007 Usa: "Iran non attaccherà direttamente Israele". Per i media Tel Aviv pronto a colpire Teheran in caso di attacco
"Non stanno andando bene" i negoziati tra Israele e Hamas sul rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco. Lo dicono alla Dpa fonti del gruppo terroristico palestinese, che tornano ad accusare gli israeliani di "non essere interessati al cessate il fuoco, sono solo interessati alla questione degli ostaggi e non al cessate il fuoco".
E' improbabile che l'Iran attacchi direttamente Israele: Teheran starebbe invece esortando i gruppi che sostiene a lanciare attacchi di rappresaglia. Ad affermarlo sono fonti dell'intelligence americana citate dalla Cnn, secondo cui Teheran non punterebbe a una escalation significativa della situazione ed è preoccupata dalle eventuali risposte americane o israeliane a suoi attacchi. L'Iran, secondo quanto riporta il 'Times of Israel' citando l'emittente, starebbe esortando i suoi 'proxy' a lanciare attacchi missilistici e con droni su ampia scala contro Israele nei prossimi giorni.
La Resistenza islamica in Iraq ha rivendicato la responsabilità di tre attacchi contro tre siti in Israele. In un comunicato online la milizia sciita afferma che i suoi combattenti hanno condotto attacchi "con armi adeguate" nelle ultime 72 ore "contro un obiettivo nell'insediamento di Ashkelon, contro il porto della stessa città e contro un sito all'interno dei territori occupati". Gli attacchi sono stati effettuati "in solidarietà con il popolo di Gaza", prosegue la Resistenza islamica, sottolineando il suo impegno a continuare a prendere di mira "le roccaforti nemiche".
Nel caso in cui l'Iran attaccasse direttamente Israele in risposta ai raid sulla sede diplomatica iraniana a Damasco, Israele colpirebbe per rappresaglia obiettivi in Iran, ha riferito da Londra la pubblicazione Elaph News, secondo quanto riporta il Times of Israel. Citando "un funzionario occidentale responsabile per la sicurezza" la pubblicazione sostiene che Israele avrebbe condotto manovre aeree negli ultimi giorni che includono preparativi per colpire impianti nucleari ed altre infrastrutture chiave dell'Iran.
In un'intervista a 'La Repubblica' il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha affermato: "Se l’Iran ci attaccherà direttamente, noi attaccheremo l’Iran. E se saranno le milizie alleate dell’Iran a farlo, come rappresaglia per la distruzione del consolato a Damasco, attaccheremo anche loro". "Siamo pronti a ogni scenario. E Hamas non si illuda che il ritiro delle truppe da Gaza Sud significhi la fine della guerra", ha aggiunto. "Se troviamo un accordo, ci sarà un temporaneo cessate il fuoco quindi l’Idf non entrerà a Rafah. Ma lo farà in futuro, a tempo debito. Hamas pensa che non lo faremo? Si sbaglia".
I caccia israeliani hanno nel frattempo colpito questa mattina postazioni dell'esercito di Damasco nel sud della Siria, vicino alla città di Mahajjah, in risposta a un razzo lanciato nella notte dal territorio siriano e atterrato nelle Alture del Golan, nella zona di Yonatan. Lo scrive il Jerusalem Post spiegando che non si registrano feriti o vittime.
L'Osservatorio siriano per i diritti umani spiega che dietro l'attacco lanciato dalla Siria contro Israele ci sono Hezbollah e altre milizie filo iraniane. L'emittente televisiva al-Manar ha diffuso video in cui l'artiglieria di Hezbollah spara verso le Alture del Golan.
E mentre sale a 33.360 il numero delle persone che hanno perso la vita nella Striscia di Gaza e a 75.993 quelle rimaste ferite dall'inizio della rappresaglia israeliana per l'attacco subito il 7 ottobre, Hamas ha dichiarato che sta studiando la proposta di cessate il fuoco e di scambio di ostaggi presentata da Israele, ma ha accusato la parte israeliana di "rimanere ostinata" nelle sue posizioni. "Mentre apprezziamo gli sforzi dei mediatori e la nostra volontà di raggiungere un accordo e la posizione dello Stato ebraico nei negoziati "resta ostinata", si legge in una dichiarazione del gruppo islamista condivisa dall'agenzia di stampa palestinese Maan News. Nonostante le critiche alla proposta, Hamas sta comunque studiando la proposta "con piena responsabilità nazionale" e ha detto che invierà la sua risposta ai mediatori una volta che questi avranno finito di esaminarla.
In precedenza, i funzionari statunitensi avevano espresso la "speranza" che il gruppo palestinese accettasse l'accordo "sul tavolo". Sia il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller che il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza interna John Kirby hanno dichiarato nelle rispettive conferenze stampa di essere attualmente in attesa della risposta di Hamas.
"La situazione attuale è che una proposta è stata presentata ad Hamas e siamo in attesa della sua risposta. Come tutti sapete dal nostro precedente monitoraggio, la risposta di Hamas a una particolare proposta, in un senso o nell'altro, può spesso richiedere diversi giorni, a causa della natura delle comunicazioni con loro", ha precisato Kirby. Miller ha affermato che tale cessate il fuoco "sarebbe vantaggioso non solo per gli ostaggi, ma anche per il popolo palestinese, che sta soffrendo enormemente", e che Israele ha mostrato la volontà di raggiungere un accordo.
Questa proposta arriva dopo gli ultimi colloqui indiretti con Israele, tenutisi domenica al Cairo (Egitto), in cui entrambe le parti hanno già mostrato le loro differenze, e Hamas continua a insistere su un cessate il fuoco permanente, sul ritiro delle truppe israeliane da Gaza e sul diritto al ritorno degli sfollati dall'offensiva, cosa respinta dalle autorità israeliane.
L'accordo attualmente in discussione prevede il rilascio di circa 40 prigionieri israeliani detenuti a Gaza in cambio di una tregua temporanea e il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi della sicurezza, tra cui alcuni condannati per attacchi mortali. La prima fase della proposta prevedrebbe anche il ritorno dei civili sfollati nel nord della Striscia di Gaza e la consegna di 400-500 camion di aiuti alimentari al giorno alla popolazione dell'enclave palestinese.
L'esercito statunitense ha annunciato di aver distrutto sistemi di difesa aerea e droni utilizzati dai ribelli Houthi dello Yemen nell'area del Mar Rosso. Il Comando centrale americano ha dichiarato che le sue forze hanno distrutto un sistema di difesa aerea con due missili pronti al lancio, una stazione di controllo nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi e un drone lanciato sul Mar Rosso.