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Israele, Biden avverte Netanyahu: "Suo governo non vuole due Stati, deve cambiare"

Il premier israeliano: "Divergenze con Biden su post guerra a Gaza". Assemblea Onu approva risoluzione per cessate il fuoco. Voci su tentativi ripresa colloqui per tregua

Il presidente Usa Joe Biden - Afp
Il presidente Usa Joe Biden - Afp
12 dicembre 2023 | 07.54
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Secondo Joe Biden, Benjamin Netanyahu "deve prendere delle decisioni difficili: questo è il governo più di destra della storia di Israele", un governo che "non vuole la soluzione dei due Stati". E' quanto ha detto il presidente americano durante un evento di raccolta di fondi per i democratici a Washington, con le parole più dure mai finora usate nei confronti del premier israeliano dall'inizio del conflitto. Biden ha detto che Israele sta iniziando a perdere sostegno nel mondo e che Netanyahu "deve rafforzarsi e cambiare" il governo israeliano per trovare una soluzione a lungo termine del conflitto israelo-palestinese.

Secondo Biden, quindi, Netanyahu deve cambiare gli elementi più estremisti del suo governo che stanno rendendo difficile il sostegno ad Israele anche a causa dei "bombardamenti indiscriminati" a Gaza. "Netanyahu è un buon amico ma credo che debba cambiare", ha detto ancora il presidente americano durante l'evento ospitato da Less Rosenberg, ex presidente dell'Aipac.

"Una delle cose che Bibi capisce è che la sicurezza di Israele è affidata agli Stati Uniti - ha poi continuato - ma ora, ha più degli Stati Uniti, ha l'Unione Europea, l'Europa, ha gran parte del mondo che li sostiene. Ma stanno iniziando a perdere questo sostegno a causa dei bombardamenti indiscriminati in corso".

"Israele deve prendere delle decisioni difficili - ha aggiunto Biden - Bibi deve prendere delle decisioni difficili". Già ieri sera, in un altro intervento, Biden aveva ripetuto che Netanyahu "è un caro amico", affermando però di non essere d'accordo con la sua politica. Il premier israeliano, aveva detto il presidente Usa, "non può escludere la creazione di uno stato palestinese nel futuro".

Intanto ci sono divergenze tra il primo ministro israeliano e il presidente degli Stati Uniti su come gestire il periodo post bellico nella Striscia di Gaza. Lo ha detto lo stesso Netanyahu, sottolineando che Israele ha il sostegno degli Stati Uniti per quanto riguarda la sua intenzione di distruggere Hamas e liberare gli ostaggi tenuti nella Striscia di Gaza. Allo stesso tempo, però, ha detto che con Biden non c'è unità di vedute sul post guerra.

La Striscia di Gaza "non sarà né Hamas-stan né 'Fatah-stan'", ha detto Netanyahu ribadendo la sua contrarietà a far sì che l'enclave palestinese possa essere governata dall'Autorità nazionale palestinese (Anp) sotto la guida di Mahmoud Abbas dopo che Hamas sarà sconfitto.

Assemblea generale Onu approva risoluzione per cessate il fuoco

L'Assemblea Generale dell'Onu ha votato a stragrande maggioranza la risoluzione non vincolante per chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza. Sono stati 153 i Paesi che hanno votato a favore, 10 i contrari e 23 gli astenuti. E' la seconda risoluzione di questo tipo approvata dall'Assemblea che in ottobre aveva passato - con 121 voti a favore, 14 contrari e 44 astensioni - una risoluzione per la tregua umanitaria. "Anche la guerra ha regole", quanto detto dal presidente dell'Assemblea Generale dell'Onu, Dennis Francis, aprendo la seduta. Nel testo della risoluzione si chiede che "tutte le parti rispettino gli obblighi della legge internazionale, compresa quella umanitaria, in particolare per la protezione dei civili". E si chiede "un immediato ed incondizionato rilascio di tutti gli ostaggi".

Aiuti da valico Kerem Shalom, iniziati i controlli

"Stamani il primo gruppo di camion carichi di aiuti umanitari è stato sottoposto a controlli a Kerem Shalom ed è ora diretto al valico di Rafah". Lo conferma il Cogat (il Coordinamento delle attività del governo nei Territori).

Il valico di Kerem Shalom si trova al confine tra Israele, Striscia di Gaza ed Egitto. Quello di Rafah è al confine tra Egitto e Gaza e sinora è stato l'unico utilizzato per gli aiuti all'enclave palestinese.

Su X le autorità israeliane parlano di un "passo cruciale per aumentare il volume degli aiuti a Gaza". "Confidiamo che le Nazioni Unite abbiano disposto tutte le misure per ricevere e distribuire gli aiuti", aggiunge il Cogat.

