima tendenza alla disgregazione totale, risponde all'esigenza di ritrovare la strada del multilateralismo", spiega l'ex ambasciatore. Che avverte sul rischio che "nel nuovo disordine mondiale si inseriscano e proliferino Paesi con agende alternative per posizionarsi in Africa piuttosto che nel mercato energetico, o attori non statali, trafficanti di armi e di uomini, che approfittano del caos per perseguire i loro interessi criminali".

Consapevole che il Summit per il futuro, al quale partecipano tutti i Paesi con le loro diverse sensibilità e agende, "non basterà, nessuno si aspetta idee rivoluzionarie o nuovi strumenti per rafforza il multilateralismo", Cardi sottolinea però che "le idee che emergeranno potrebbero essere le basi" per imboccare di nuovo quella strada. Immaginando, ripete, "uno sforzo per il rilancio di meccanismi regionali di composizione delle controversie, come per esempio l'Osce o il Consiglio d'Europa, se si parla del conflitto in Ucraina".

Ma lo stesso Guterres, che è alla fine del suo secondo mandato e dunque non deve essere rieletto, "dovrebbe tornare nell'arena internazionale in maniera più chiara e più netta", esorta l'ex ambasciatore. "Come segretario generale qualche margine di manovra in teoria lo avrebbe, sulla guerra in Ucraina, per esempio, potrebbe incarnare la figura del negoziatore super partes se Stati Uniti, Russia e Ue lo accettassero: la leadership si conquista con le azioni", dice Cardi. Riaffermato l'impegno a sostenere l'Ucraina con tutti i mezzi, l'ex ambasciatore insiste ancora sulla necessità di trovare un modo di negoziare con la Russia: "Bisogna evitare che quello ucraino diventi un altro conflitto congelato nel cuore dell'Europa che Mosca può usare a suo piacimento, premendo sul grilletto per scatenare crisi energetiche o di sicurezza di vario tipo". "Non possiamo arrenderci all'idea che il metodo multilaterale sia ormai alle spalle - chiosa l'ex ambasciatore - Quasi 80 anni di Onu hanno significato per la comunità internazionale avanzamenti in tantissimi settori, dalla povertà alla lotta alla fame, fino al controllo degli armamenti anche nucleari". Un tema quest'ultimo riemerso con la guerra in Ucraina e con le minacce che arrivano periodicamente da Mosca e che "espone il mondo a un pericolo grandissimo, se non c'è il dialogo tra le due maggiori potenze che ne sono responsabili, Stati Uniti e Russia".Tornando a parlare dell'Italia, Cardi sollecita la difesa dei suoi interessi al prossimo vertice dell'alimentazione dell'Onu. Forte della sua esperienza anche di negoziatore al summit del 2018, sa quante "insidie" debba affrontare la nostra industria alimentare. "L'Onu - ricorda - è il consesso multilaterale per eccellenza nella lotta alla fame, per lo sviluppo e i diritti umani, ma anche per l'alimentazione. Un tema, questo, cui ogni sette anni viene dedicato un vertice e che è fondamentale per l'Italia, perché ci sono tendenze e teorie di gruppi industriali e di Paesi che, in nome di una sana alimentazione, invocano l'eliminazione di alcuni ingredienti ritenuti nocivi". Con un comparto che vale circa il 10% del Pil ed è quindi fondamentale per l'economia, il nostro Paese "ha tutto l'interesse a mobilitarsi contro alcune prese di posizione internazionali che rischiano di mettere in pericolo le filiere produttive", dice l'ex ambasciatore. Il vertice si terrà l'anno prossimo, ma Cardi ricorda quanto successo in quello precedente, nel 2018, quando lui era co-facilitatore del processo negoziale insieme al collega uruguayano: "In quell'occasione potei vedere dall'interno i meccanismi di elaborazione della dichiarazione finale, che nascondevano molte insidie per il cibo italiano, dietro l’attacco ai grassi, ai dolcificanti e altro ancora”.In vista del vertice del settembre del 2025, consapevole che "attraverso il documento finale si danno indicazioni a favore o a sfavore di alcuni ingredienti o materie prime, l'Italia deve mobilitarsi - insiste l'ex ambasciatore - per fare in modo che la dieta mediterranea e la sua produzione nazionale vengano difese concretamente anche nell'interesse dei consumatori. Mi risulta che le organizzazioni di settore, in particolare Federalimentare, si stanno già attivando e questo è positivo".

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