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Israele, Della Pergola: "Quinte elezioni possibili, sistema elettorale arcaico"

All'indomani del voto il demografo sottolinea la situazione d'incertezza e stallo, dovuta anche al sistema proporzionale puro. Bisogna aspettare i risultati definitivi di venerdì, "anche lo spostamento di un solo seggio può essere critico", avverte. E poi: "Non confondere il fenomeno Israele con il fenomeno Netanyahu".

Il primo ministro  israeliano Benyamin Netanyahu  (foto Washington Post)
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu (foto Washington Post)
24 marzo 2021 | 17.16
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Una quinta elezione "non è del tutto implausibile, perché si arriva ad una situazione di quasi pareggio". A dirlo è il demografo israeliano di origine italiana Sergio Della Pergola, raggiunto dall'Adnkronos all'indomani delle elezioni in Israele, per la quarta volta in due anni, sottolineando "la situazione di grande incertezza e crisi", imputabile anche ad "un sistema elettorale arcaico" . Tuttavia, rimarca, bisogna aspettare i risultati definitivi di venerdì, "anche lo spostamento di un solo seggio può essere critico", fino ad allora si può parlare solo "in modo generico".

Vanno ancora esaminati oltre 400mila suffragi dei 'fuori sede': i soldati, i malati di covid, voti dall'estero, chi ha votato all'arrivo all'aeroporto. Sono le cosiddette 'buste doppie', vanno verificate voto per voto per evitare piccoli brogli. "Possono spostare di uno o due seggi e nella situazione di quasi pareggio in cui ci troviamo, questo può cambiare il quadro", nota Della Pergola, di origine triestina.

Altro fattore da considerare è la soglia di sbarramento del 3,25 %, intorno ai 140-150mila voti. "Chi la supera, ha almeno quattro seggi, chi non la supera zero. Persino per un solo voto si può passare o non passare, è già successo in passato, questo non lo sapremo fino a quando il comitato elettorale non darà risultato finale", puntualizza Della Pergola.

"Indubbiamente il discorso elettorale si è polarizzato su Netanyahu, ma parlando di governo di coalizione il risultato dipende anche dagli altri", sottolinea il demografo, ricordando che la Knesset ha 120 deputati e la "soglia fatale" della maggioranza è 61. C'è Naftali Bennett, leader del partito Yamina, "che ha la funzione di ago della bilancia e può scegliere in un senso o nel'altro". "L'altra incognita" è se il partito arabo Ra'am supererà la soglia di sbarramento, "questo deciderà l'attribuzione di quattro o cinque seggi che andranno a questo partito oppure si redistribuiranno fra tutti gli altri, una questione tecnica che ha enorme influenza sul conteggio finale", spiega Della Pergola.

Sui media, si è parlato di un possibile sostegno dall'esterno di Ra'am ad un governo di minoranza, una possibilità ancora tutta da verificare. Ra'am, ricorda il demografo, si è staccato dalla Lista Araba Unita, un'alleanza che raccoglie partiti "di matrice politica molto diversa uniti solo dalla lingua e l'etnia araba". Ra'am "è la parte religiosa, molto conservatrice sul piano delle norme culturali e sociali, molto maschilista, con una base rurale, sono in pratica i fratelli musulmani", spiega Della Pergola.

"Certamente è una situazione di grande incertezza e crisi", rimarca Della Pergola che addebita l'impasse "ad un sistema elettorale francamente arcaico". "Fino a quando si userà lo stesso metodo elettorale con la proporzionale pura, si arriverà allo stesso risultato, il sistema elettorale favorisce la frammentazione dei partiti"

"Inoltre - continua il demografo - in Israele c'è un seggio unico nazionale, non ci sono circoscrizioni, non esiste una rappresentanza diretta degli eletti, si continua ad avere una rappresentanza molto frazionata, molto incentrata sui personaggi guida e non sulle autonomie locale. Il risultato sono governi di coalizione molto frammentati, poco funzionali".

Israele, sottolinea infine Della Pergola, è un paese molto diversificato, "bisogna scindere il fenomeno Israele dal fenomeno Netanyahu, sono due cose diverse. Naturalmente Netanyahu fa parte d'Israele, ma non è la stessa cosa". "A volte - rimarca - la tendenza della stampa è di creare un mito di un Israele molto omogeneo. Il fatto che Netanyahu abbia certe posizioni, non vuol dire affatto che il paese sia su quelle posizioni".

Benyamin Netanyahu, spiega il demografo, "si è creato una coalizione basata sui circoli religiosi più fondamentalisti, ha creato un patto, che tiene dalle ultime quattro elezioni" e comprende anche "i movimenti più nazionalisti alla guida del movimento degli insediamenti in Cisgiordania. In generale si può certamente parlare di una posizione estremamente ideologica, orientata in senso nazionale e religioso, religioso fondamentalista". "Questo - conclude Della Pergola - raccoglie a malapena la metà dei consensi e l'altra metà, che è su posizioni diverse non approva". (di Maria Cristina Vicario)

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