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Vino: Wine Monitor Nomisma, 1 italiano su 4 lo consuma bio

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10 aprile 2017 | 16.53
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Un italiano su 4 consuma vino bio. E' quanto emerge dall’analisi Wine Monitor Nomisma su dati Fibl, resa nota in occasione di Vinitaly 2017 per il convegno organizzato da FederBio 'Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo', che si terrà durante Vinitalybio - il salone dedicato ai vini biologici.

La viticoltura biologica europea, con 293 mila ettari, ha un ruolo di primo piano, tanto che rappresenta l'88% della superficie vitata bio del mondo. Il primato dell’Europa si segnala anche attraverso l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale, che nel 2015 ha superato il 7% a fronte di una quota mondiale che non raggiunge il 5%. In tale scenario l’Italia (83 mila ettari di vite coltivati con metodo biologico) ha il primato mondiale per incidenza di superficie vitata biologica (11,9% della vite coltivata è bio), seguita da Austria con l’11,7% e Spagna con il 10,2%.

In Italia nel 2016 le vendite di vino bio hanno raggiunto 11,5 milioni di euro nella sola gdo, registrando un +51% rispetto al 2015 (a fronte di un tiepido +1% delle vendite di vino in generale). Nonostante questo balzo in avanti, i dati Nielsen mostrano però come l’incidenza del vino bio sul totale delle vendite di vino sia pari allo 0,7%.

Secondo i dati Nielsen, il vino rosso è la tipologia di vino bio preferita dal consumatore italiano (57% delle vendite di vino bio in gdo, +42% rispetto al 2015), tuttavia i vini bianchi crescono in maniera più significativa (+93%) assieme ai vini sparkling (+59%). Il prosecco è comunque il vino bio più venduto nella gdo nel 2016 (17% delle vendite di vino bio a valore, +143% - crescita che è effetto sia di un forte interesse da parte del consumatore ma anche da una ampliamento delle referenze in assortimento); seguono il Montepulciano d’Abruzzo (15% delle vendite 2016 di vino bio a valore, in flessione del 7% rispetto al 2015), seguito dal Nero d’Avola (7%) e dal Chianti (7%).

Quali sono i motivi di questo successo? Innanzitutto la crescita della consumer base. Infatti l’interesse per il bio va oltre il food: l’indagine Nomisma-Ice ha rilevato che il 25% della popolazione 18-65 anni (circa 12 milioni di persone) ha avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico nell’ultimo anno. La percentuale è in continua crescita (nel 2015 era pari al 21%), grazie al forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio naturalità (24% degli user individua in questo fattore il principale elemento distintivo), salubrità (20%) ma anche qualità (17%). Per tutti questi motivi questi, il wine user bio è disposto a spendere di più per acquistare un vino bio (il differenziale medio di prezzo in gdo è superiore al 20%).

I canali preferiti per l’acquisto di vino bio rimangono iper e supermercati (33%) e gli acquisti diretti dal produttore/in cantina (23%), seguiti da enoteche (19%) e negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (18%); la quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge il 6%.

Le opportunità di crescita per il vino bio sono positive tanto che il 22% degli attuali wine user bio sarebbe intenzionato ad incrementare gli acquisti se i prezzi diminuissero o se l’assortimento venisse ampliato (per il 15%). E l’assortimento risulta uno dei principali fattori d’interesse anche per chi oggi non consuma vino bio: il 23% indica come principale fattore dissuasivo la scarsa presenza di vini a marchio bio in negozi/ristoranti frequentati abitualmente o in riferimento alle denominazioni preferite. Un ulteriore elemento che emerge come potenziale stimolo al primo acquisto di vino biologico è la possibilità di effettuare assaggi in negozio, indicato dal 24% degli attuali non users.

Ma il successo del vino biologico oltrepassa i confini nazionali: lo testimoniano i risultati della Survey multi-country di Wine Monitor Nomisma che, oltre all’Italia, ha indagato su abitudini e comportamenti di acquisto dei consumatori di altri due mercati rilevanti per il vino e per il settore biologico in generale: Germania e Regno Unito.

Questi mercati, fondamentali partner commerciali dell’Italia per il vino essendo tra i primi importatori al mondo, presentano grandi prospettive per il nostro paese anche nel settore del biologico.

In UK, secondo i dati Global Snapshot Nielsen, le vendite di vino bio in gdo nel 2016 si attestano a 20,7 milioni di euro (esclusi gli sparkling e lo champagne), con uno share di biologico dello 0,4% sul totale dei vini venduti con una crescita significativa nell’ultimo anno (+24% a fronte di lieve decremento del vino in generale, -0,1%). Ma c’è un altro elemento positivo per il vino bio che deriva dall’analisi delle vendite gdo per provenienza: un quarto delle bottiglie bio vendute è italiano e, solo nell’ultimo anno, nel Regno Unito l’incremento a valore è stato dirompente (+82% a valore e +72% a volume).