Nuovi attacchi israeliani. Ministero Salute Gaza: "Più di 18.400 morti"

Un numero imprecisato di palestinesi è stato ucciso e molti sarebbero i feriti nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, dopo un attacco dell'Idf contro un veicolo. Lo scrive al Jazeera, aggiungendo che nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, diverse persone sono rimaste ferite in seguito al bombardamento di una casa.

Mentre è di quattro morti il bilancio di un raid israeliano condotto all'alba sul campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Lo ha indicato il ministero della Sanità palestinese. Secondo i media israeliani, l'attacco è stato eseguito con un drone contro "una cellula di terroristi". Il sito di Haaretz sostiene che l'obiettivo principale dell'operazione fosse Bakr Zakarna, un membro del Battaglio Jenin, che sarebbe stato ucciso.

Almeno altre 20 persone sarebbero morte in un bombardamento israeliano che avrebbe colpito Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa, secondo cui ci sarebbero anche decine di feriti e persone sotto le macerie.

Sale a più di 18.400 morti il bilancio che arriva dalla Striscia di Gaza. Secondo le denunce del ministero della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas, nell'enclave palestinese sono almeno 18.412 le persone morte e 50.100 quelle ferite dallo scorso 7 ottobre. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera.

Msf: condizioni ospedali di Gaza come nella Prima Guerra Mondiale

La situazione nell'ospedale Kamal Adwan è catastrofica, ha affermato Medici Senza Frontiere (Msf), mentre l'esercito israeliano continua il suo raid nella struttura medica. “Siamo indignati per quello che sta succedendo”, ha detto ad al Jazeera Leo Cans, capo missione di Msf in Palestina. “È lo stesso scenario dell’ospedale al-Shifa che si ripete ancora e ancora in altri ospedali”.

Cans ha aggiunto che i medici e gli operatori sanitari di Msf in tutta Gaza operano in condizioni paragonabili a quelle della Prima Guerra Mondiale. “Stiamo operando sul campo. I bambini arrivano con ferite molto gravi e i chirurghi devono eseguire più operazioni ma non ci sono più letti”. Gli ospedali sono stati costretti a dimettere pazienti che normalmente avrebbero ricoverato a causa della mancanza di spazio. Si stima che il 60% delle ferite si infetti, diventando potenzialmente pericolose per la vita. "Questo è totalmente disumano, è totalmente inaccettabile", ha detto.

Hamas: colpiti veicoli militari israeliani

Hamas ha dichiarato di aver preso di mira sette veicoli militari israeliani. Il braccio armato dell'organizzazione, le Brigate Qassam, ha detto di aver colpito i mezzi dell'Idf con proiettili e dispositivi anti-blindati nel quartiere Shuja'iya di Gaza City. Lo scrive al Jazeera, aggiungendo che i combattenti di Hamas hanno preso di mira anche un convoglio di truppe e hanno ucciso tre membri dell'equipaggio.

C'è stato uno scontro, si legge ancora sul sito dell'emittente del Qatar, con i soldati della squadra di soccorso che cercavano di recuperare un equipaggio di carri armati, che ha provocato la morte di "alcuni di loro". E' stato colpito anche un cecchino israeliano. In tutto sono 11 i soldati dell'Idf uccisi.

Israele dichiara diversi ostaggi 'morti' in assenza di prove che siano in vita. Recuperati 2 corpi

Intanto una commissione medica composta da tre membri del ministero della Sanità israeliano ha dichiarato morti diversi ostaggi israeliani in assenza di prove 'fisiche' che siano in vita. La commissione, istituita circa due settimane dopo l’inizio della guerra di Gaza, ha come finalità quella di definire se gli ostaggi nelle mani di Hamas possono essere considerati ancora vivi oppure no.

I medici della commissione hanno analizzato i video e altre informazioni del massacro e del rapimento del 7 ottobre da parte dei terroristi di Hamas nel sud di Israele, cercando segni di ferite letali tra le persone rapite e incrociando i dati con le testimonianze degli ostaggi finora liberati. “Come capo dell'unità traumatologica del mio ospedale per anni, comandante dell'ospedale da campo delle forze di difesa israeliane che fornisce assistenza medica urgente in disastri stranieri”, ha detto un medico della commissione, “ho visto migliaia di cadaveri nella mia carriera. Ma in queste poche settimane non mi ero mai trovato coinvolto in una situazione così straziante. Siamo stati esposti a vari tipi di informazioni e abbiamo dovuto determinare quali ostaggi fossero deceduti senza esaminare o addirittura vedere corpi o parti del corpo”.

Le Forze della difesa israeliana hanno intanto recuperato i corpi di Aden Zakaria e del maresciallo delle Idf Ziv Dado, che erano stati presi in ostaggio da Hamas lo scorso 7 ottobre e portati nella Striscia di Gaza. Lo ha scritto in un tweet il portavoce delle Idf Daniel Hagari, spiegando che l'operazione è stata condotta dall'Unità 504 della Divisione Intelligence e della Brigata 551.

