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Turchia: figlia Erdogan, normale che le donne abbiano meno eredità

"Solo agli uomini è chiesto di portare il pane a casa", dice la figlia del presidente turco, probabile candidata alle elezioni di giugno. Poi accusa i Paesi occidentali di essere più maschilisti di quelli musulmani e se la prende con le femministe.

Da Twitter
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30 marzo 2015 | 15.40
LETTURA: 3 minuti

E' "normale, corretto e giusto" che le donne ricevano una quota minore di eredità rispetto agli uomini. E' l'ultima uscita di Sumeyye Erdogan, figlia del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nonché probabile candidata alle elezioni parlamentari del prossimo giugno. "Ci si chiede perché alle figlie spetti una quota minore di eredità rispetto ai figli - ha detto la Erdogan in un discorso pronunciato a Bruxelles nel corso di una conferenza sui diritti delle donne - Ma quando guardiamo alla questione da vicino, vediamo che agli uomini spetta la responsabilità di portare il pane a casa, mentre alle donne no. Quindi dare quote maggiori di eredità agli uomini è normale, corretto e giusto".

"Ad esempio - ha continuato la figlia del presidente turco, che è anche vice direttrice dell'Associazione Donne e Democrazia (Kadem) - in una coppia sposata entrambi possono lavorare, ma l'uomo è tenuto a dare una parte dei suoi guadagni alla moglie, che invece può decidere da sé come spendere tutto il suo denaro".

La Erdogan ha quindi accusato i paesi occidentali di essersi comportati peggio di quelli musulmani, nel corso della storia, "in materia di repressione delle donne". "Quando esaminiamo - ha detto - la storia delle pratiche di dominazione delle donne, vediamo che riguarda soprattutto i paesi occidentali. Non si vedono paesi islamici".

Sumeyye Erdogan ha quindi appoggiato le recenti dichiarazioni del padre in materia di rapporti uomo-donna, affermando che bisogna puntare alla "giustizia di genere" e non sulla "parità tra i generi", che è un'idea occidentale fondata su un unico "prototipo di uomo e donna".

Infine la Erdogan ha preso di mira le femministe, che accuserebbero ingiustamente l'Islam di essere la ragione per cui le donne vengono costrette a stare a casa, mentre invece la religione non impone alle musulmane di ottenere il permesso di un uomo per lavorare.

"Il solo ruolo sociale - ha affermato - chiaramente definito dalla religione è la responsabilità dell'uomo di portare il pane a casa e provvedere al mantenimento della moglie e dei figli. Nel diritto islamico non c'è alcuna norma sul lavoro femminile. Le donne sono libere e hanno il diritto di scegliere. Non hanno bisogno del permesso del fratello o del marito".

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