L'attrice e produttrice prende la parola per sostenere la libertà di stampa e il diritto alla verità
Da ieri i sostenitori di Julian Assange si sono riuniti fuori dal consolato britannico di New York, situato all’885 della Second Avenue e 47th Street, a Manhattan. Il presidio è organizzata da vari gruppi, tra cui NYC Free Assange, Assange Defense e CODEPINK. Ne dà notizia l'agenzia Internazionale Pressenza. La manifestazione mira ad attirare l’attenzione sulla battaglia legale del giornalista australiano che si sta svolgendo sull'altra sponda dell'Atlantico, a Londra.
Una folla eterogenea che mostra solidarietà ad Assange, tra striscioni, canti e discorsi; i manifestanti chiedono giustizia per il fondatore di WikiLeaks e in mezzo alle persone riunite a Manhattan prende la parola anche l'attrice e produttrice cinematografica Susan Sarandon, che ha sempre unito l'impegno civile e politico alla sua professione. Parla della necessità di difendere la libertà di stampa e del diritto dei cittadini a conoscere l'operato dei governi.
Per il prigioniero di Belmarsh si sta radunando un movimento globale: da New York a Londra e all'Australia, crescono sempre più le voci che si oppongono a quello che in moltissimi ormai percepiscono come un attacco alle libertà fondamentali e al diritto del pubblico di conoscere la verità.
L'udienza all’Alta Corte del Regno Unito britannico si conclude oggi: rappresenta un momento cruciale nella lotta del cofondatore di WikiLeaks contro l’estradizione negli Stati Uniti, dove dovrà affrontare accuse per 18 capi d'imputazione, che comportano una potenziale condanna fino a 175 anni di carcere. Gli oratori newyorkesi hanno sottolineato l’importanza critica di questo momento, evidenziando i contributi di Assange al giornalismo e le implicazioni più ampie del suo caso rispetto alla libertà dell'informazione e alla responsabilità dei governi in tutto il mondo.