Zakaria, 27 anni, era stata presa in ostaggio durante l'assalto di Hamas al rave Supernova vicino a Re'im nel deserto del Negev. Dado, 36 anni, era un supervisore logistico del 51esimo battaglione della Brigata Golani ed è stato ucciso durante l'assalto del 7 ottobre. Fino a poco tempo fa Dado era stato dichiarato ''soldato caduto tenuto prigioniero da un gruppo terroristico''.

Voci su tentativi ripresa colloqui per tregua, mediatori 'sondano terreno'

 Mediatori di Egitto e Qatar starebbero esplorando "contatti e iniziative", che "non sono al livello di negoziati" ma servono a sondare il terreno nella prospettiva di possibili nuovi colloqui per una tregua dopo oltre due mesi di ostilità tra Israele e Hamas. Lo dice alla Bbc un esponente palestinese informato sui negoziati, dopo la settimana di pausa nelle ostilità a fine novembre con il rilascio di ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza e prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Poi le trattative si sono interrotte e Israele ha richiamato la sua squadra di negoziatori dal Qatar.

Alla Bbc un esponente di Hamas ha detto che al momento non ci sono negoziati e ha ribadito che il gruppo non rilascerà ostaggi fino alla "fine dell'aggressione", delle operazioni militari israeliane scattate dopo l'attacco del 7 ottobre in Israele.

"Continuano i contatti con i mediatori, ma in questo momento non ci sono negoziati e abbiamo informato tutte le parti del fatto che Hamas è pronto a negoziare sulla base di un accordo globale che garantisca la fine immediata dell'aggressione - ha detto la fonte - Siamo certi che Israele sarà costretto ad accettare un cessate il fuoco perché non può liberare i prigionieri con la forza".

Parole che arrivano dopo che ieri il Times of Israel, rilanciando notizie di Channel 12, scriveva di un possibile spiraglio per negoziare un nuovo accordo parziale per il rilascio degli ostaggi. Alla tv una fonte anonima parlava di "condizioni mature" rispetto a un contesto in cui sia "possibile iniziare a definire nuovi accordi, dal punto di vista di Hamas e di Israele". Un accordo che, secondo quanto trapelato, sarebbe "umanitario" e che potrebbe includere donne, feriti, malati e anziani. Un funzionario israeliano citato dal sito di notizie Walla ha parlato di contatti "preparatori", convinto che nei prossimi giorni si potrebbe assistere a una ripresa dei colloqui.

Stando al sito di notizie saudita Elaph, un eventuale accordo potrebbe prevedere anche il rilascio di tre ufficiali delle Idf rapiti il 7 ottobre e la liberazione da parte di Israele di 300 prigionieri palestinesi. Anche di Marwan Barghuthi, il cui nome è tornato a circolare nel dibattito sul dopoguerra. Proprio ieri Channel 13 riferiva di un gruppo ristretto che sarebbe stato messo insieme dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per affrontare il 'day after' nell'enclave palestinese, e che vedrebbe coinvolti il consigliere per la Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, rappresentanti di Idf, Mossad e Shin Bet e anche l'ambasciatore Usa in Israele, Mike Herzog.

In questo contesto di voci verso la ripresa di colloqui per la liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri a Gaza, secondo la stampa israeliana il capo del Mossad, David Barnea, e il referente delle Idf per i colloqui sugli ostaggi, Nitzan Alon, sono stati "invitati ad ascoltare ciò che gli intermediari propongono", ma non ad avanzare proposte.

La valutazione, ha scritto il Times of Israel, è che - anche se ancora per la prossima settimana non sono previsti nuovi accordi - Israele voglia aprire a una possibile intesa nel mezzo della crescente pressione militare delle Idf su Hamas. Ma Haaretz scriveva poi che non ci sarebbero colloqui in corso tra Israele e Hamas per un nuovo accordo che preveda il rilascio di ostaggi e dava voce a un funzionario coinvolto nel processo secondo cui "né Israele né Hamas hanno presentato alcuna nuova proposta per un cessate il fuoco e il rilascio dei restanti ostaggi israeliani a Gaza".

Dal Libano Osama Hamdan, esponente di Hamas nel Paese dei Cedri, diceva senza mezzi termini che gli israeliani "puntano, attraverso le continue fughe di notizie, a far fronte alle pressioni interne" e che "le posizioni israeliane su un potenziale accordo sono ad uso interno".

Domenica al Forum di Doha il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, aveva assicurato che il Paese non avrebbe abbandonato l'impegno nella mediazione, anche se "non si vede la stessa volontà da entrambe le parti". E sempre ieri allo stesso Haaretz un'altra fonte confermava che il canale di mediazione del Qatar è ancora attivo.

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