L’interesse per il vino bio è confermato anche dall’opinione e dalle preferenze del consumatore, sia nel Regno Unito che in Germania: la quota di consumatori che negli ultimi 12 mesi ha consumato almeno una volta un vino biologico è del 12% in Germania e del 9% in UK (dove è molto più alta la quota di chi lo consuma fuori casa: il 34% dei wine user bio rispetto al 18% in Germania). Come per l’Italia, la preferenza sul vino bio ricade soprattutto su rossi e bianchi fermi in entrambi i mercati, segue in UK il rosso frizzante e in Germania il bianco frizzante.

Il binomio vino bio e made in Italy riscuote grande successo sia nel Regno Unito che in Germania. In particolare, per il consumatore inglese, la reputation dei vini bio italiani è elevata: l’Italia è infatti prima nella classifica dei Paesi che producono i vini biologici di migliore qualità (lo pensa il 22% degli user bio in UK, il 15% di chi oggi non beve vino biologico). Secondo i consumatori (42% in UK e 40% in Germania), i vini bio made in Italy hanno qualità mediamente superiore rispetto ai vini bio di altri paesi. Qualità che ricorre nuovamente tra gli attributi evocativi: in entrambi i mercati, nel pensare al vino biologico italiano il 19% indica “alta qualità”, mentre un ulteriore 15% individua nella autenticità il principale valore. Senza dubbio il vino biologico Made in Italy gode di un’ottima reputazione oltre i confini nazionali, con un potenziale ancora non del tutto valorizzato: l’84% dei consumatori di vino, sia in UK che in Germania è interessato ad acquistare un vino biologico made in Italy se lo trovasse presso i ristoranti/negozi abituali.

Ma qual è il profilo del consumatore di vino bio? Gli italiani amano sperimentare, si informano prima dell’acquisto e sono attratti dalla ricerca di piccole cantine o di vitigni particolari. I tedeschi, invece, preferiscono farsi consigliare e bere vini di specifici territori; mentre il consumatore inglese è attratto dalla naturalità del prodotto e dalla ricerca di uve pregiate.

“Nel nostro Paese -commenta Paolo Carnemolla, presidente di FederBio- da 52mila ettari nel 2010, si è raggiunta quota 83mila ettari nel 2015 sui 332.000 totali a livello mondiale, e si prevede di superare la soglia dei 90 mila per il 2016. In Sicilia gli ettari sono oltre 32.000, in Toscana sono 11.500, quasi 11mila in Puglia, più di 4mila nelle Marche e nel Veneto, e più di 3.500 in Abruzzo: non c’è una denominazione d’origine per la quale non ci sia un’offerta di vino biologico da parte di qualcuna delle 1.500 cantine".

“L’intero comparto vitivinicolo -sottolinea- è chiamato ad approfondire il fenomeno della produzione biologica, che con la costante crescita dell’apprezzamento del consumatore italiano e globale, con i risultati qualitativi e il forte background ambientale costituisce un’alternativa sempre più rilevante in chiave di sostenibilità, reputazione del marchio, diversificazione e opportunità commerciali".

"L'Italia -dichiara Maria Ines Aronadio, dirigente ufficio Agroalimentare e Vini-Ice- con i suoi 5,6 miliardi di euro di esportazioni di vino nel mondo, ha necessità di intercettare i bisogni e i gusti dei consumatori, per rafforzare le sue posizioni di leadership. Il Regno Unito e la Germania, per ampiezza e capacità di spesa rappresentano al momento i più interessanti mercati di sbocco in Europa, attenti non solo alle cifre e ai volumi, ma alla qualità, alla biodiversità, e alla nostra capacità di innovazione."

“Il vino bio -assicura Silvia Zucconi, responsabile Market intelligence Wine Monitor Nomisma- è un trend topic in Italia: raddoppiano le vendite nella grande distribuzione e 1 consumatore di vino su 4 apprezza il vino bio. Ma il successo riguarda anche i mercati internazionali: nel Regno Unito le vendite di vino bio crescono del 24% a fronte di un mercato che nel complesso segna il passo. E dal Regno Unito arrivano due buone notizie per il nostro paese: l’Italia detiene il podio delle vendite di vino bio in UK (25% del mercato del vino bio) e cresce a velocità tripla (+82% le vendite a valore nel 2016)".

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